L’ETICA IN OSTAGGIO

L’ETICA IN OSTAGGIO
Abbiamo visitato la sede dell’Arpal savonese

L’ETICA IN OSTAGGIO
Abbiamo visitato la sede dell’Arpal savonese

L’ARPAL, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure per la giornata Mondiale dell’Ambiente 2012, anche nella sua sede savonese di Via Zunini, il 29 maggio apriva le porte alla cittadinanza che poteva visitare e conoscere l’Agenzia per l’Ambiente, visitarne i laboratori e apprendere in prima persona le condizioni di monitoraggio ambientale e le analisi.

 

Quel giorno, ai cittadini della Provincia di Savona, alle associazioni, alle imprese, alle scuole, ai media e ai semplici curiosi, ARPAL avrebbe mostrato come lì si lavora 365 giorni per l’ambiente, quali strumentazioni usa, quali strutture, i tecnici, i laboratori e le curiosità sull’ambiente del nostro territorio.

Arpal, è infatti  l’Ente pubblico di riferimento in materia ambientale, che dal 1998 agisce  a supporto di Regione, Province, Comuni e Comunità Montane per:

. la protezione dell’ambiente e della natura,

. la tutela delle risorse idriche,
. la difesa del suolo,
. la protezione civile,

la prevenzione e promozione della salute collettiva e della sicurezza.

Consci di questi presupposti, come gruppo di cittadini, ci siamo recati puntuali per sapere di più e con maggiori dettagli come l’Arpal di Savona opera a protezione dell’ambiente, cosa fa per tutelare e difendere le risorse e soprattutto come opera per la prevenzione della salute collettiva, ma non si può affermare che, a conclusione dell’incontro, i dubbi sui dati rilevati dallo scarso numero di centraline la cui manutenzione è in carico a privati, che spesso sono invalidati e omessi dalla pubblicazione senza dichiararne la causa, sono rimasti.

Dubbi sulla rilevazione di dati, che dal punto di vista tecnologico e scientifico potrebbe essere ineccepibile, ma che limitati nella tipologia, soprattutto di polveri,  nel numero e nella localizzazione delle  postazioni sul territorio, sono ancora inefficaci e ininfluenti per un monitoraggio serio e comparabile negli anni, del reale inquinamento prodotto soprattutto dalla centrale a carbone.

La causa di una rilevazione sottostimata dell’inquinamento prodotto dalle emissioni della centrale, in ore del giorno che sappiamo essere quelle di maggior produzione di fumi, ci è stato detto, ad esempio, essere il vento, mentre è dichiarato che le condizioni di  rilevamento devono rispettare  l’assenza di vento.

Se in questo caso sarebbe auspicabile lo spostamento della centralina , allora ci si accampa la motivazione dei  costi per lo spostamento e le difficoltà a reperire, nei Comuni, una zona adatta.

I tecnici presenti  sostengono che le centraline sotto i camini della centrale non rilevano eccessi perché si sa che la ricaduta delle polveri  si può registrare più lontano, fino a 48 chilometri dal camino stesso e quando si fa rilevare che proprio per questo sarebbe utile un monitoraggio più completo anche nei Comuni vicini (l’unica centralina di Albisola, per fare un esempio, fino al 2010 non ha mai  rilevato polveri sottili) , allora si ricomincia a parlare di costi:  200.000 euro il costo di una centralina.

Troppo per la tutela della salute dei cittadini?

 

E i costi sanitari da sostenere per l’incidenza aumentata negli anni di tumori, malattie respiratorie e cardio- vascolari chi li quantifica?

Così a causa di decreti legislativi che indicano cosa Arpal deve monitorare in fatto di inquinanti, e che demandano alla Provincia la responsabilità delle indicazioni di monitoraggio e alla Regione le decisioni in merito alla validazione e alla pubblicizzazione dei dati, solo dal 2010 vengono evidenziati alcuni inquinanti , elaborati grafici giornalieri e  collocate 14 postazioni sul territorio savonese.

 

Solo 14 centraline per un raggio di 48 chilometri dai camini della centrale, ritenuti da tutti, anche dal Governatore Burlando, ad altissima pericolosità ambientale.

Lo scarso e parziale monitoraggio della qualità dell’aria sulle polveri sottili e ultrasottili, sull’uso e sul metodo di pubblicizzazione di tutti i dati di sforamento in possesso spesso giustificano false e utilitaristiche dichiarazioni, come quelle di recente fatte da alcune società al Campus di Legino alla presenza di un Ministro, sulla ottima qualità dell’aria savonese, dichiarazioni mai contraddette pubblicamente da Arpal.

Ma la risposta del responsabile è stata che è la Provincia a decidere e che Arpal non tutela la salute dei cittadini ma è l’Usl a farlo, cioè i medici.

Qualcuno aggiunge che sono loro a dover dichiarare quali sono i danni reali delle emissioni da combustione del carbone in modo da incidere sulle decisioni degli Enti.

Affermazione paradossale,a Savona, dove da troppo tempo è in atto una battaglia impostata proprio su questo fronte e condivisa proprio dall’Ordine dei Medici di Savona..

I comitati e in particolare Uniti per la salute, si battono da tempo con l’appoggio di esperti, scienziati e medici specialistici  per mettere a conoscenza tutta la popolazione e gli Enti preposti, che  la letteratura scientifica mondiale documenta ormai da tempo e con pubblicazioni di dati, come l’inquinamento causato dai combustibili fossili sia causa di gravi patologie umane . Le centrali a carbone emettono sostanze pericolosissime in grado di minacciare la salute non solo a livello  locale, ma in grado di diffondersi su aree molto più ampie e come alcuni contaminanti resistano nel tempo per un periodo molto lungo.

Dalle ciminiere della centrale a carbone Tirreno Power  di Vado, come da quelle di Porto Tolle, Civitavecchia e da tutte le altre di Enel,   escono le più svariate sostanze tossiche: metalli pesanti come arsenico e mercurio, polveri sottili e ultrasottili, anidride solforosa e biossido di azoto, che si sommano a quelle prodotte dal traffico veicolare e dalle altre fonti industriali.

Sarebbe utile, quindi, che Arpal dichiarasse con forza la necessità di altre centraline, su precise zone del territorio che misurino il particolato fine e ultrafine, PM2.5, PM0.1, ancora più pericolosi del  PM10  e  difficilmente catturabili dai filtri installati nelle centrali anche quelle cosiddette di futura generazione.

Il particolato ultrafine è in grado di penetrare molto in profondità nei polmoni, supera, infatti, la barriera polmonare ed entra direttamente nel flusso sanguigno. A essere colpiti sono, soprattutto, il sistema respiratorio e quello cardiocircolatorio, ma molti studi documentano il potenziale effetto cancerogeno delle polveri fini e ultrafini.  E’ stata dimostrata una correlazione significativa tra aumento delle emissioni di particolato e l’incremento di incidenza dei tumori al polmone, facilmente misurabile anche a Savona e provincia.

Una vasta letteratura scientifica documenta come l’esposizione al particolato sia, nel brevissimo periodo, accompagnata da un consistente incremento di casi di mortalità.

Chi poi, come alcune forze politiche e sindacali del territorio, sta giocando con la salute delle persone, ponendo l’accento sul ricatto occupazionale, sta anche giocando con la salute degli stessi operai e con quella delle loro famiglie. A tutela della salute dei lavoratori della centrale Enel di Civitavecchia è stato fatto, qualche anno fa, un esposto alla Comunità Europea, che evidenziava l’esposizione degli operai, in particolare, all’arsenico.

I medici dell’ambiente chiedevano, per tale motivo, che i lavoratori fossero immediatamente e periodicamente sottoposti ad uno screening per l’esposizione cronica  mediante l’esame di un campione dei capelli, preferibile  ai test del sangue e delle urine, i cui risultati negativi potrebbero falsamente rassicurare le persone a rischio.


 

A Savona, non solo l’occupazione sembra strettamente legata all’utilizzo del carbone, senza il quale la Tirreno Power potrebbe chiudere i battenti ( non si prende neppure in esame la metanizzazione visti i costi appetibili del carbone e sembra che il gruppo a metano esistente non sia sempre in funzione! ) ma sembra che le centinaia e centinaia di lavoratori lasciati a casa dalle altre aziende savonesi debbano trovare lavoro proprio in centrale  o alla Maerks, la cura di tutti i problemi economici, gli ultimi baluardi, gli ultimi  simboli   dello sviluppo e della crescita savonese.

L’ampliamento e le centrali di ultima generazione

Si dice che l’ampliamento della centrale a carbone di Vado la renderà una centrale di ultima generazione, quelle dotate di tecnologie (filtri antiparticolato, desolforatori e denitrificatori) in grado di ridurre la concentrazione di sostanze nocive emesse in atmosfera. Malgrado ciò, la quantità d’inquinanti emessi saranno sempre molto superiori rispetto a quelli di una centrale a gas.

La quantità di polveri sottili emesse è 70 volte superiore, le emissioni di anidride solforosa sono circa 140 volte superiori mentre quelle di biossido di azoto 4,5 volte superiori. Inoltre anche i filtri più efficaci ancora non sono in grado di catturare il particolato ultrafine (PM 0.1), quello più dannoso per l’uomo.

Con tutto ciò, l’ulteriore paradosso è che per la centrale di Vado si stia ancora aspettando che il Ministero dell’Ambiente rilasci la certificazione AIA SUI VECCHI GRUPPI, quelli incriminati da più fronti e non solo da chi si oppone all’ampliamento, quelli che sono tutt’ora in finzione senza autorizzazione Ministeriale.

Si aspetta una decisione che sembra non arrivare.

Nessuna decisione è stata presa dalla commissione AIA, neanche  mercoledì a Roma, forse perché quei gruppi non potranno mai ottenerla. Lo aveva già dichiarato il Ministero riscontrando l’oggettiva impossibilità da parte di questi ultimi ad adeguarsi alle migliori tecnologie BAT.

Le emissioni a camino dichiarate dall’azienda stessa sono spropositate rispetto ai limiti di legge, e questo richiederebbe una chiusura di quei gruppi. Sono le leggi italiane ed europee a prescriverlo.

I dati sono questi e a poco servono quelle delle 14 centraline ARPAL, poco utili alla tutela della salute e dell’ambiente e ininfluenti a contrastare i gravi danni alla salute dei cittadini del nostro territorio.

Perché non esigere un’etica maggiore dalle forze politiche che si oppongono al carbone solo in alcune realtà italiane, un’etica diversa dalle agenzie e dagli enti preposti a tutelare l’ambiente e la salute, un’etica diversa da un Ministero che sembra prendere tempo, lasciando i gruppi bruciare carbone?

Perché non esigere anche noi, una centrale come quella che il sig. De Benedetti ha inaugurato a Lodi, e cioè  una moderna centrale flessibile a turbogas integrabile con le rinnovabili? Non ce la meritiamo dopo quarant’anni di malattie e di morti?

ANTONIA BRIUGLIA


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