LE POESIE DI LAURA CANDELO

LE POESIE DI LAURA CANDELO

RINATA
(dedicato alla mia piccola Vivian)

 

LE POESIE DI LAURA CANDELO

 

 

 

              RINATA

 

(dedicato alla mia piccola Vivian)

 

 

Sei nata alla fine di giugno,

dopo nove mesi passati tranquilli,

tutti ti aspettavano con ansia,

il tuo fratellino chiedeva sempre di te,

come noi non vedeva l’ora di conoscerti.

Ora sono appena passati sei anni,

sei una bambina che mi riempie il cuore di felicità,

i sorrisi più belli e le risate più spontanee

le posso fare grazie a te ed a tuo fratello,

vivo per voi e con voi,

perchè solo voi sapete regalarmi la serenità di andare avanti.

Di questi sei anni,

non posso però dimenticare,

e mai potrò farlo,

quando hai rischiato la tua vita,

a causa di un malore improvviso,

che era così forte da farti perdere i sensi,

da farti perdere tanto sangue,

da farti urlare tutto il fiato che avevi in gola per i dolori lancinanti,

tuo fratello ti teneva per i piedi perchè non voleva che l’ambulanza di portasse via.

Avevi appena quattro mesi e dieci giorni,

ero disperata, devastata e non speravo più in una tua ripresa,

proprio tu che eri sempre stata così vivace,

proprio tu che eri voluta venire al mondo e che avevi fatto sentire subito la tua voce,

e fatto esclamare all’infermiera: “ Questa bimba da grande si farà sentire!”

Ed ora ti vedevo lì,

in una piccola culletta d’ospedale tutta piena di sondini,

per farti respirare e tenerti in vita.

Qualche giorno prima avevamo comprato il girello,

ed io continuamo a chiedermi se t’avrei mai visto

sgambettare per casa e correre come una matta

da un corridoio all’altro,

facendo gridolini di gioia.

Dopo tutta una notte sotto i ferri,

ora la vita era aggrappata a te per un filo,

i medici ti avevano preso per i capelli,

non avevano potuto far altro che tagliarti un pezzo d’intestino,

perchè in trent’anni di carriera non ne avevano mai visto uno così malridotto

ed era l’unica cosa da fare per riuscire a farti sopravvivere.

Ora combattevi per restare in vita,

avevi appena iniziato a mangiare le pappe

ed ora ti ritrovavi con un sondino in bocca,

eri in rianimazione,

ma dopo un giorno eri già stata spostata nel reparto post operatorio di chirurgia,

perchè la tua forza di volercela fare

aveva predominato sulla forza di lasciarsi andare,

che purtroppo in quella notte di novembre, tra le tante lacrime versate,

mi stava sempre di più prendendo tra le sue braccia.

Tu no,

tu eri forte,

il tuo cuore batteva e non voleva lasciarti andare,

finalmente potevamo riprenderti in braccio

e ringraziare d’averti ancora con noi.

Dopo dieci giorni di ricovero sei tornata a casa,

era tutto da rifare,

i pasti dovevano essere di nuovo a base di latte e biscotti,

uno sciroppo doveva aiutare il tuo intestino,

per evitare un’ennesima tragedia.

Ora a periodi mangi poco oppure tanto,

molti cibi non li puoi mangiare anche se fai fatica perchè ne sei golosa,

non ingrassi e sei un po’ sottopeso,

ma a noi non importa,

perchè l’importante è che sei ancora viva.

Sei una vera peperina,

fai i dispetti a noi ed al tuo bonario fratellone,

la previsione dell’infermiera che aveva detto che ti saresti fatta sentire

è stata azzeccatissima

e me ne sto rendendo conto giorno dopo giorno,

anche se hai un ritardo nel parlare,

ma riesci a farti capire benissimo

e ce la metti tutta.

Ogni 8 Novembre

Porto un cero in chiesa

Perchè non potrò mai dimenticare la notte prima,

perchè resterò per sempre segnata dalla possibilità di perderti,

perchè sarò per sempre grata

che tu sia ancora tra di noi,

perchè quel giorno è stata la tua rinascita.

 

Laura Candelo           

 

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