Le “Olimpiadi del Potere”

Sono state definite, non a torto, le “Olimpiadi del Potere”. Il vertice Xi Jinping-Putin, collocato con raffinata astuzia mediatica alla vigilia dell’inaugurazione in un clima di forte tensione internazionale, ne è la riprova eloquente. Lo scambio in mondovisione degli “amorosi sensi” tra russi e cinesi certifica urbi et orbi che gli equilibri e le strategie sono cambiati sulla scacchiera delle zone di influenza.
E voi – suggerisce il messaggio – non potete farci proprio niente. Vale dunque la pena riflettere sul senso di una manifestazione che comunque, in risposta alle smanie dei potenti, riesce ancora, per fortuna, a offrire sorprese dove meno te l’aspetti grazie alla bravura degli atleti. E quindi a tenere vivo da qualche parte, anche tra il ghiaccio e la neve, lo spirito di De Coubertin nato altrove, sotto il sole dell’Egeo e dello Ionio.

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Nel medagliere conclusivo, l’oro nel curling degli azzurri Stefania Constantini e Amos Mosaner, continuerà perciò a brillare di una luce particolare per la sua capacità sportiva e umana di sovvertire l’ordine dei valori di una specialità fin qui appannaggio intoccabile dei paesi nordici dove tale attività è diffusa a tutti i livelli. Se si considera che nella Penisola i praticanti sono soltanto mezzo migliaio, mai l’Italia era arrivata solo a immaginare un trionfo simile.
Trionfo cercato da coloro che ci hanno creduto fino alla realizzazione di un sogno che attraverso la passione restituisce alle olimpiadi il loro significato originale sull’importanza di partecipare.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori



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