LA VERA EMERGENZA SAVONESE

LA VERA EMERGENZA SAVONESE:
CAMBIARE LE TESTE !!!!

LA VERA EMERGENZA SAVONESE:
CAMBIARE LE TESTE !!!!
 

Avrei tanto voluto vivere in un Paese diverso. 

Avrei tanto voluto vivere in un Paese diverso, dove la democrazia fosse veramente partecipazione popolare alle scelte e fosse anche vigile controllo sulle contraddizioni che oggi sono alla base di una distanza sempre più sostanziale tra gente e politica.

 Avrei voluto vivere in un Paese, dove la politica di un territorio non fosse manovrata e condizionata da poteri esterni che ne determinano sempre più  lo sfruttamento, il danno ambientale, la sottrazione alla funzione pubblica, finalizzando gli interventi a profitti personali e di gruppi che nulla hanno a che fare con quelli della gente che lo abita.

Cose già affermate, già dichiarate, già scritte, mentre tutto tace, tutto continua allo stesso modo, anzi peggio.

  

Esempi di un fallimento democratico. 

Può apparire un concetto ovvio e qualunquista, ma così non è.

Davanti alle scelte da fare, non solo quelle economiche dettate dalla crisi del momento, ma quelle promosse su un territorio che possono determinare un ulteriore stravolgimento o una sostanziale violenza  geomorfologica o ambientale (causa dei mali di oggi),  è moralmente un diritto e un dovere, chiedere ai cittadini  un assenso per le  immense conseguenze che dovranno, per questo, sobbarcarsi.

Sarebbe un passaggio democratico, elementare, di cui poi si debba tenere conto. Non certo com’è accaduto a Vado per la piattaforma Maerks, per cui si è vergognosamente ignorata la consultazione referendaria, solo perché contraria all’intervento. 

Quando, sull’intervento della Margonara, i cittadini si mostrarono contrari  perché a difesa dell’ultimo tratto di costa demaniale, straordinariamente non cementificata, molti andarono  su tutte le furie: i politici, i Sindaci di Savona e Albissola Marina, il Presidente dell’Autorità Portuale con gli imprenditori.  Molti ignorando di essere lì a gestire l’interesse pubblico, quello dei cittadini, (con stipendi pubblici pagati dagli stessi), scomodavano archi-star per farci sapere che eravamo ignoranti  e provinciali e che gli obbiettivi ( e gli interessi) del costruttore Gambardella andavano nella direzione dello sviluppo del territorio: scelte di cui non si voleva capire lo spessore. 

Permettete la citazione:” i popoli, si sa, sono bestie e non sanno qual è il loro vero bene!!!”

 Pateracchi e birichinate. 

C’è da chiedersi, una volta per tutte, quale sia stata la visione politica della democrazia che guida i nostri amministratori locali, quando ignorando l’opposizione del territorio si portava avanti una piattaforma, la Maerks, che si potrebbe facilmente rivelare inutile dal punto di vista economico e dannosa dal punto di vista ambientale e infrastrutturale per la viabilità  già difficile e compromessa nel territorio savonese.

 Quale visione politica stia spingendo i politici savonesi che fingono di assumere il provvedimento della Regione che prevede la bocciatura del porto e la relativa edificazione alla Margonara e  pensa già concretamente di aggirarlo, come bene ci racconta Milena Debenedetti, con delibere “pateracchio” che vorrebbero riportarci a soluzioni fantasiosamente simili agli interventi bocciati, finalizzati non solo ad alterare la costa che va difesa, ma  mira a perseguire interessi esclusivamente privati, come già si è visto a fare nel porto di Savona.

Il paradosso è che nel Comune di Albissola Marina, quelli che un tempo propagandavano la raccolta firme e il referendum contro il   porticciolo della Margonara , oggi propongono  Ordini del Giorno Comunali dove si rivendica il diritto ad avere i sacrosanti guadagni dell’ eventuale ”operazione birichina” ( definizione di Canavese) su quel tratto di costa.

 

Di che pasta, allora, sono fatti i politici del nostro territorio ? 

Di che pasta, allora, sono fatti i politici del nostro territorio, che proprio quando promuovono piani di aggressione territoriale e di sfruttamento del nostro già martoriato suolo, si trovano tutti d’accordo. (Il voto unanime, destra e sinistra (!?), di Albissola Marina ne è una recente prova)

Di che pasta sono fatti i nostri amministratori che invece di fare tesoro dei disastri compiuti dai loro predecessori, che hanno riversato colate di cemento indiscriminatamente sulle colline savonesi e albissolesi, sulla costa, in zone sondabili vicino ai torrenti, non operano un cambio virtuoso di mentalità e di cultura come in altre realtà italiane si sta già facendo?

Invece di promuovere comportamenti virtuosi che siano di esempio ai loro cittadini, continuano ancora a comportarsi come casta e a confondersi in strategie di partito che, guarda caso, si occupano ancora una volta di cemento, gestendo la politica in modo surreale che continua ad allontanare in modo irreversibile la gente dal Palazzo.

Non ci sono ideologie a Savona. 

Non ci sono ideologie a Savona, quelle che potrebbero giustificare delle differenze nel modo di amministrare, che potrebbero definirsi diversi “ideali”, lo prova il fatto che nomi noti della politica transitano tranquillamente da uno schieramento all’altro.

 Si sono stinte, da tempo, le “ideologie” dietro le manovre di questa o di quella “operazione”,  cui non sembrano resistere neanche quei raggruppamenti della sinistra, come SEL e Rifondazione, che dovrebbero identificarsi in modo forte con la discontinuità col passato e invece mentre tengono il piede in piazza, vengono fagocitati dalle ambiguità del palazzo.   

Quando fare politica significa confondersi con chi agisce solo per perseguire  finalità poco chiare e soprattutto lontane dal  programma col quale  si è presentato alla consultazione elettorale, allora qualcosa veramente comincia a non funzionare più. Questo si chiama tradimento di chi ci ha dato la delega.

 

E’ arrivato il momento in cui bisogna cominciare a chiedere sempre più fermamente un cambio di teste, di persone. 

Una discontinuità vera col passato che coinvolga dall’interno tutte le forze politiche.

 

Non è certo rassicurante vedere come la mancata presa di coscienza di quella che è stata la responsabilità e la scarsa attenzione con la quale si è affrontato un territorio in passato, sia evidente e sotto gli occhi di tutti.

 

Cominciare dal dissesto. 

Le grida di allarme che sono state lanciate subito dopo i disastri, come quelli accaduti in questi giorni, ci rendono edotti, ad esempio, che dal 1950 al 2008,

9000 sono state le vittime del dissesto in Italia, che in Liguria il 98% dei Comuni risulta in pericolo, che piccoli Comuni dell’entroterra e non solo rischiano, in eventi simili a quelli già accaduti, di sparire dalla carta geografica o nella migliore delle ipotesi di rimanere isolati per lunghissimo tempo. 

Eppure i nostri Piani Regolatori sono tuttora redatti senza un vero e proprio vincolo a livello geologico. A Savona come nelle Albissole ci troviamo scuole in zone esondabili, bitumifici, cementifici e cave sul greto del Sansobbia ad Albissola, intere lottizzazioni sulle colline di Luceto come in quelle di Poggio al Sole ad Albissola Marina, solo per fare alcuni esempi. Tutto autorizzato, come autorizzati sono i casermoni a strapiombo nelle colline di Valloria e quelli a tre metri dal torrente  Sansobbia, a Grana.

Le relazioni geologiche acquisite per obbligo di legge, non sono mai diventate condizione integrante di un progetto né di un Piano, tanto meno ne hanno dissuaso l’approvazione.

Qual è stata la messa in sicurezza nei nostri Comuni? Qual è stata la pianificazione territoriale rispettosa di Piani di Bacino che, pur obsoleti, sono stati puntualmente ignorati?

Cementificare, costruire, a tutti i costi, come fosse un passo necessario nella politica di tutti i giorni, pena il fallimento: questa la continuità col passato.

 

 

Zunino
Ruggeri
Orsi
Marson

Il vero fallimento. 

Tutto questo mentre il vero fallimento è già cominciato ed è inesorabile. Mentre qualche tempo fa, ripetutamente, i titoli di giornale riportavano le dichiarazioni del Dott. Pasquale che incitava i giovani a intraprendere carriere nell’industria locale che aveva tanto da offrire, forse nell’intenzione di promuovere grandi opere come la piattaforma Maerks e l’ampliamento della centrale a carbone a Vado, oggi altri titoli pubblicano il resoconto Inps sull’economia savonese che vede aumentare in modo allarmante  la disoccupazione, del 19%  per un totale di 25.000 disoccupati, a fronte del calo del 21 a livello nazionale e del 9 a livello regionale.

 Se nel Savonese nel 2010 contavamo 50.000 ore di cassintegrazione, nel 2011 ne contiamo 950.000.

Che cosa ha portato la gestione politica e imprenditoriale di questi ultimi anni?

Come hanno operato gli imprenditori e gli amministratori che via via si sono avvicendati nei posti che contano ?

E allora è arrivato il momento in cui bisogna cominciare a chiedere sempre più fermamente un cambio di teste, di persone.

Una discontinuità vera col passato che coinvolga dall’interno tutte le forze politiche. Chi si è mostrato inadeguato deve mettersi da parte, una volta per tutte.

 

I soliti noti. 

In questi giorni si parla dell’avvicendamento all’Amministrazione dell’Ente Portuale, facendo previsioni sul dopo- Canavese  e, come previsto, spuntano sempre gli stessi nomi…Marson, Ruggeri, Zunino, Orsi ……

E’ consuetudine, anche nella politica savonese, che i trombati o chi termina altri mandati, venga proposto per nuove cariche, nuove poltrone, come se si dovesse assicurare loro un posto di lavoro o meglio un nuovo posto di potere.

Ma non è il momento di chiederci se forse è il caso di cambiare rotta?

Non è già abbastanza quello che questi personaggi hanno fatto sul nostro territorio, quello che hanno significato ? Dove sta scritto che coloro non debbano mai smettere e che debbano garantire una continuità che per il territorio è solo stata deleteria?

Forse è il caso di cominciare a dire che c’è un limite a tutto e che le Federazioni dei partiti se non sono in grado di rinnovarsi, di promuovere politica vera, dovranno contare sempre meno nella democrazia di un territorio.

 

E’ anche colpa nostra. 

E’ vero se le cose vanno così, è anche colpa nostra che spesso cadiamo dalle nuvole quando scopriamo che mentre la crisi ci chiede ulteriori sacrifici, un assessore come Lirosi pensa di spendere soldi pubblici per rifare il parquet al suo ufficio comunale o altri cinque, tra cui la Rambaudi, mentre chiedono il voto a sinistra, non disdegnano auto blu che costano 40.000 euro l’anno alla Regione Liguria che potrebbe invece essere impiegati, ad esempio, in Presidi Territoriali geologici e di protezione civile.

Eppure nessuno è sceso in piazza per queste o per le altre anomalie, pochi hanno gridato allo scandalo, nessuno ha ribadito che non siamo più disposti a pagare sempre i loro errori e le loro incapacità.  

  

Democrazia – quella parola straordinaria in nome della quale addirittura bombardiamo non conta là dove si tratta di potere. Nel gestire il potere anche quello del territorio si decide da soli, fra i più forti, e in separata sede. Anche qui nel savonese la democrazia è un optional.

 

                                                                     ANTONIA BRIUGLIA 

 

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