La settimana in pillole

LA SETTIMANA IN PILLOLE

Raid, tregua, raid: la pace in pausa pranzo
A Gaza la pace ha la durata di un caffè ristretto.
Al mattino 44 morti, a mezzogiorno “cessate il fuoco”, alla sera “abbiamo frainteso”.
Netanyahu accusa Hamas di aver violato la tregua, Hamas accusa Netanyahu di averla inventata, e l’ONU accusa il sonno di mancare.
Intanto il “cessate il fuoco” cambia nome: si chiamerà “metti in pausa”, come i video su YouTube.
Solo che lì, almeno, puoi riprendere da dove avevi interrotto.

Trump telefona, Putin detta, Zelensky subisce
È bastata una chiamata di Putin per trasformare Trump nel suo centralinista.
«Cedi il Donbass o distruggerà l’Ucraina», avrebbe detto a Zelensky con tono da venditore di enciclopedie.
Pare che il presidente ucraino abbia risposto: «E se cedo anche la Crimea mi regala un autografo?»
Intanto Putin ringrazia: con un solo telefono, comanda due Stati e risparmia sulle spie.
La diplomazia del nuovo mondo multipolare si riassume così: uno parla, uno minaccia, e uno — l’Ucraina — paga il conto.

Conte archivia Appendino: “Basta parlare di lei”. E torna a parlare solo di sé
Giuseppe Conte vuole il bis e mette a tacere Chiara Appendino, colpevole di avere rubato la scena in un Movimento dove la scena è tutto ciò che resta.
«Basta parlare di lei», dice il leader, mentre nessuno parla più del Movimento.
Il “campo largo” continua a fiorire solo nei comunicati stampa, mentre gli elettori 5 Stelle restano a casa, forse in attesa che qualcuno spieghi se sono ancora stelle, comete o semplici puntini luminosi nel buio della politica italiana.

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Affitti brevi e banche – Il miracolo delle tasse eterne
Il ministro Giorgetti parla di “miracolo”, ma in maggioranza ognuno sembra pregare un dio diverso:
chi vuole tassare gli affitti brevi per far cassa, chi vuole graffiare le banche per finta, e chi spera solo di arrivare a Natale senza nuovi balzelli. Intanto la “manovra del miracolo” cammina come un pellegrino con le tasche bucate: promette soldi a tutti, ma li chiede sempre agli stessi.
La verità è che in Italia non esistono tasse nuove o vecchie: esistono solo tasse eterne, che cambiano nome per non farsi riconoscere. E il vero miracolo sarà arrivare a fine mese… senza fare voto di povertà.

Zelensky, Trump e Putin – La pace a puntate
Zelensky parla di “fine della guerra vicina”.
Trump annuncia un “vertice storico” con Putin.
Macron telefona a tutti, ma nessuno risponde con convinzione.
Pare che la pace stia arrivando, sì — ma col treno dei desideri, quello che parte da Budapest e si ferma a ogni propaganda.
La pace si farà — dicono — appena si troverà chi deve cedere i territori contesi.
Traduzione diplomatica: la guerra finirà quando qualcuno troverà un modo elegante per perdere.

Il colpo del secolo – Ladri con vista sulla Gioconda
Parigi si risveglia sotto shock: la piramide del Louvre chiusa, i turisti disperati, e la direzione del museo che balbetta “riapriamo domani… forse”.
Intanto i francesi, maestri nell’arte del dramma, hanno già trovato il titolo perfetto: “Il colpo del secolo”.
Pare che i ladri abbiano avuto complici dentro il museo. Ma d’altra parte, per entrare al Louvre serve più pazienza che un piano criminale: biglietto online, fila infinita, e controlli da aeroporto.
Un colpo così, di notte, sarebbe stato impossibile… senza un abbonamento annuale.
Del resto, in un mondo dove si ruba col sorriso e si espone la refurtiva su Instagram, anche i ladri ormai hanno un ufficio stampa.

Le sue prigioni
Nicolas Sarkozy entra alla Santé con lo stile di chi inaugura un resort a cinque stelle.
Carla Bruni lo accompagna fino al cancello, tra applausi e flash, come a un red carpet un po’ meno dorato e molto più blindato.
L’ex presidente promette: «Continuerò la mia Via Crucis».
Peccato che la croce, stavolta, sia dorata e con vista su Parigi.
La Francia scopre così che anche i potenti hanno le loro prigioni —
solo più eleganti, più silenziose, e con l’hashtag giusto su Instagram.

Piazza unita… a metà
Sit-in per la libertà di stampa in Piazza Santi Apostoli: sul palco l’opposizione, sotto il palco anche la maggioranza.
Fratelli d’Italia arriva “a sorpresa” — come gli ospiti indesiderati a una cena tra ex.
>onte si guarda intorno: «Chi c’è?»
Risposta: Donzelli, Malan, Bignami, Montaruli. Tutti presenti per difendere la libertà… di farsi vedere.
Forza Italia manda un emissario, la Lega resta a casa: forse stava ancora cercando la libertà nel navigatore.
Alla fine, destra e sinistra insieme per la libertà di stampa.
Un piccolo miracolo romano: quando la politica non parla, si capisce di più.

Trolley padani
Alla sede della Lega, via Bellerio, è giorno di valigie e veleni.
Dall’alto arriva l’ultimatum a Vannacci: «Va bene tutto, ma non fare politica!»
Detto da un partito politico, suona già come un paradosso zen.
Il generale, intanto, sorride: i suoi “team culturali” si allenano tra gazebo, santini e selfie elettorali.
Cultura, certo — ma con preferenze.
La nota ufficiale parla di “collaborazione senza alternative politiche”:
in pratica, la Lega lo accoglie… a condizione che resti in panchina.
Insomma, “Il mondo al contrario” non è più solo il titolo del libro di Vannacci —
è la descrizione perfetta del suo rapporto con la Lega.

“Miracolo diplomatico” (Vaticano Edition)
Cinque secoli di separazione, guerre, eresie, e regine decapitate… ma alla fine bastava una visita di Stato con tè e incenso.
Papa Leone XIV e re Carlo III pregano insieme nella Cappella Sistina:
l’uno parla con Dio, l’altro con le piante — ma entrambi confidano nel miracolo dell’unità (fotografica).
Dallo scisma di Enrico VIII al selfie ecumenico:
il cristianesimo si ricompone tra un “Amen” e un “God save the Pope”.
Camilla sorride, gli angeli sospirano, e qualcuno in curia mormora:
“Se serve a far pace tra le Chiese, figuriamoci cosa potrebbe fare per le correnti del Pd.”

Italia contro Italia”
Doveva essere il giorno dell’Italia in Europa.
È finito come sempre: l’Italia contro l’Italia.
Meloni tuona in Aula: «Il Pd infanga l’Italia!», dimenticando che la fossa la stanno scavando tutti, a turno, con pala e microfono.
La Lega litiga sulle armi, Fratelli d’Italia sulla pace, e l’unico fronte unito resta quello dell’ego.
Tra un richiamo alla “dignità nazionale” e un selfie patriottico, il governo appare compatto solo nella nostalgia:
quella per un tempo in cui Roma mandava ambasciatori, non influencer.
Risultato? In Europa arriverà un’Italia piena di bandiere… ma senza bussola.

“Alta tensione” (USA-Russia)
Sanzioni nuove, vecchia storia.
Gli Stati Uniti puniscono Mosca perché Putin non vuole smettere di fare Putin.
Rosneft e Lukoil finiscono nella lista nera, mentre il petrolio, offeso, minaccia di andare in terapia.
Il segretario al Tesoro americano annuncia “un sostanziale aumento delle sanzioni”, come se bastasse bloccare conti per fermare missili.
Trump, intanto, finge stupore e congela l’incontro con Putin a Budapest: forse teme che la stretta di mano gli congeli anche i sondaggi.
Alta tensione, sì. Ma non tra Usa e Russia — tra logica e realtà.
Da un lato chi “sanziona per la pace”, dall’altro chi “bombarda per difendersi”.
Nel mezzo, il mondo intero che paga la bolletta.

 Petrolio in panne: Putin resta a secco, Trump accende il fuoco e la Cina spegne la pompa
Quando anche la Cina ti chiude il rubinetto, vuol dire che la festa è finita.
Pechino sospende l’acquisto del petrolio russo, l’India pure, e Putin resta con i barili… ma senza amici.
Dall’altra parte, Donald Trump — tornato alla Casa Bianca come un sequel di troppo — decide che le sanzioni sono la nuova diplomazia del far west: “Questa città è troppo piccola per tutti e due, Vlad!”.
Mosca parla di “atto ostile”.
Traduzione: si preparano nuovi contratti con il Burundi e un’offerta speciale per chi porta la tanica da casa.
Intanto il mondo guarda, stanco e un po’ divertito, la geopolitica ridursi a una lite da distributore:
Trump gira la chiave, Putin batte i pugni,
e la Cina, come sempre, sorride — mentre fa i conti.

La scure di Giorgetti: tagli per tutti, tranne al coraggio di tagliare
Scuola, ambiente, sicurezza: i tre pilastri del futuro… segati alla base.
La nuova legge di bilancio taglia 7,5 miliardi in tre anni, così — dicono — “per rispettare l’Europa”.
In pratica: obbediamo a Bruxelles, ma senza disturbare i ricchi.
Il ministro Giorgetti, con spirito di sacrificio, taglia anche se stesso: 1,33 miliardi in meno al suo ministero nel 2028.
Un gesto nobile, certo: come chi, per risparmiare, decide di spegnere la luce… ma solo nel bagno degli altri.
La scuola dovrà “ottimizzare le risorse”: forse sostituendo i libri con le fotocopie dei tagli.
L’ambiente farà la sua parte respirando più CO₂,
mentre la sicurezza si affiderà al motto “difenditi da solo”.
Così l’Italia rispetta le regole UE: in ordine, pulita, e sempre più vuota.

Crosetto ai soldati: “Un tempo missioni di pace, ora missioni di panico”
Alla Scuola Ufficiali di Torino, il ministro Crosetto arringa le truppe con tono apocalittico:
«Una volta partivate per missioni internazionali… ora preparatevi a tutto, anche a difendere l’Italia!».
Traduzione: la pace mondiale è finita, ma tranquilli, almeno non dovrete imparare le lingue.
Dopo anni di missioni “fuori area”, finalmente si torna a casa… ma non per ferie: per presidiare il cortile.
Pare che i generali abbiano già aggiornato il piano operativo:
Prima linea a Lampedusa,
Seconda a TikTok
Terza… davanti al supermercato per contenere le risse sulla spesa.
Nel frattempo, il ministro pensa a una nuova decorazione al valore:
la Medaglia al coraggio domestico, per chi resiste senza fuggire dopo aver ascoltato le notizie del TG.

Porti d’Italia S.p.A.: il mare a capitale misto
Nasce Porti d’Italia S.p.A., la nuova creatura del governo: costerà 100 milioni l’anno e gestirà mezzo miliardo per le opere portuali. Un colosso pubblico-privato dove l’unica cosa davvero in movimento, per ora, è il denaro.
Ricavi previsti: 150 milioni. Margine operativo lordo: 65. Insomma, un porto che galleggia sul bilancio, più che sulle navi.
Il trucco è semplice: si centralizza tutto — fondi, poteri e magari anche le responsabilità — in un’unica banchina romana, dove le maree non arrivano ma le nomine sì.
I porti dovrebbero essere porte sul mondo, ma in Italia diventano porte girevoli tra ministeri e poltrone.
E mentre i container aspettano, il vero traffico è quello dei dossier.

 L’etichetta della legalità
Sugli scaffali della Coop ligure non ci sono solo vini, arance e mozzarelle: ci sono storie di coraggio imbottigliate, spremute, stagionate.
Il vino di Placido Rizzotto, le arance di Beppe Montana, la bufala di don Peppe Diana — nomi che sanno di giustizia più che di marketing, e che ricordano che anche una bottiglia può dire “no” alla mafia, se riempita di memoria.
È il commercio solidale che profuma di libertà: vigne cresciute su terreni confiscati, mani che lavorano dove prima comandavano i clan.
E mentre certi politici brindano con l’acqua minerale delle promesse mai mantenute, nelle bottiglie di Libera Terra si versa un’altra Italia — più sobria, più dignitosa, più vera.

Il guanto che calzava troppo bene
Dopo 45 anni, il guanto è riapparso. Non quello di Cenerentola, ma quello di un delitto che ha segnato la storia d’Italia. Il guanto di pelle marrone sparito nel nulla dopo l’omicidio di Piersanti Mattarella — oggi riemerge, insieme al sospetto (anzi, alla certezza) di un depistaggio lungo quanto una carriera prefettizia.
A Palermo non si parla più di “mistero”, ma di “istituzioni smemorate”: per decenni nessuno ricordava dove fosse finita la prova chiave, come se l’avesse inghiottita la burocrazia. Ora si scopre che qualcuno, forse, l’aveva semplicemente infilata nel cassetto sbagliato.
Così, a distanza di mezzo secolo, il Paese riscopre che la verità, in Italia, ha i tempi della prescrizione e i guanti del silenzio.
Nel frattempo, i depistaggi invecchiano bene: non fanno rughe, solo polvere.

I Volenterosi dell’Armamento
Si sono riuniti a Londra i “Volenterosi”: venti leader, un solo obiettivo — fare la pace, ma ben armati.
Tra pacche sulle spalle e brindisi istituzionali, si è deciso che per fermare la guerra serve… più guerra. È la nuova matematica diplomatica: moltiplicare i missili per dividere la pace.
Giorgia Meloni, puntuale come sempre al tavolo che conta (e che spara), ha garantito nuovi aiuti “fino alla vittoria”. Non ha precisato di chi, ma l’importante è essere volenterosi.
Putin “in difficoltà”, Zelensky “determinato”, l’Europa “unita”: le stesse parole di ogni vertice, cambiano solo i modelli delle bombe.
Intanto, nei magazzini, i pacifisti cercano un casco di seconda mano.

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