La settimana in pillole

LA SETTIMANA IN PILLOLE

La pace, parola in pensione
Un tempo “pace” era una promessa, oggi è uno slogan da conferenza stampa. L’abbiamo svuotata, stirata, ridotta a emoticon con la colomba. Viviamo l’epilogo di una civiltà che ha smarrito il significato delle proprie parole, sostituendolo con hashtag e comunicati stampa.
Abbiamo creduto che la realtà fosse nel linguaggio, poi il linguaggio è diventato chiacchiera, e la chiacchiera propaganda. Così “pace” non significa più fine della guerra, ma solo pausa tra due bombardamenti e un tweet.

Le gite della memoria e l’amnesia di Stato
La ministra Roccella scopre che le gite ad Auschwitz erano “strumentalizzate”. Forse avrebbe preferito portare i ragazzi a Gardaland, dove la storia finisce sempre bene e non fa pensare troppo.
Liliana Segre, con la calma di chi ha visto l’inferno vero, risponde: «La memoria della verità storica fa male solo a chi conserva scheletri negli armadi».
E in effetti, in certi armadi romani, gli scheletri non solo ci sono: hanno pure la tessera del partito e un posto riservato al Consiglio dei ministri.

La finanza è tranquilla, come nel 2007 (prima del botto)
Il “private credit” è la nuova moda di Wall Street: 2.500 miliardi di dollari che girano senza farsi vedere, come i soldi nel borsello di un prestasoldi di quartiere. Solo che qui i clienti non sono disperati, ma fondi d’investimento in giacca e cravatta.
Tutti dicono che è sicuro, proprio come dicevano dei mutui subprime nel 2007, quando “il sistema era solido” e Lehman Brothers sembrava eterna.
Oggi la differenza è che la bolla è più grande, la trasparenza più piccola e la memoria più corta. Ma tranquilli: la finanza ha imparato la lezione. Stavolta, quando esploderà, lo farà in modo sostenibile.

Fake news
L’auto del titolare di Trucioli Savonesi non venne mai danneggiata, né ci fu alcuna storia di gelosia a fare da sfondo all’episodio. Quella ricostruzione — diffusa con toni sensazionalistici e senza alcun riscontro — è semplicemente falsa.
Nessun “avvertimento”, nessun intreccio sentimentale, nessuna “mano dei Fotia”, né come esecutori né come mandanti perché il fatto non esiste.
Solo tanto rancore, alimentato da chi ha scelto di trasformare la cronaca in farsa, usando la menzogna come arma di vendetta personale.
Un piccolo caso di disinformazione locale che dimostra quanto, anche nelle nostre città, la fake news non sia un fenomeno astratto ma uno strumento concreto di diffamazione e risentimento.

Hamas 2.0 – Like, jihad e ricondivisioni
Ferita ma non morta, Hamas torna all’attacco:
meno razzi, più post. Miliziani in divisa, fucile al collo e smartphone in mano:
il nuovo fronte è TikTok.
Hashtag del giorno: #ResistenzaConFiltroBellezza.

PUBBLICITA’

Manovra a orologeria
La manovra rischia il rinvio: i conti non tornano, ma i ministri sì… da Washington.
Intanto le banche mettono tre miliardi:
un gesto generoso, ovviamente a tasso d’interesse variabile sulla politica.
In attesa del via libera, il governo rottama tutto… tranne i ritardi.

La speranza è un Tomahawk
Zelensky vola a Washington: “Ora tocca a noi”.
La Casa Bianca sorride: “Certo, abbiamo ancora qualche missile libero”.
Nel nuovo Medio Oriente c’è pace.
In Ucraina… un nuovo pacchetto di pace esplosiva.

Terra di nessuno
A Gaza non c’è più nemico né amico.
Solo carne da macello che parla la stessa lingua.
Quando il sangue è fraterno, non serve più nemmeno un confine: basta un odio qualunque.

Difesa del ceto medio
Più fondi per la difesa: almeno potranno difendersi i pochi che ancora si sentono “ceto medio”.
Gli altri sono già in ritirata.

Autobus intelligente
Si guida da solo, riconosce i pedoni e rispetta i semafori.
Insomma, ha già più qualità di certi assessori alla mobilità.

Tariffe, sanzioni e biscotti”
Trump riceve Zelensky con un vassoio di promesse e un menù geopolitico:
antipasto di sanzioniprimo di tariffe alla Cina e dessert al gusto “se anche l’Europa paga, io firmo”.

La Gioventù trumpiana”
Sognano la “grande America”, ma si svegliano nel Medioevo.
Nelle chat dei giovani repubblicani volano insulti razzisti, battute sull’Olocausto e nostalgie per la schiavitù.
La chiamano libertà di parola, ma è solo ignoranza con la bandiera in mano.

“Faida a 5 Stelle”
Nel Movimento 5 Stelle non si accende più la “luce della rivoluzione”, ma solo le scintille delle risse interne.
Chiara Appendino si dimette da vicepresidente per “dare una scossa”: peccato che il Movimento sembri ormai un elettrodomestico senza presa.

Addio Vernacoliere, muore una lingua e una risata
Oggi è lutto vero, non di quelli istituzionali con bandiere a mezz’asta e sorrisi a tutta dentiera.
Chiude Il Vernacoliere: sessantacinque anni di bestemmie poetiche, coltellate in toscano e satire che puzzavano di vino, sudore e libertà.
Mario Cardinali abbassa la saracinesca con un latino che sa di funerale e rivoluzione insieme: Nuntio vobis dolorem magnum.
Tradotto: non si ride più come prima, perché anche la satira — come la politica — non trova più chi abbia il coraggio di dire le parolacce giuste.

Landini & Meloni: amore a colpi di clava
Il leader della Cgil la chiama “cortigiana di Trump”, lei replica: “sessista”.
Insomma, tra i due è scattato il classico colpo di fulmine sindacale: lui sciopera con le parole, lei risponde con il decreto.
Alla fine, nessuno dei due retrocede: lui resta in piazza, lei resta a Washington.
Il made in Italy del litigio politico funziona sempre — esportiamo polemiche meglio del prosecco

Pollo alla Casa Bianca, pace al forno (ma ancora cruda)
Zelensky torna a Washington, ma l’aria è cambiata: niente tappeti rossi, solo pollo e insalata.
Trump sorride e promette: “Fermiamo la guerra”.
Poi aggiunge: “Ma i Tomahawk restano in frigo, non si sa mai”.
La diplomazia del pranzo leggero: parole condite con retorica, servite tiepide, digerite male a Kiev.

Bomba a orologeria: scoppia l’ipocrisia
La bomba carta contro Ranucci fa più rumore del boato: quello della solidarietà tardiva.
Le stesse voci che ieri lo volevano zittire oggi si stringono “profondamente indignate”.
Il giornalismo d’inchiesta continua a dare fastidio — ai clan, agli ultrà, e pure a chi preferisce i talk-show ai fatti.
Per fortuna la figlia si è salvata. Ma l’Italia, ancora una volta, no

Pirati a bordo! Mattarella avvista le bandiere nere dei salari da fame
Il Presidente lancia l’allarme: “Troppi contratti pirata nel settore privato”.
Ma ormai è tardi: il galeone dei top manager veleggia tra bonus e stock option, mentre i marinai remano con stipendi da zattera e contratti da bottino.
Il divario? Enorme.
Unica cosa che cresce più dei profitti: la distanza tra chi comanda e chi affonda.

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