LA RIVOLUZIONE, OGGI

A molti verrà da sorridere sentendo parlare di rivoluzione un ottuagenario. Ma a quei sorrisetti rispondo che solo chi è libero dal groviglio di lacci e lacciuoli che l’attuale regime finanziario e pseudo-politico avvolge e stringe attorno a chi è impegnato nella vita attiva può esprimere quanto non è conforme al pensiero unico. I pensionati sono oggi la frangia della popolazione più potenzialmente aperta a nuove visioni del mondo, disincagliate dalla coltre stantia che tutto avvolge nel mondo del lavoro dietro il ricatto, espresso o implicito, del licenziamento, della fine carriera, del mobbing (che io stesso subii nell’ultimo anno al servizio di una multinazionale per le mie idee ecologiche).

Il primo motto che mi balena in testa, perché tuttora mi affascina, è Memento Audere Semper, uscito dalla penna di quel grande e rivoluzionario pensatore che fu Gabriele D’Annunzio. E, seguendo le sue gesta, non si può che ammirare il suo ardimentoso procedere dall’Incursione di Trieste alla Beffa di Buccari, al volo su Vienna, per raggiungere il suo apogeo nell’Impresa di Fiume.  
D’altronde, l’acronimo del motto, MAS, ricalcava quello del nuovo strumento bellico della Grande Guerra: il Motoscafo Anti Sommergibile che permise le succitate azioni sottomarine, cavalcato in entrambi i casi dall’audace Vate-Comandante.

La parabola ardita di D’Annunzio si concluse, come accennato, nell’Impresa di Fiume, che gli scettici vedono come una forma di auto-celebrazione del Vate, dai toni di operetta, mentre fu antesignana di una rivoluzione, culturale e sociale, che fornì l’humus ideale per la weltanschauung dei decenni a venire, Futurismo in primis. Naturalmente, si può dissentire sugli esiti di questa rivoluzione, che innestò in Italia il fascismo e, più avanti, il nazional-socialismo in Germania. Tuttavia, nessuno può negare che furono altrettante rivoluzioni, nel pieno senso del termine. Come lo fu, negli stessi anni delle eroiche gesta di Buccari, Trieste e Vienna, ma di segno opposto, la Rivoluzione d’Ottobre in Russia. Rivoluzioni, tutte accomunate da condizioni di vita di mera sussistenza, dopo il logorio di anni di guerra e delle conseguenze, nel caso della Germania, di condizioni di resa insostenibili. L’avvento di una rivoluzione era, in tutti e tre i casi, ampiamente prevedibile, perché fisiologicamente necessaria. Così come lo fu, ai suoi tempi, la Rivoluzione Francese.

Dobbiamo dedurre dagli eventi passati che in Italia l’unica forza capace di fare una rivoluzione stia a destra? Forse era per questo che le sinistre sbandieravano senza tregua i timori di un ritorno al clima del Ventennio prima delle ultime elezioni?
È mia convinzione che oggi non ci sia nessuna forza in grado di fare la rivoluzione, né a destra né, tanto meno, a sinistra. Eppure, la tendenza dell’attuale sistema politico, asservito alla finanza, è quella di far scivolare la nazione verso l’impoverimento generale, tramite un’assidua sottrazione di ricchezza. Del resto, i numeri parlano chiaro: ricchi sempre più ricchi, mentre sempre più persone della classe media scivolano verso la povertà.

PUBBLICITA’. Il primo che riuscirà a capire il nesso della frase in francese con l’immagine avrà diritto ad un bicchierino di Barolo Chinato omaggio con i complimenti dello staff.

A furia di saccheggiare le nostre tasche, sia da parte di Stato ed enti pubblici, con metodi diretti (tasse e contributi) o indiretti (moltiplicando le occasioni di sanzioni e la loro entità), sia da parte di multinazionali e banche, lievitando i prezzi e i tassi, si raggiungerà un punto in cui la massa di incapienti, non avendo più nulla da perdere, si solleverà.
L’interrogativo è: in chi vedranno l’alleato più adatto a fare della sollevazione un successo? Le sinistre si sono dimostrate storicamente inadatte, in quanto più facilmente cooptabili dalle forze che dovrebbero combattere. Quanto successo dopo il grande fallimento del dopo-1989 sta a dimostrarlo. Quanto alle destre, la perdita dell’autonomia nazionale ne ha dimostrato l’abilità oratoria ma, all’atto pratico, l’appiattimento, per quanto sofferto, alla volontà dei soliti potentati transanzionali, tramite i formalismi dell’UE.
La rivoluzione è, per sua natura, un coagulo di rivolte individuali, come le tante gocce che compongono un’onda, che tende ad abbattersi sui palazzi del potere. La novità rispetto al passato è che i palazzi del potere sono fuori confini, senza volto e immateriali. E i mezzi di comunicazione, unico mezzo di coagulo delle masse, sono in mani loro.

Monete e banconote in euro. Le prime coniate dallo Stato italiano; le seconde stampate dalla BCE.  C’è un terzo, grande assente: la valuta digitale emessa dalle banche commerciali, che nasce con i mutui e i finanziamenti

Avremmo un bell’agitarci e fare magari marce di remota memoria, ma il nostro clamore si disperderebbe nell’etere. A tanto siamo giunti, cedendo a clan privati l’autorità di emettere moneta, sempre più evanescente, sempre meno “nostra”, nel senso che è custodita da altri, e concessa a noi “in gestione provvisoria”, finché rispetteremo le regole, mentre si scioglierà al tocco di un lontano computer, se trasgrediremo. Possediamo di sicuro solo le banconote e le monete che abbiamo in tasca, esposte solo ad un possibile furto o sequestro, cui  però è possibile sfuggire celandole alla vista dei ladri o degli ufficiali giudiziari.
Un tempo si temevano, per i nostri piccoli o grandi patrimoni, solo le incursioni di eserciti stranieri, da cui ci si difendeva con mura di cinta attorno alle città o ai castelli, o dalle rapine dei ladri, occultando i preziosi in luoghi sicuri. Oggi, come non servono, ormai da tempo, le mura e neppure le cassette “di sicurezza” (utili solo contro le rapine dei ladri), viviamo in case di vetro, dentro le quali la privacy finanziaria è ormai un ricordo, trasparenti come siamo al fisco e alle banche.

In cosa si diversificano le banconote dell’immagine
più sopra dall’euro digitale? Che questo viene
 emesso dalla BCE, anziché dalle banche locali.
Ma poiché queste possiedono quote della BCE,
per noi cittadini significa la perdita totale della
privacy, rispetto al possesso della moneta fisica

Lo stesso vale per qualsiasi organizzazione societaria, quale potrebbe essere la struttura dell’ipotetica rivoluzione contro i padroni dei nostri soldi. Le stesse organizzazioni terroristiche possono venire individuate e colpite al cuore seguendo il denaro. E senza denaro nulla puoi.
Valga, a livello macro, il blocco dei fondi russi giacenti nelle nazioni occidentali dopo l’inizio della guerra Russia-Ucraina. La Russia era l’ultima nazione rimasta che potesse osteggiare la piovra finanziaria americana (la Cina era troppo dipendente commercialmente da Europa e USA; e infatti è solo da qualche anno che sta cercando di sganciarsene). Il blocco dei suoi cospicui fondi esteri le avrebbe impedito di proseguire la guerra, e avrebbe affossato la sua economia, se non fosse per le ingenti riserve di materie prime ed energetiche di cui essa dispone. Tuttavia, il colpo è stato talmente doloroso e allarmante da accelerare la formazione di un blocco monetario, da tempo in fieri, in opposizione a quello egemonizzato dal dollaro.
Tornando alla rivoluzione, la prossima non potrebbe che essere di tipo monetario, osteggiando l’avanzata in atto verso l’estinzione della moneta fisica in favore della moneta digitale della banca centrale, la BCE nel caso europeo [VEDI], che sta procedendo con rapidità verso la prima fase di prova operativa. Ma stento a immaginare rivoltosi nelle piazze contro l’impalpabile nemico fatto di criptovalute, anziché inneggiare alla loro maggior distribuzione in busta paga, come i sindacati si limiteranno a fare.

Palazzo Chigi, sede del governo italiano. Se quanto scrivo, perlomeno a livello monetario, corrisponde al vero, è mai credibile che, di tanti politici che vi si sono insediati, nessuno se ne sia mai reso conto e ne abbia edotto la popolazione? Ciò avrebbe innescato una rivoluzione, a partire dall’alto, cioè quella che tutti speriamo quando andiamo a votare, in base alle promesse elettorali, regolarmente disattese. Quella dal basso, che poteva decollare col ’68, è stata ammansita col consumismo diffuso  

Quando le banche centrali avranno sostituito, almeno in gran parte, il contante con la loro criptovaluta, sarà completata l’opera di spossessamento della ricchezza monetaria di tutti, cittadini e società. Per prendersi anche quella fisica, in particolare immobiliare, il panzer pubblico-privato procederà sulla base di tasse, sanzioni e tassi d’interesse composti. Il risultato sarà il vagheggiato mondo di nullatenenti, in totale balia delle elemosine di Stato per sopravvivere. Già oggi, la nullatenenza è una forma di sollievo dall’accanimento fiscale-giudiziario, a partire dalle piccole imprese, che non possono neppure permettersi di pagare  avvocati in loro difesa. Rimasti senza più nulla, se non un monte di debiti,  la “vil razza dannata” dei debitori diventa ipso facto “francescana”, sia pure involontaria. Sarà così portata ad affidarsi allo spirito di rinuncia e di rassegnazione che le religioni sono maestre nell’instillare nei loro adepti. E la rivoluzione? Può attendere. Mentre i tipi come me saranno liberi di vagheggiarla, rovistando nel passato, magari vedendola anche dove non c’era.

Marco Giacinto Pellifroni  22 ottobre 2023

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3 thoughts on “LA RIVOLUZIONE, OGGI”

  1. Neppure allora il suo gesto ha cambiato le cose. Oggi non parliamone, anzi, giustificherebbe un ulteriore giro di vite sulla nostra libertà, già al lumicino. Il futuro, potenziale rivoluzionario non sarà un individuo, ma una massa di incapienti, che rifiuterà un inutile voto e assedierà quanti godono di immensi privilegi per tenere in piedi il regime: Parlamento, Palazzo Chigi e Quirinale. Leggi l’articolo di Marco Sella Luna per intravvedere cosa ci aspetta. E non sarà indolore…

  2. Ma Jan Palach l’ha cambiato. Il problema è che non esistono gli ideali: Agli italiani va bene così. Perché tra il 18 e il 22 marzo 1848 ai milanesi sono bastati 5 giorni per cacciare gli austriaci. Se fossimo al giorno d’oggi al massimo farebbero 4 ore di sciopero lamentandosi che non arrivano a fine mese.

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