La risposta siamo noi

LA RISPOSTA SIAMO NOI

LA RISPOSTA SIAMO NOI

 Ormai anche il cittadino più disinformato e meno capace di comprendere a fondo le dinamiche dell’economia mondiale e dell’alta finanza ha capito che il sistema economico e il modello di sviluppo del mondo occidentale è entrato in collasso.

Chi l’aveva previsto e non era stato creduto, magari etichettato come pessimista e disfattista, se non portatore d’ideologie tardo-comuniste, aveva ragione.

Oggi sono chiari i limiti di questo sistema impostato sullo sfruttamento irresponsabile delle risorse naturali e sull’unico valore del guadagno a tutti i costi.

E’ chiaro a tutti che il pianeta si sta esaurendo e avviando pericolosamente a diventare un’enorme discarica a cielo aperto abitata da fantasmi programmati per lavorare sempre più precariamente e a basso costo e sfruttare fino all’ultimo ogni risorsa ancora disponibile.

Nei media si sprecano talk show dove si affrontano inutili analisi sulla crisi economica in atto e su cosa si stia facendo per affrontarla. Nei telegiornali il Presidente del Governo tecnico italiano, messo lì da incapaci ministri di partito e sostenuto da forze politiche di maggioranza e opposizione a prendere quelle decisioni impopolari che nessun politico italiano avrebbe mai voluto prendere, dichiara che si sta cominciando a vedere la fine del tunnel.

Mentre nel tunnel ci siamo noi cittadini, che dobbiamo affrontare la vita di tutti i giorni con le spese e le tasse che aumentano, i servizi che diminuiscono e il lavoro che sembra diventare un lusso.

E nel tunnel ci sentiamo ancora dentro.

Eppure le dichiarazioni dei politici italiani che, come fossero in piena campagna elettorale, ritornano a parlare di coalizioni più o meno estese o di strategie programmatiche che escludono quello o quell’altro, tradiscono in modo sempre più eloquente la  mancanza di una vera coscienza di quello che sta accadendo realmente e di quello che potrebbe e dovrebbe essere fatto.

La classe politica è di nuovo là a parlare di primarie sì o primarie no, di accordi con il centro piuttosto che con la sinistra, a patto che ce ne sia ancora una che possa definirsi tale, nell’ambito di un pensiero che non ha saputo cogliere le sfide del momento.

La classe politica torna inesorabilmente a parlare ancora in “politichese”, con quel linguaggio di prima, seconda o terza repubblica, come se nulla fosse successo.

Senza accorgersi che questa crisi, tanto dichiarata, troppo digerita e poco compresa un cambiamento l’ha già portato.

Non appare ancora marcatamente leggibile, perché non si tratta di un evento pragmatico fatto di calcoli, numeri, aumenti o diminuzioni di capitale, e di spread.

 Non si può ancora farne uno studio statistico perché è ancora difficile da definire con efficace precisione.

Si può comunque riconoscere in quella crescente responsabilità sociale e ambientale che sta diffondendosi sempre più, non solo nei movimenti sociali e politici di democrazia diretta, come ad esempio il Movimento Cinque Stelle o le liste civiche “senza etichetta”, ma anche diffuse in tutte quelle esperienze di vita, di persone come noi, che si sono date come ideale obiettivo quello della “decrescita”.

 

Tutti quelli che hanno cominciato a capire che questa crisi, porterà necessariamente un cambiamento proprio nel modo di concepire la nostra società , riflettendo più su noi stessi per capire che proprio partendo da noi si può  e si deve cambiare, recuperando cose spesso sacrificate sull’altare del progresso, dello sviluppo e della crescita, come l’incontro con la natura, con il tempo, con gli altri, con la vita e tutte le sue espressioni.

Partendo dalla politica delle nostre città e delle nostre amministrazioni alla politica nazionale, la vera risposta, di reale cambiamento per una rinascita sociale, sarà data da quei cittadini che parte della soluzione sia proprio produrre e consumare di meno per arrivare ai diritti e alla qualità della vita di tutti.

Non è solo uno stile di vita, ma si rivelerà, in realtà, una rivoluzione economica e sociale che lavorerà per mandare in frantumi i principi, vacillanti su cui si è costruito il sistema capitalistico.

Sarà un nuovo principio di sviluppo per cui lavorare , quello che non potrà trascurare , come sta facendo l’attuale, i diritti, la sicurezza sociale e l’occupazione.

Semplicemente quelli che hanno deciso di vivere meglio consumando meno.

Quelli che hanno deciso di liberarsi dalla dittatura del PIL, nella convinzione sempre più ferma che non sia indice di qualità della vita come ci hanno fatto credere economisti e politici, da sempre.

Tutti, ormai, sono consapevoli che l’attuale modello di sviluppo, non ha futuro.Ogni giorno tragiche testimonianze di crisi di aziende, di disoccupazione dilagante e di tagli a questo o a quel servizio pubblico ci forniscono anche prova di come chi rappresenta la vecchia politica e l’economia non abbia dato risposte, continuando a propugnare obiettivi di crescita in un mondo ancora schiavizzato dalle leggi del mercato.

Paradossalmente, davanti ad un nuovo fenomeno, continua a cercare vecchie cure proposte con un logoro e nauseante linguaggio.

Ma noi sappiamo che la decrescita sarà inevitabile, addirittura auspicabile perché potrebbe essere un processo graduale e sereno, in alternativa ad un processo subito in modo drammatico e scarsamente consapevole.

Così, mentre la classe politica italiana sale e scende ignara da palchi di happening o feste, continua a frequentare studi televisivi o crociere promosse da quotidiani, si occupa di leadership o di future alleanze , il fenomeno è già in atto.

Sprovveduti rappresentanti di partito, parlano di società civile come fosse un’entità necessaria solo a farcire provvidenzialmente questa o quella lista elettorale, mentre la società civile sta dialogando con formule nuove come : città di transizione, comuni virtuosi , decrescita come stili di vita individuale o di gruppo .

Poco o nulla è organizzato, spesso nasce spontaneamente in questa o in quella città come azione locale, ma culturale – valoriale , sotto forma di “giardini condivisi” come a Milano,a Bologna o a Roma o gruppi di acquisto di beni e servizi.

Altre volte trova espressione in movimenti che affrontano le dinamiche giornaliere delle famiglie e dei singoli cittadini: dalla spesa, alla raccolta e il riciclo dei rifiuti, dal baratto alla cura dei bambini e della salute , come ad esempio il Movimento della Decrescita di  Firenze e molti altri che dialogano sulla rete.

Il fenomeno è in atto e si sta muovendo verso un diverso ordine sociale con carattere sistemico, portando all’affermazione di nuovi valori come il piacere di vivere con gli altri,l’armonia con la natura, la lentezza, l’equità, la partecipazione e non potrà più dialogare con il sistema economico e politico attuale.

Questa sarà la risposta locale che cambierà anche le decisioni globali, quando porterà, ad esempio, al superamento del consumo “criminale” di combustibili fossili per produrre energia superflua al nostro fabbisogno, anche perché chiederemo che si costruiscano edifici diversi.

Sarà la risposta locale che cambierà le decisioni globali quando riuscirà, ad esempio, a dire  basta al consumo di territorio e a quella inutile e disastrosa cementificazione che oltre a produrre dissesti ha cambiato il nostro paesaggio, la nostra qualità di vita.

Non saranno più le leggi del mercato a regolare la nostra vita, perché non acquisteremo altre automobili se non sarà necessario, utilizzeremo i mezzi pubblici o la bicicletta, condizionando le politiche urbane.

Non acquisteremo, l’ennesimo inutile elettrodomestico, computer o cellulare di ultima generazione se ancora funzionano quelli che abbiamo, riscopriremo il baratto e ci scambieremo semi per produrci ortaggi e frutta, ripristinando orti urbani o terreni dimenticati .

Il fenomeno è in atto e si sta muovendo verso una partecipazione spontanea, diversa da quella conosciuta, capace di operare in progetti di vera utilità e non aspetterà che si cambino prima le strutture per attuare questo nuovo sistema d’immaginario collettivo, perché sarà l’uno a condizionare e accompagnare l’altro.

Sarà un punto di partenza ma anche di arrivo.

Un cambiamento di stato che sta avvenendo, per ora, solo in una parte della società civile ma capace di coinvolgere, condizionare, creare un nuovo percorso, perché sarà sempre più diffusa la consapevolezza che è necessario svoltare e far cambiare direzione  a un sistema che oggi pare fallito in tutti i campi.

Non c’è da stupirsi se questo importante fenomeno è ancora visto con scetticismo o con diffidenza, perché è un aspetto più che umano “opporsi” al cambiamento, soprattutto se questo può compromettere il nostro status o la leadership di coloro che decidono anche per gli altri.

Ma sarà solo una questione di tempo dopodiché una verità, se davvero tale, come l’impossibilità di una crescita infinita, si affermerà da sé.

Diceva Arthur Schopenhauer: «Ogni verità passa attraverso tre fasi: all’inizio è ridicolizzata, poi è violentemente contrastata, infine la si accetta come evidente».

 

ANTONIA BRIUGLIA

 

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