La Regione e i parassiti

La Regione si dedica
all’allevamento di insetti parassiti

La Regione si dedica all’allevamento di insetti parassiti

 

La Regione Liguria alleva parassiti. Li coccola, li nutre, li tiene in forma. «I politici non c’entrano», ci tiene a sdrammatizzare con una battuta il consigliere leghista Francesco Bruzzone, autore (soddisfatto) di un’interrogazione discussa ieri. L’allevamento organizzato dall’assessore all’Agricoltura Giovanni Barbagallo è quello di parassiti veri.

Che prolifereranno sotto le amorevoli cure del servizio fito-sanitario regionale, in quel di Sanremo, con gite-premio nella colonia di Badalucco.

I fortunati insetti sono quelli della famiglia del «torymus sinesi», e il motivo di tanta benevola considerazione da parte della Regione sta tutto nel loro cibo preferito, rappresentato dalle uova di un altro insetto, il cinipide galligeno. Perchè, in questa guerra fratricida tra animaletti, la Liguria si schieri così apertamente dalla parte del torymus è presto detto. Più in fretta le uova del cinipide vengono divorate, prima vengono salvati i castagneti.

Il cinipide è infatti il parassita che attacca il castagno. E, dopo tante consulenze e tante centinaia di migliaia di euro spese negli ultimi anni scatenando le ire di consiglieri regionali quali Matteo Rosso e Gianni Plinio, si è finalmente capito che per disinfestare i boschi liguri basta infestarli con un altro parassita, che preferisce succhiare uova altrui che sgranocchiare legno. Il fatto è che anche il torymus sinesi, per quanto possa sembrare strano, costa un sacco di soldi. Giusto un mese fa, sulle colline liguri a rischio, sono stati fatti lanci aerei di questo insetto che si è messo subito in caccia. Ma il costo dell’operazione è stato di circa 50mila euro.

Marcello Storace

Siccome pare che le cose possano sensibilmente migliorare – «ma ci vorranno dieci anni per vincere la battaglia», invita alla prudenza l’assessore Barbagallo – la Regione ha pensato di produrre in proprio le bestioline succhia-uova. Il dottor Marcello Storace, dirigente del servizio fito-sanitario regionale, è stato incaricato di dedicarsi all’allevamento. E spiega come in fondo avere un parassita domestico non sia cosa tanto strana.

«Due anni fa ci fu il primo lancio di insetti, in particolare nella zona di Millesimo – racconta -. Visto che a distanza di tempo abbiamo trovato ancora forti colonie di torymus, abbiamo pensato che potesse resistere e riprodursi in cattività. Così abbiamo prese delle galle, le uova del cinipide, e le abbiamo tenute in alcune scatole nei nostri uffici nel mercato dei fiori di Sanremo, coperte da bicchieri trasparenti forati. In breve abbiamo notato svolazzare alcune farfalline, segno che delle galle si era nutrito il parassita buono, poi cresciuto». Eseguito l’aborto del cinipide, si trattava di allevare il torymus. «Per mantenere le condizioni climatiche ideali, abbiamo trasferito le farfalline in una cantina a Badalucco – conferma Storace -. Un nostro dipendente le nutre regolarmente con il miele. A febbraio, quando ci sarà la stagione delle uova del cinipide, le libereremo sulle zone infestate». Il problema, a quel punto, sarà capire se dopo essere stato svezzato a miele, il parassita buono avrà ancora voglia di andare a caccia del parassita cattivo.

Diego Pistacchi  – Il Giornale

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