La pubblicità è l’anima del commercio
La pubblicità è l’anima
del commercio
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La pubblicità è l’anima del commercio
Ogni tanto mi capita di lasciare da parte i veri temi dei miei interessi di studio per riflettere da inesperto di Psicologia Sociale e di Sociologia spicciola. Il risultato? Qualche triste risata solitaria … Non troppo tempo fa c’era una deliziosa pubblicità di una lavastoviglie che avrebbe fatto risparmiare rispetto al lavaggio manuale dei piatti stessi. E non stento a crederlo, se il rubinetto aperto al massimo erogava acqua bollente (vapore ben visibile) con continuità e la signora (prudentemente con spessi guanti in gomma) accarezzava e riaccarezzava un piatto alla volta. Così pure le nostre Leggi proibiscono la pubblicità dei tabacchi (e puniscono penalmente chi coltiva un po’ d’erba sul terrazzo) mentre lo Stato mantiene il monopolio dei tabacchi scrivendo sui pacchetti “nuoce gravemente alla salute” o frasi similari. Ne impedisce la vendita a chi non ha l’età ma non mi risulta che sia impossibile a un tredicenne accedere al distributore automatico. Così pure i bollini rossi e gialli dicono quali sono i programmi da vedere in presenza dei genitori. Telefilms “made in America” spesso anche gradevoli ma che si concludono sempre con solenni bevute a fine lavoro. Dalla birra bevuta a garganella allo scotch o al bourbon (quattro dita nel bicchiere) per festeggiare il caso risolto (Crossing Jordan, Bones, …) per arrivare ai teutonici fumatori nevrotici di “Post mortem”… Concordo con il bollino. La responsabilità della chiave di lettura di una “abitudine sociale negativa” è scaricata sulle spalle del genitore. Passiamo ai “video poker”, alle N case da gioco aperte in “riviera” che, sembrano, sempre più prosperare. Passiamo alla pubblicità televisiva con i videopoker legali e pubblicizzati con l’avvertimento: “il gioco può creare dipendenza” o “gioca il giusto”. Quest’ultima avvertenza stimolerebbe seriamente la mente di un Filosofo ponendo la questione di “quale sia la misura per trasgredire l’insulto alla propria intelligenza” visto che, nel gioco, è mediamente sempre il “banco” a vincere.
Il fumo “fa male”? (già c’è il catrame, oltre la nicotina). C’è la “sigaretta elettronica” che per il calo del tasso di nicotina nel sangue non serve a niente … il cervello la reclama. Quindi si sa che cambia la tecnica di “aspirazione” ma non l’immissione di una sostanza velenosa: la nicotina. E’ legale. Qui la pubblicità si scatena. L’ipocrisia è quella di presupporre a priori l’inalazione di una sorta di vapore innocuo e si ha allora “la sigaretta elettronica sexy” pubblicizzata sulla nostra televisione. Insomma, parte della nostra “Economia” (ciclica e non produttiva) si basa sull’ipocrisia dei Media. Basta chiedersi chi controlla i “Media” e forse vi scapperà la mia stessa risata. E’ come dire: “se vuoi suicidarti fallo con il veleno, se scegli la pistola meglio la zona occipitale (ma come si fa?), se vuoi impiccarti fallo velocemente con una corda di seta …”
Ooops … chiedo scusa. L’unico provvedimento “saggio” del governo in carica (ma lo sarà ancora quando invierò questo scritto estivo?) è stata la recente abolizione della pubblicità televisiva della sigaretta elettronica “sexy”. Rimane la sola pubblicità del “gioco d’azzardo” ma con l’avvertenza che “può creare dipendenza”. Salvatore Ganci
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