La Palestina, Stato/o non Stato, tra il conflitto Hamas e l’invasione d’Israele

Il conflitto tra Israele e Hamas, acuitosi in modo drammatico a partire dal 7 ottobre 2023, ha causato una delle più gravi crisi umanitarie e militari degli ultimi anni nella Striscia di Gaza.

Di seguito un riepilogo dei principali eventi, dello sviluppo della situazione e delle conseguenze in termini di morti, sfollati e bambini coinvolti.
La situazione a Gaza rimane estremamente grave, con un numero elevato di vittime civili e una crisi umanitaria in corso. Le organizzazioni internazionali continuano a chiedere un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario senza ostacoli per fornire assistenza alla popolazione colpita.
1. L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023
Il 7 ottobre 2023, Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa contro Israele, penetrando nei suoi confini terrestri e compiendo un massacro senza precedenti:
Circa 1.200 israeliani sono stati uccisi, tra cui civili, donne, bambini e giovani presenti a un rave party nel deserto del Negev (festival musicale Tribe of Nova).
Circa 250 persone sono state rapite e portate a Gaza come ostaggi.
L’attacco ha incluso il lancio massiccio di razzi, uccisioni indiscriminate e atrocità denunciate da più fonti, tra cui testimonianze e video.
2. Risposta israeliana, assedio e invasione di Gaza:
In risposta, Israele ha lanciato l’operazione militare più vasta degli ultimi decenni, Bombardamenti aerei massicci, seguiti da una invasione di terra iniziata a fine ottobre 2023.
Israele ha imposto un assedio totale a Gaza: blocco di acqua, elettricità, carburante e beni di prima necessità.
Gli obiettivi dichiarati sono la distruzione di Hamas, la liberazione degli ostaggi e la “smilitarizzazione” di Gaza.


3. Bilancio umanitario e vittime (fino a giugno 2025)
I dati umanitari aggiornati indicano un bilancio devastante:
📉 Morti totali
Fino al 7 giugno 2025, il conflitto nella Striscia di Gaza ha causato un numero devastante di vittime e sfollati tra la popolazione palestinese, con un impatto particolarmente grave sui bambini.
I Palestinesi uccisi a Gaza: oltre 36.000, di cui circa 70% civili (secondo fonti ONU e Ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas).
Bambini palestinesi uccisi: oltre 14.000 (stime ONU e ONG) e oltre 12.000 bambini sono stati feriti.
Israele: oltre 1.200 morti iniziali, più soldati caduti nei combattimenti successivi (circa 600–800).
Save the Children riporta che almeno 3.100 bambini sotto i cinque anni sono stati uccisi a Gaza dallo scorso ottobre, inclusi circa 710 neonati.
🏚 Sfollati
Secondo l’UNICEF, oltre 700.000 bambini sono stati sfollati a Gaza, costretti ad abbandonare le loro case e a vivere in condizioni precarie.
Inoltre, l’UNRWA ha fornito servizi di supporto psicologico a circa 730.000 sfollati, tra cui oltre 520.000 bambini, evidenziando l’ampiezza della crisi umanitaria.
La situazione a Gaza rimane estremamente grave, con un numero elevato di vittime civili e una crisi umanitaria in corso. Le organizzazioni internazionali continuano a chiedere un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario senza ostacoli per fornire assistenza alla popolazione colpita.
Oltre 1,9 milioni di palestinesi sfollati internamente (su una popolazione di circa 2,2 milioni a Gaza).
La distruzione di abitazioni ha reso inabitabili vaste aree, in particolare nel nord e a Gaza City.
Rafah, città nel sud della Striscia, ha accolto centinaia di migliaia di rifugiati fino a quando non è stata anch’essa oggetto di attacchi.
🧒 Condizioni per i bambini
Oltre 17.000 bambini stimati orfani.
Malnutrizione acuta, traumi psicologici, ferite gravi e amputazioni.
Molti ospedali pediatrici sono stati colpiti o non sono più operativi.


4. Accuse internazionali e diritto internazionale:
Israele è stato accusato da diverse ONG e organismi internazionali (inclusa la Corte Penale Internazionale) di crimini di guerra e uso eccessivo della forza.
Hamas è accusata di crimini contro l’umanità per l’attacco del 7 ottobre, l’uso di civili come scudi umani e la detenzione degli ostaggi.
La situazione ha sollevato aspre critiche contro entrambi gli attori da parte di governi, ONU e opinione pubblica mondiale.
5. Situazione attuale (giugno 2025)
Israele controlla de facto ampie aree della Striscia di Gaza, con basi e checkpoint.
Hamas è indebolita ma non eliminata completamente.
I negoziati per un cessate il fuoco duraturo sono in corso, ma ostacolati da condizioni irrealistiche e reciproca sfiducia.
La popolazione civile palestinese è in emergenza umanitaria assoluta, secondo le Nazioni Unite.
La crisi tra Israele e Gaza, originata dal terribile attacco del 7 ottobre, ha portato a una risposta militare su vasta scala che ha causato una catastrofe umanitaria senza precedenti. Il conflitto resta irrisolto, con gravi ripercussioni per la stabilità regionale e una generazione di civili, soprattutto bambini, segnata dalla violenza.
Ma veniamo a quello che precede storicamente tutto ciò tra cui la storia della Palestina fin’ora.
Origine della Palestina:
L’origine della Palestina e della cultura antisionista sono due temi storici e politici profondamente intrecciati, ma distinti.

Di seguito una panoramica chiara e documentata di entrambi:
1. Origine della Palestina
Etimologia e Antichità
Il termine Palestina deriva dal latino Palaestina, usato dai Romani nel II secolo d.C., dopo la rivolta di Bar Kokhba (132-135 d.C.), per sostituire il nome “Giudea” e punire simbolicamente la presenza ebraica.
Questo nome si rifaceva ai Filistei, un antico popolo del mare insediato lungo la costa meridionale (attuale Gaza), ma non legato etnicamente o religiosamente agli arabi o agli ebrei.
Epoca islamica e araba:
Con la conquista araba nel VII secolo, la regione divenne parte del califfato islamico. Nei secoli successivi fu governata da Omayyadi, Abbasidi, Fatimidi, crociati, mamelucchi e ottomani.
Durante l’Impero Ottomano (1516–1917), non esisteva una provincia chiamata “Palestina” formalmente, ma la regione era divisa in sanjak (distretti), come Gerusalemme, Nablus e Gaza.
Sotto il Mandato Britannico (1917–1948):
Dopo la Prima Guerra Mondiale, la Palestina divenne un mandato britannico assegnato dalla Società delle Nazioni. In questo periodo nacque una identità nazionale palestinese moderna, in risposta alla colonizzazione sionista ebraica crescente (immigrazione da Europa e Russia) ed al progetto sionista di creare uno Stato ebraico in Terra Santa.

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2. Origine della cultura antisionista:
Sionismo: il contesto
Il sionismo è un movimento politico ebraico nato a fine ‘800 (con Theodor Herzl) che propugnava la creazione di uno Stato ebraico, originariamente per proteggere gli ebrei dalle persecuzioni europee.
La Palestina fu individuata come sede “storica” di questo stato, creando tensioni con la popolazione araba locale.
Antisionismo arabo e palestinese:
L’antisionismo arabo nacque come opposizione politica alla colonizzazione sionista e alla possibilità di esproprio della terra e perdita dell’autonomia.
Si rafforzò, con la rivolta araba del 1936-1939.
Dopo la Nakba (la “catastrofe” per i palestinesi), ossia l’esodo forzato di oltre 700.000 palestinesi nel 1948, durante la nascita dello Stato di Israele.
Dopo la guerra del 1967, con l’occupazione israeliana di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est.
Antisionismo vs Antisemitismo:
Importante distinzione: L’antisionismo non è automaticamente antisemitismo, anche se in alcuni casi si sono sovrapposti e confusi.
Molti ebrei, religiosi (come i Neturei Karta) o laici, si sono opposti al sionismo per motivi religiosi, etici o politici.
L’antisionismo palestinese è storicamente radicato nel nazionalismo, non in odio etnico-religiosa.
L’identità palestinese e la cultura antisionista sono nate in risposta al progetto coloniale sionista e alla trasformazione della Palestina da terra multietnica a Stato ebraico.
La questione resta tra le più complesse e dibattute al mondo, perché coinvolge diritto internazionale, identità religiose, memorie storiche e narrazioni contrapposte.
1. La Nakba (النكبة – “La Catastrofe”)
Contesto:
Nel 1947, l’ONU propose il Piano di Partizione della Palestina (Risoluzione 181), che prevedeva la creazione di due Stati, uno ebraico e uno arabo, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Gli ebrei accettarono, gli arabi lo rifiutarono perché considerato ingiusto (i palestinesi erano circa il 70% della popolazione ma avrebbero ottenuto il 45% del territorio).
Guerra del 1948:
Dopo la proclamazione dello Stato di Israele (14 maggio 1948), scoppiò la prima guerra arabo-israeliana.
Risultato: Israele ottenne più territorio di quanto previsto dal piano ONU.
Più di 700.000 palestinesi furono espulsi o fuggirono dai loro villaggi.
Circa 500 villaggi palestinesi furono distrutti o abbandonati.
Conseguenze:
Nacque la diaspora palestinese, con rifugiati in Libano, Giordania, Siria, Gaza e Cisgiordania.
Israele vietò il ritorno dei profughi (violando la Risoluzione ONU 194).
Per i palestinesi, la Nakba è l’evento fondante della loro identità nazionale.

2. Il Sionismo: ideologia, varianti e critiche:
(Origini del sionismo)
Nasce alla fine dell’800 come nazionalismo ebraico laico (con influenze romantiche europee).
Fondatore: Theodor Herzl, con Der Judenstaat (1896).
Obiettivo: creare uno Stato ebraico per mettere fine all’antisemitismo in Europa.
Correnti del sionismo:
1. Sionismo politico: fondato da Herzl; punta alla diplomazia internazionale.
2. Sionismo socialista: cerca di creare una società ebraica basata su kibbutz (es. David Ben Gurion).
3. Sionismo revisionista: più nazionalista, espansionista, anti-arabo (es. Ze’ev Jabotinsky).
Critiche al sionismo:
Colonialismo di insediamento: molti storici e attivisti lo considerano un progetto coloniale europeo che ha espropriato i nativi (i palestinesi).
Esclusione etnica: lo Stato ebraico è accusato di escludere o discriminare cittadini non ebrei.
Religiosi ebrei anti-sionisti: vedono lo sionismo come una bestemmia, poiché solo il Messia può restaurare Israele.

3. Antisionismo ebraico, un dissenso interno;
(Religiosi anti-sionisti)
Neturei Karta: gruppo ultra-ortodosso che rifiuta il sionismo perché considera lo Stato di Israele un’imposizione umana sul piano divino.
Credono che gli ebrei debbano vivere in esilio finché Dio non porterà il Messia.
Partecipano a manifestazioni filo-palestinesi e rifiutano ogni supporto a Israele.
Ebrei laici o progressisti critici verso Israele:
Molti ebrei, soprattutto negli USA e in Europa, criticano l’occupazione militare, le leggi discriminatorie e la gestione dei diritti umani da parte di Israele.
Gruppi come:
– Jewish Voice for Peace
– IfNotNow
– Breaking the Silence (ex-soldati israeliani)
Differenza tra antisemitismo e antisionismo:
Antisionismo = critica a Israele o al concetto di Stato ebraico nazionale.
Antisemitismo = odio o pregiudizio verso gli ebrei in quanto tali.
Tuttavia, Israele e gruppi pro-Israele hanno spesso cercato di equiparare i due concetti per delegittimare le critiche, creando confusione nel dibattito pubblico.

La cultura antisionista non nasce dall’odio verso gli ebrei, ma come reazione a un progetto nazionale percepito come coloniale ed escludente.
Allo stesso tempo, anche dentro il mondo ebraico esiste un importante dissenso verso il sionismo e lo Stato di Israele. L’identità palestinese moderna nasce nel XX secolo proprio come risposta a questa trasformazione territoriale e politica.
🕰️ 1. Cronologia dettagliata del conflitto israelo-palestinese.
Ecco una linea temporale essenziale, utile per capire l’evoluzione del conflitto:
Fine ‘800 – 1947: nascita del conflitto
1897: Primo Congresso Sionista a Basilea. Herzl lancia il progetto di uno Stato ebraico.
1917: Dichiarazione Balfour – il Regno Unito promette l’appoggio alla creazione di una “dimora nazionale ebraica in Palestina”.
1920–1947: Cresce la tensione tra arabi palestinesi e coloni ebrei durante il Mandato britannico.
Pogrom e scontri a Hebron, Gerusalemme, Jaffa, Haifa.
La popolazione ebraica passa da 10% a oltre 30%.
1947–1949: partizione e Nakba
1947: L’ONU approva la partizione della Palestina. Scoppia una guerra civile.
1948: Israele dichiara l’indipendenza. Guerra con Egitto, Siria, Libano, Iraq, Giordania.
Risultato: Israele conquista il 78% della Palestina storica.
Circa 750.000 palestinesi fuggono o sono espulsi (Nakba).
1950–1967: consolidamento di Israele
1956: Guerra di Suez – Israele invade la penisola del Sinai con Francia e Regno Unito.
Cisgiordania e Gerusalemme Est sotto controllo giordano, Gaza sotto l’Egitto.
1967: Guerra dei Sei Giorni
Israele occupa militarmente:
– Cisgiordania e Gerusalemme Est
– Striscia di Gaza
– Sinai (poi restituito all’Egitto)
– Alture del Golan
Inizia la fase dell’occupazione militare e degli insediamenti israeliani.
1970–1993: nascita della resistenza e dei tentativi di pace
1973: Guerra dello Yom Kippur (Egitto e Siria contro Israele).
1978: Accordi di Camp David – Israele restituisce il Sinai all’Egitto.
1987: Prima Intifada (rivolta popolare palestinese).
1988: La PLO proclama simbolicamente lo Stato di Palestina.
1993: Accordi di Oslo – riconoscimento reciproco tra Israele e PLO, promessa di uno Stato palestinese. Ma senza esiti finali.
2000–oggi: escalation e stallo
2000: Seconda Intifada (molto più violenta).
2005: Israele si ritira unilateralmente da Gaza (ma mantiene il blocco).
2006: Hamas vince le elezioni a Gaza.
2007–oggi: Gaza è sotto assedio.

Tre guerre principali:
2008-09, 2012, 2014, 2021, e recentemente 2023-2025 con migliaia di morti.
La colonizzazione israeliana in Cisgiordania avanza, rendendo la soluzione a due Stati sempre più irrealistica.
🧭 2. Principali attori politici


🇮🇱 Israele
Stato nato nel 1948 come patria degli ebrei.
Sistema: democrazia parlamentare, ma con forti critiche per l’apartheid verso i palestinesi (secondo HRW, Amnesty, ONU).
In costante tensione tra laicismo e componenti religiose ultranazionaliste.
Forze armate potenti, alleato strategico degli Stati Uniti.

🇵🇸 Palestina / Autorità Nazionale Palestinese (ANP)
Entità semiautonoma nata dagli Accordi di Oslo (1993), governa parti della Cisgiordania.
Dominata da Fatah (partito laico e nazionalista).
Corrotta e debole politicamente; considerata collaborazionista da parte dei palestinesi radicali.


🇵🇸 Hamas
Movimento islamista fondato nel 1987.
Rifiuta il riconoscimento di Israele (anche se ha implicitamente accettato i confini del ’67).
Governa la Striscia di Gaza dal 2007.
Considerato gruppo terroristico da USA, UE, Israele, ma visto come movimento di resistenza da altri (es. Iran, Turchia, Hezbollah).
🇺🇸 Stati Uniti
Principale alleato di Israele.
Ha mediato molti processi di pace, ma percepito come imparziale dai palestinesi.
Fornisce sostegno militare e diplomatico massiccio a Israele.
🌍 ONU
Ha adottato numerose risoluzioni pro-palestinesi (es. 194 sul diritto al ritorno).
Spesso bloccata dai veti USA al Consiglio di Sicurezza.
Organizzazioni umanitarie come UNRWA assistono milioni di rifugiati palestinesi.
🌍 Altri attori
🇮🇷 Iran: sostiene Hamas e Hezbollah come parte dell’“Asse della Resistenza”.
🇪🇬 Egitto e 🇪🇭 Giordania: mantengono relazioni diplomatiche con Israele.
🇦🇪 Arabia Saudita: ambigua; in passato molto attiva per la causa palestinese, oggi più vicina a Israele per motivi geopolitici.
🔮 3. Le possibili soluzioni future:
✅ Soluzione a due Stati
Israele e Palestina coesistono come stati indipendenti nei confini del 1967 (con Gerusalemme divisa).
Appoggiata da ONU, UE, USA, ANP.
Ostacoli:
Insediamenti israeliani massicci in Cisgiordania.
Israele rifiuta il ritorno dei profughi.
Divisione interna palestinese (Fatah vs Hamas).
Muro, checkpoint, controllo totale israeliano sulla sicurezza.
⚠️ Uno Stato binazionale:
Un unico Stato da fiume a mare, con uguali diritti per tutti, ebrei e arabi.
Appoggiato da alcuni palestinesi, ebrei progressisti e intellettuali.
Problema: Israele perderebbe la sua maggioranza ebraica e il carattere “ebraico” dello Stato.
❌ Status quo / apartheid strisciante:
Israele mantiene il controllo, continua la colonizzazione, reprime Gaza e gestisce la Cisgiordania con l’ANP come intermediaria.
Denunciato da ONU, Amnesty International, HRW come un sistema di apartheid.
Potenziale continuo di guerre, radicalizzazione e crisi umanitarie.
Il conflitto israelo-palestinese non è una faida religiosa senza fine, ma una questione coloniale, politica e umanitaria irrisolta. Le soluzioni esistono, ma la volontà politica e la pressione internazionale sono assenti o insufficienti.


📘 1. Glossario dei termini chiave
Nakba (النكبة)
Significa “catastrofe” in arabo.
Indica l’esodo forzato di circa 750.000 palestinesi nel 1948 e la distruzione di centinaia di villaggi.
Simbolo della perdita della patria palestinese.
Intifada (انتفاضة)
Significa “sommossa” o “rivolta”.
Due principali:
Prima Intifada (1987–1993): protesta popolare non armata, culminata negli Accordi di Oslo.
Seconda Intifada (2000–2005): molto più violenta, con attentati suicidi e una dura repressione israeliana.
PLO (Palestine Liberation Organization)
Fondata nel 1964 come rappresentanza del popolo palestinese.
Riconosciuta dall’ONU come unico legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Ha rinunciato alla lotta armata nel 1993 con Oslo.
Fatah
Movimento laico fondato da Yasser Arafat.
Leader della PLO e dell’ANP.
Attualmente al potere in Cisgiordania.
Hamas
Movimento islamista fondato nel 1987.
Rifiuta il riconoscimento di Israele (anche se ha modificato alcune posizioni).
Ha vinto le elezioni del 2006, controlla Gaza.
Accordi di Oslo (1993)
Primo riconoscimento reciproco tra Israele e PLO.
Prevedevano la creazione graduale di uno Stato palestinese.
Oggi considerati un fallimento.
Colonie / insediamenti
Quartieri ebraici costruiti da Israele in territori occupati (Cisgiordania, Gerusalemme Est).
Considerati illegali dal diritto internazionale (Convenzione di Ginevra), ma continuano a espandersi.
🏛️ 2. Le principali risoluzioni ONU
Risoluzione 181 (1947) – Piano di partizione
Proponeva la creazione di uno Stato ebraico e uno arabo.
Accettata dagli ebrei, rifiutata dagli arabi.
Risoluzione 194 (1948) – Diritto al ritorno
Stabiliva che i profughi palestinesi avessero il diritto di tornare o ricevere compensazione.
Israele non ha mai applicato questa risoluzione.
Risoluzione 242 (1967) – Dopo la guerra dei Sei Giorni
Chiede il ritiro di Israele dai territori occupati e il riconoscimento del diritto di ogni Stato alla sicurezza.
Punto base dei futuri negoziati.
Risoluzione 338 (1973)
Ribadisce l’applicazione della 242 dopo la guerra del Kippur.
Base per il processo di pace.
Altre risoluzioni (es. 2334 del 2016)
Condannano gli insediamenti israeliani come violazione del diritto internazionale.
Spesso bloccate dal veto degli USA al Consiglio di Sicurezza.
⚖️ 3. Il concetto di “apartheid” applicato a Israele:
Definizione legale (Convenzione ONU del 1973 sull’Apartheid)
L’apartheid è la dominazione sistematica e oppressione di un gruppo razziale su un altro, attraverso:
– Leggi discriminatorie
– Segregazione territoriale
– Privazione dei diritti politici
– Organizzazioni che definiscono – Israele come regime di apartheid
Human Rights Watch (2021)
Amnesty International (2022)
Relatori ONU per i diritti umani
Motivazioni:
In Cisgiordania: due sistemi legali paralleli (uno per ebrei, uno per palestinesi).
A Gaza: blocco totale e ripetute offensive militari.
In Israele: palestinesi cittadini israeliani con diritti inferiori (leggi sullo Stato-nazione del popolo ebraico del 2018, per es.).
Critiche alla definizione:
Israele e i suoi alleati rigettano la definizione, sostenendo che:
Gli arabi israeliani hanno diritto di voto.
Il conflitto è “nazionale”, non “razziale”.
Hamas nega l’esistenza di Israele.
🗺️ 4. Mappa storica e attuale (descrizione testuale)
📍 1947 – Mappa ONU (piano di partizione)
Stato ebraico: 55% del territorio, ma minoranza demografica.
Stato arabo: 45%.
Gerusalemme: internazionalizzata.
📍 1949 – Mappa post-Nakba
Israele conquista il 78% della Palestina storica.
Cisgiordania sotto la Giordania.
Gaza sotto l’Egitto.
📍 1967 – Dopo la Guerra dei Sei Giorni
Israele occupa:
– Cisgiordania
– Gerusalemme Est
– Gaza
– Alture del Golan
– Sinai (poi restituito)
Oggi:
Israele controlla militarmente tutta l’area, tranne Gaza.
Che però viene occupata Recentemente e bombardata provocando centinaia di migliaia di morti, tra cui almeno 50000 bambini.
Cisgiordania: frammentata in Zone A (ANP), B (controllo misto), C (sotto pieno controllo israeliano).
Gaza: sotto blocco totale, governata da Hamas.
Colonie israeliane: più di 700.000 coloni in Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Il conflitto israelo-palestinese è una delle più complesse crisi politiche e umanitarie del mondo moderno, alimentata da:
– Radici coloniali
– Narrazioni nazionali contrapposte
– Equilibri geopolitici globali
E, sempre più, da asimmetria di potere tra Israele e i palestinesi.
La pace resta lontana, ma la comprensione storica e critica del conflitto è essenziale per affrontarlo con onestà e responsabilità.


Paolo Bongiovanni
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