La mia via a Lourdes
La mia via a Lourdes |
La mia via a Lourdes. |
Dal 6 al 12 giugno 2012 ho preso parte ad un pellegrinaggio a Lourdes indetto dalle Sezioni UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) di Emilia Romagna, Liguria e Piemonte. |
Scrivo questo mio resoconto su invito dell’amico Marco Romano, giovane presidente dell’Unitalsi savonese, per la pubblicazione in questo ambito e laddove egli riterrà più opportuno, ai fini delle iniziative di cui si fa appassionato promotore. Per la prima volta mi sono concretamente affacciato ad una realtà da me – in
più riprese – in precedenza solo sfiorata, per mezzo di racconti di conoscenti
e quanto recepito dall’ampia e multiforme pubblicistica sul tema.
Con un approccio forse semplicistico e poco ortodosso, ma secondo me
efficace, ho elaborato nel tempo un’interpretazione delle apparizioni e dei
segni soprannaturali, che punteggiano tre luoghi dello spirito vivo del
cristianesimo. Medjugorie si pone come richiamo alla conversione, Lourdes volge lo sguardo alla guarigione miracolosa e Fatima, attraverso i propri segreti, testimonia l’azione di Dio nella storia dell’uomo.
A mio avviso, si tratta di impronte prevalenti, perché d’altro canto ogni
singolo aspetto si ritrova combinato agli altri, dando così origine al fascino
e al mistero di ognuno di questi tre centri di spiritualità, da me in rapida
successione visitati nell’ultimo anno … ecco come …
Reduce di una recente esperienza a Medjugorie a settembre 2011, la scorsa
primavera il mio personale cammino si prefiggeva di esplorare un’altra
dimensione del carisma mariano, il quale a Lourdes trova appunto una delle sue più alte e splendide espressioni.
Più avanti nell’estate, come per un disegno a mia insaputa, nel corso di un
inaspettato viaggio di agosto in Portogallo, ho avuto la possibilità di fare
una fugace tappa a Fatima. Dodici mesi di intenso fervore insomma, che si
concluderanno – se Dio vorrà – con ritorno a Medjugorie alla fine del corrente
mese, proprio ad un anno di distanza dalla prima volta.
Non siamo forti come Abramo il quale obbedì senza riserve precisa volontà di
Dio: “Esci dalla tua terra e va…” ma una voce interiore talora ci spinge e
non possiamo tirarci indietro, spesso in questo modo, anche inspiegabilmente,
può scaturire, gradualmente od improvvisa, la motivazione di un pellegrinaggio.
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Lourdes in me era presente da molti anni nascendo da una flebile scintilla.
Nel 1996, al termine di una breve vacanza estiva in Costa Azzurra, fui estemporaneamente tentato di fare una rapida puntata a Lourdes, poi resasi impossibile a causa delle strutture alberghiere completamente sature vista la concomitanza delle tappe pirenaiche del Tour de France.
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Era l’estate del 2009, allorquando miei più risoluti propositi di visitare il
paese di Bernadette, con un viaggio parrocchiale settembrino, furono funestati
da una brutta distorsione alla caviglia, procuratami a prenotazione già
avvenuta, con la conseguenza che la compagna di viaggio prescelta per l’
occasione: mia mamma, partì da sola. Sola per modo di dire: in simili
circostanze ci si accorge presto di esser parte di un fiume che scorre.
Probabilmente non era ancora tempo; rielaborando il passato, la nostra mente
tenta molto spesso di trovare spiegazioni, questa è la mia.
In seguito all’esperienza della Regina della Pace a Medjugorie, ho acquisito
maggiore determinazione nel seguire un percorso spirituale, più che altro
basato sulla ricerca individuale sotto forma di lettura. Riconsiderare l’idea
di Lourdes è stato pertanto spontaneo, soprattutto in ragione di alcune
combinazioni che mi accingo a descrivere.
Nella passata primavera, ad aprile per l’esattezza, ricorreva il centenario di
fondazione della sezione regionale dell’UNITALSI, durante cui le diocesi
liguri, dove è presente l’associazione, sono state toccate da una peregrinatio
delle reliquie della santa pastorella protagonista delle apparizioni mariane
nella grotta di Lourdes. Giocando in casa, a Savona, ho potuto quindi
assaporare il significato della processione “aux flambeaux” per le vie del
centro e della venerazione notturna negli oratori cittadini.
E’ stato inoltre il mio iniziale impatto diretto con l’UNITALSI, in quanto
organizzazione. Documentandomi su internet, ho quindi appreso che il tema
pastorale conferito ai Pellegrinaggi 2012 dell’associazione era: “Recitare il
Rosario con Bernadette”. Il valore che riconosco a tale forma di preghiera non
è stato secondario nel determinare i primi miei contatti con la sede Savona,
per richiedere informazioni sui pellegrinaggi in programma.
Da lì alla decisione di partecipare il passo è stato breve. Secondo le
modalità prospettatemi, i mezzi di trasporto impiegati per il viaggio erano il
pulman od il treno. Senza esitazioni ho optato per il secondo: non potevo
sottrarmi alla tradizione di quei convogli speciali, i “treni bianchi”, tante
volte visti passare lenti attraverso le stazioni nella mia trentennale vita da
pendolare.
Ho però desistito di fronte alla richiesta da parte degli addetti di rendermi
disponibile come volontario per l’assistenza ai malati, conscio della mia
inesperienza e limitatezza in un ambito, nel quale non è corretto improvvisarsi. D’altro canto la mia vocazione è differente e sento di essere coerente con essa, esprimendo al meglio le mie capacità, attraverso lo studio e
la testimonianza scritta ed orale.
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Ed ecco a giugno, m sono ritrovato finalmente immerso nel pellegrinaggio.
Quanto potrei scrivere di quei giorni passati fra … treno, visita alla Grotta, S. Rosario meditato, processione Eucaristica ed “aux flambeaux”, Messa Internazionale, Via Crucis, confessione, S. Messa giornaliera, visita e bagno alle Piscine, escursione sui passi di Bernadette (Il Mulin de Boly, il Cachot, ed il museo), i malati, ….
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Non è questione di mancanza di carta e penna, né di carenza di tempo e di
spazio, preferisco sorvolare, in modo da conferire una traiettoria di luce
piena, fornendo solamente alcune citazioni e spunti per ispirare successivi
approfondimenti da parte di chi legge, nella prospettiva di un approccio
individuale quanto più possibile adeguato ad una realtà da vivere in pienezza
spirituale e, per chi si spinge oltre, sotto forma di in impegno concreto di
carità.
La costante e cortese disponibilità dei volontari e del personale in genere,
nonché l’organizzazione delle strutture ricettive ed assistenziali gestite, che
rendono l’UNITALSI non solo una macchina ben oliata ma anche un esempio di cristianesimo militante, assai raro nei tempi odierni, ha dunque destato la
curiosità, ma anche il sincero interesse nelle persone coinvolte nel pellegrinaggio.
Nello spirito migliore un simile viaggio, oltre che spostamento fisico, è
anche processo di cambiamento interiore: l’avvicinamento a Dio, raggiungibile
esclusivamente tramite un lungo percorso di crescita. Sono in verità strade
percorse da una moltitudine di genti con intenti diversi: tra i pellegrini
(tutti in attesa di qualcosa) ci sono malati e persone sane, le quali
intraprendono questo itinerario nella speranza di trovare un conforto nell’ anima o perché sono alla ricerca di una guarigione corporale. La conoscenza,
oltre alla purificazione, al semplice diletto od all’esigenza di distaccarsi
dalla quotidianità, diviene un grande motivo di mobilità.
“Statua di N.S.di Loudes”presso Villa Gavotti,di V.Nizza.Savona L’umanità incontrata ha lasciato in me indelebile una traccia: il pellegrinaggio crea condivisione, sostegno reciproco, unità, in due eloquenti
espressioni che sono il confronto e la preghiera. Un aspetto davvero stimolante
sono le straordinarie possibilità di dialogo che in questi frangenti si creano
fra persone che sanno uscire da se stesse e svestirsi del senso
dell’assolutezza: può dialogare solo chi non si sente padrone della verità.
Pena il disagio nel ridurre il dialogo a mera discussione.
Entrare in relazione con il prossimo rappresenta un anelito legittimo, il
quale può giustificare qualsiasi tipo di ricerca (umana e soprannaturale) ma
che quasi sempre si risolve in un’aspirazione egoistica.
Per istituire un vero rapporto, e comprendere tutta la persona, il dialogo
deve partire dal cuore, raggiungendo quei livelli di empatia e di sintonia, una
sorta di amicizia spirituale, che inducono a superare le sollecitazioni di un
mondo livellato da una visione piatta e materialistica della vita. Si possono
intrecciare legami di conoscenza, di stima, di affetto che per sempre rimangono
intatti. Così si tracciano le basi per una credibile speranza di pace fra gli
uomini.
Tutto dunque è andato bene con l’aiuto della Divina Provvidenza. Al termine di
questo faticoso, ma entusiasmante, pellegrinaggio è risultato un bilancio
ampiamente positivo, che mi consente insomma di testimoniare un grande rispetto verso il luogo, Lourdes, e verso tutte le persone che vi giungono. Aldilà di certi fenomeni esteriori, che purtroppo marginalmente sussistono come il
mercimonio delle boutique religiose (i tanti negozi che costeggiano la strada
verso il santuario mariano), prestando il fianco ad un, seppur esiguo, stuolo
di detrattori e maldicenti, bramosi di fatti da ascrivere al livello di folklore.
Concludo questo mio scritto al pensiero dei chilometri fatti e dei momenti
trascorsi, che si sono ravvivati in questi giorni grazie alle celebrazioni
della Madonna di Lourdes, avvenute a Savona con un triduo nella cappella
Gavotti di via Nizza (ove è presente di una pietra prelevata dalla grotta di
Massabielle), in ossequio ad un rito che si tiene ininterrottamente dal 1893,
tranne alcune eccezioni come durante l’ultima guerra mondiale.
Settembre 2012
Antonio Rossello
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Il Miracolo della Conversione
di C.barux e A.Rossello
a salire un piccolo colle
la ricerca sembra folle,
è gia notte e tutt’intorno
la preghiera è di ritorno…..
una folla calma e attenta
stupita e assai contenta,
può vederla dentro una grotta
ecco s’anima la gran frotta,
all’apparire di nostra Signora
Bernadette s’inginocchia ed implora,
solo a vederla è sensazione di pace
mentre intorno il mondo tace….
delle forze del bene e del male
perchè solo la fede ci assale
e ci porta a una missione:
il miracolo della conversione…..
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