La legge 115/87: suo significato

IL VOLTO DELLA MEMORIA
Ottantesima parte
LA LEGGE 115/87: SUO SIGNIFICATO

IL VOLTO DELLA MEMORIA
Ottantesima parte
 Come pre-annunciato al termine dell’articolo della scorsa settimana, pubblichiamo, oggi, la seguente documentazione, consegnataci da ALDO PASTORE:

  • COPIA GAZZETTA UFFICIALE DALLA REPUBBLICA ITALIANA, DATATA 16 MARZO 1987, CONTENENTE IL TESTO INTEGRALE DELLA LEGGE N° 115: DISPOSIZIONE PER LA PREVENZIONE E LA CURA DEL DIABETE MELLITO
  • ARTICOLO DI ALDO PASTORE (DATATO: 1989) DAL TITOLO LA LEGGE 115 / 87 SUO SIGNIFICATO

 

LA LEGGE 115/87: SUO SIGNIFICATO

 

 

E’ forse il caso di ritornare, ancora una volta, sul significato della legge 115 del 1987, recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura del Diabete Mellito” e sottolineare gli obiettivi che essa persegue.

Le finalità della legge sono sinteticamente riassumibili nei seguenti termini:

1) addivenire, su tutto il territorio nazionale, ad una efficace opera di prevenzione e di diagnosi precoce della malattia diabetica;

2) favorire le modalità di diagnosi e cura dei cittadini diabetici, attraverso l’incentivazione dell’autogestione guidata del loro stato di malattia;

3) tutelare i diritti umani e civili dei cittadini diabetici, attraverso la promozione e la facilitazione del loro inserimento nei mondi della scuola, dello sport e del lavoro.

E’ stato ribadito, a più riprese, che le  finalità della legge non sono entità programmatiche a sè stanti, ma sono intimamente legate ed intrecciate tra loro; oggi tutti riconoscono, ad esempio, che la tutela dei diritti civili dei cittadini diabetici passa necessariamente attraverso un migliore approccio diagnostico, assistenziale e terapeutico della loro malattia e che, parimenti, l’inserimento del diabetico, a pieno titolo, nelle attività lavorative e sportive, è fattore determinante per addivenire ad un miglior controllo e trattamento della malattia stessa.

In questo senso la legge 115/87 (da molti a suo tempo considerata avvenieristica e quasi utopica) è in realtà un atto legislativo ragionato e serio, perché fondata su indiscutibili presupposti scientifici e perché “in linea” ed in sintonia con le più recenti acquisizioni scientifiche e tecnologiche/avvenute in questi anni ed in tutto il mondo, in tema di conoscenze sulla malattia diabetica.

Non v’è dubbio, tuttavia, che occorrono alcuni presupposti fondamentali perché si possa passare dal “dire” al “fare”, si possa, cioè, attuare in concreto le disposizioni normative contenute nell’atto legislativo.


 

Tali presupposti sono:

1) una tempestiva e razionale programmazione degli interventi da attuare (progetti-obiettivo, azioni programmate, etc.) sia in sede nazionale che in sede regionale;

2) certezza e congruità dei finanziamenti;

3) creazione di una serie di servizi specialistici diabetologici a livello territoriale ed a livello ospedaliero, con l’obiettivo di superare gli attuali squilibri esistenti tra il  nord ed il sud dell’Italia e con l’intento di promuovere l’istituzione di servizi di diabetologia pediatrica (in questo momento spaventosamente insufficienti su tutto il territorio nazionale, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo).

Anche su questo terreno la legge 115 del 1987 non era affatto una legge campata in aria, bensì fondata su alcune certezze fondamentali; faceva, infatti, riferimento al PIANO SANITARIO NAZIONALE, AI PIANI SANITARI REGIONALI ed al FONOO SANITARIO NAZIONALE, prevedeva all’art. 10 un finanziamento su base triennale, finalizzato all’attuazione della legge, individuava all’art. 5 alcuni parametri e standard per la istituzione dei servizi diabetologici.

La legge, quindi, poteva e può essere attuata; tuttavia, oggi ormai, a due anni di distanza dall’approvazione parlamentare della legge, non possiamo considerarci soddisfatti.

Manca, a mio modo di vedere, una vera volontà applicativa.

Se, infatti, andiamo a leggere gli articoli che compongono il testo legislativo, possiamo osservare che non è stata data attuazione a numerose disposizioni ivi contenute, anche quando queste disposizioni non comportavano alcun-onere finanziario per la collettività nazionale.

Aggiungo, purtroppo, che la mancanza di una autentica volontà applicativa della legge si è esplicitata a tutti i livelli, dallo Stato alle Regioni, alle UU.SS.LL.


 

Vediamo, ad esempio, che cosa doveva fare lo Stato per attuare in concreto il disposto legislativo e vediamo, di conseguenza, di mettere in evidenza le inadempienze del Governo in materia applicativa:

1) non è stato ancora varato (ad oltre 10 anni di distanza dall’approvazione della legge di Riforma) il PIANO SANITARIO NAZIONALE e, fatto ancora più grave, nella bozza di Piano recentemente predisposta dal Ministro della Sanità, non v’è traccia di progetto obiettivo o di azione programmata diretta a fronteggiare la malattia diabetica;

2) non è stato predisposto l’atto di indirizzo e coordinamento, da emanarsi ai sensi dell’art. 5 della legge 833; teniamo conto che questo provvedimento era di notevole importanza, perché, attraverso esso, dovevano essere stabiliti criteri e metodologie per indicare alle UU.SS.LL. gli interventi operativi più idonei per individuare, ai fini della prevenzione e della diagnosi precoce, le fasce di popolazione a rischio diabetico e per programmare gli interventi sanitari su tali fasce;

3) non è stata presentata la relazione annuale di aggiornamento sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni scientifiche in tema di diabete mellito, con particolare riferimento ai problemi concernenti la prevenzione;

4) l’istituzione della tessera (prevista dall’art. 4 della 115) è avvenuta in maniera scorretta ed irrazionale; la soluzione adottata dal Ministero della Sanità è, infatti, incompleta perché indicativa soltanto di, uno stato di malattia diabetica, senza riferimenti all’anamnesi, alla posologia e ad altre situazioni morbose pregresse; per di più, il mancato inserimento di una apposita banda magnetica ha, di fatto, impedito la istituzione di una rete computerizzata di controlli centralizzati nazionali;

5) non sono stati definiti criteri di uniformità, validi per tutto il territorio nazionale, relativamente a strutture e parametri organizzativi dei servizi diabetologici, ai metodi di indagine clinica, ai criteri di diagnosi e terapia, anche in armonia con i suggerimenti dell’O.M.S .

A tutte queste inadempienze, che dimostrano “in concreto” la totale ignoranza~ da parte del Governo, dell’esistenza della legge, si è poi aggiunta, come “fiore all’occhiello”, la recente emanazione del Decreto Ministeriale n° 263 sulle patenti di guida, Decreto che non solo è in colpevole ritardo rispetto alle più recenti acquisizioni scientifiche in tema di diabete, ma/addirittura si pone in una posizione di stridente contrasto concettuale con le norme definite all’art. 8 della 115. – Fin qui, dunque, le inadempienze del Governo; a queste occorre aggiungere quelle delle Regioni che voglio, per esigenze di spazio e di tempo, così sintetizzare:

– mancata emanazione, da parte di molte Regioni, dei rispettivi Piani Sanitari;

– allorquando questo è avvenuto, sporadico inserimento del tema – diabete all’interno dei detti Piani;

mancata emanazione di norme atte a coordinare i servizi di diabetologia con i medici di base e (là dove esistono) con i servizi sanitari distrettuali;

– estrema difformità nella predisposizione degli atti, rivolti alla fornitura gratuita ai cittadini diabetici dei presidi sanitari di cui all’art. 3 della 115; addirittura, a quanto mi risulta, non tutte le Regioni hanno ottemperato a questo preciso disposto legislativo;

mancata predisposizione degli interventi rivolti alla preparazione, alla formazione ed all’aggiornamento professionale del personale operante nelle UU.SS.LL.;

– mancata promozione delle iniziative di educazione sanitaria rivolta ai cittadini diabetici e, più in generale, alla globalità della popolazione;

– insufficiente collaborazione con le Associazioni di volontariato.

Che cosa fare dunque, quali iniziative intraprendere per superare questa malinconica situazione di stallo?

Come operare perché la legge 115 cessi di essere carta stampata e diventi invece un efficace strumento di tutela della salute e della dignità dei cittadini diabetici?

La risposta a questi quesiti è, a mio modo di vedere, estremamente semplice e lineare; occorre richiamare ogni soggetto istituzionale alle proprie responsabilità, occorre sensibilizzare al problema le forze politiche e sociali maggiormente responsabili; occorre, infine, chiedere ai diabetici, alle loro Associazioni ed ai medici/autenticamente vicini ai bisogni ed alle aspettative dei cittadini diabetici, di riprendere la battaglia per fare applicare la legge, ben sapendo che la legge 115 è anche una legge scomoda, perché vi ad urtare contro gli interessi della medicina privata, la quale opera non sempre nei limiti della legittimità; possiamo tuttavia risultare vincenti, ma sta a noi, sta alla nostra volontà ed al nostro impegno saper vincere questa battaglia di civiltà. 

 ALDO PASTORE

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