La guerra e le violenze. Il grido di dolore delle donne!

Tante donne e tante ragazze camminano da sole in fuga dall’Ucraina e sono le prime vittime di violenze di ogni tipo, anche sessuali, insieme ai bambini.
Dal primo giorno di guerra le bambine, le ragazze e le donne Ucraine sono state abbandonate ai soprusi, facili prede di stupri e di sevizie trasformandosi ben presto in vittime di una violenza invisibile.
Purtroppo, come ci raccontano le guerre della Iugoslavia e dell’Afghanistan, gli abusi fanno parte dello stato di guerra e sono considerati quasi un effetto collaterale di essa, visto quasi come una “normalità”; tragica ed assurda. Donne “del nemico”, quindi abusate, rapite, stuprate.
In Bosnia si contano 20.000 vittime di stupri, centinaia di migliaia in Congo, in Etiopia, in Libia; è vero che questi abusi sono annoverati dalla Corte Penale Internazionale di Giustizia tra i crimini di guerra ma la giustizia difficilmente ha raggiunto chi ha fatto scempio dei corpi delle donne.
Anche nel Donbass nel 2014, nei confronti dei civili, sono stati perpetrati dai soldati abusi e violenze, senza risparmiare i giornalisti non allineati al regime.
Secondo il rapporto “Dolore silenzioso”, pubblicato dal gruppo Giustizia per la pace nel Donbass, si afferma che “la violenza raggiunge livelli di gravità insopportabile, ma resta trascurata dalle autorità”.
In realtà qui le autorità Ucraine non sembrano molto interessate ad indagare e anche in un recente rapporto dell’ONU si segnala che “spesso le violenze sono perpetrate dai “Servizi di Sicurezza (SBU)”  contro i detenuti per motivi “politici”.
Il profilo delle vittime è variegato: combattenti, oppositori di entrambi i sessi, persone appartenenti a minoranze etniche, religiosi e sessuali. Alcuni si sono semplicemente trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Pochissime le persone che hanno il coraggio di testimoniare; la società, segnata dalla guerra, non è pronta ad ascoltare i loro racconti.
Anche oggi non solo le donne sono colpite da questi abusi ma anche le altre fasce deboli; pensiamo al grande numero di bambini e bambine non accompagnati che rischiano di cadere nella trappola del traffico di organi e di esseri umani.
Migliaia di donne sono costrette a lasciare le loro case bombardate, camminando nella neve, affrontando mine, proiettili e le bombe a grappolo, con i bambini in braccio o addirittura facendoli nascere nei tunnel della metro di Kiev.
La triste realtà è che la guerra è sempre associata a forme di violenza contro i più deboli, che nel tentativo di fuggire dai conflitti diventano sempre più vulnerabili.
Con questo esodo Biblico (sono già 3.000.000 le persone fuggite) c’è il rischio che i rifugiati cadano nella rete dei trafficanti di esseri umani, specialmente ai confini con la Romania, la Polonia, l’Ungheria.
Presso le dogane si aggirano trafficanti in cerca di donne e bambini soli; costoro infatti senza più casa né futuro rischiano seriamente di diventare facili prede.
A molte di loro viene offerto un lavoro che non c’è o è illegale; si vedono bambini che vagano da soli nelle stazioni e un certo numero è già scomparso; si verificano casi di estorsione di documenti e di denaro.
Nelle stazioni ferroviarie si trovano tanti uomini  che offrono passaggi a rifugiati verso le diverse destinazioni europee ed in questo caos vi sono criminali che attendono solo di approfittare delle loro sventure.
In questo conflitto, come in tutti gli altri, gli uomini sono “carne da cannone” mentre per i civili, le donne e  bambini c’è un altro destino: la guerra si combatte sui loro corpi.

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La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la violenza chiede ai suoi Stati membri di assistere i civili così perseguitati tenendo conto anche della specificità di genere ma, lontano dai tavoli delle trattative, è la guerra che detta la Legge.
Per queste vittime di violenze a causa dei conflitti, la speranza di ottenere giustizia è pressochè nulla, vista l’impossibilità di individuare gli autori dei crimini.
L’unico strumento che il mondo ha da opporre a queste atrocità è l’applicazione di una efficace diplomazia che invece in questo conflitto, come in altri, dimostra insieme alla politica, tutta la sua debolezza.
Valentina Vangelisti
Da FederalismoSi Magazine – www.federalismosi.com

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