LA DERIVA DEI SOCIAL NETWORK 2022 (guardando al futuro prossimo)

Non vorrei sembrare ripetitivo, perché è un argomento già trattato in passato, ma visto gli sviluppi post pandemia e oramai delle ultime variazioni anche e soprattutto a livello di gestione dei social ed economiche mondiali, con questa mia ultima nota torniamo ancora una volta a parlare della deriva dei social network.
Questa volta però tenterò di concentrare la discussione sulla valenza politica e sulla polarizzazione dell’opinione pubblica, che è uno dei punti di discussione più caldi degli ultimi anni.

Mark Zuckerberg

Il momento che viviamo adesso pare essere davvero nel bel mezzo di un nuovo rinascimento, il famoso “Age of Aquarius” un’era astrologica che si credeva portasse maggiore spiritualità e armonia sulla terra, ma che almeno per ora, così non è stata.
Ma invece si è rivelata a livello sociale e internettiano tutt’altro, ad esempio dove i gruppi di META, Meta Platforms, Inc. il network facente capo da Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram e WhatsApp) hanno avuto una grande perdita in borsa, dovuta all’enorme dispendio di energie sul suddetto progetto META, incentrato sul, per adesso fallimentare Metaverso, rivelatosi costoso, elaborato ed ancora acerbo da sembrare un videogioco di bassa qualità, a confronto dei proclami e della pubblicità.
Inoltre anche il cambio di proprietà di Twitter, passato al magnate ultramiliardario di origine Sudafricana Elon Musk, noto per le sue intemperanze e la sua egocentricità/eccentricità hanno per ora, in entrambe i casi solo decretato il licenziamento di migliaia di stipendiati, sviluppatori.

Elon Musk

Ma forse di tutto ciò, presi dalle faccende politiche e post Covid, non ce ne siamo accorti, o forse qualcosa nella nostra percezione delle cose che ci accadono attorno ha bisogno di essere ricalibrata su parametri un filo più oggettivi.
Effettivamente, limitando il nostro campo di osservazione al chiacchiericcio social e agli strilli sguaiati degli utenti più attivi, la situazione parrebbe essere davvero molto grave, ed anche osservando l’andamento politico e il progressivo avanzamento dei populismi o di voci tutt’altro che moderate sembrerebbe che l’andazzo sia quello.
Tornando ai social, ma perché no anche a internet in generale, compreso i motori di ricerca e l’informazione generale, sia “Mainstream” che alternativa, pare che la diffusione di notizie allarmanti, false, tendenziose ne sia la riprova, tralasciando la satira e le pagine create “ad hoc” come “Il Lercio” e compagnia bella, sui social specialmente, gira veramente troppo ciarpame che destabilizza, incunea e raggruppa, incanalandone l’informazione e tutto questo secondo me ci sta più o meno lentamente, trasformando in un ammasso di ebeti e deficienti.

Vi è poi l’esempio lampante di TikTok, il social network cinese creato “Ad Hoc” a base di video brevi, che essendo molto accattivanti ipnotizza i fruitori, per lo più giovani.
Ed anche Facebook come Instagram hanno inserito da tempo i video Reel molti dei quali derivanti proprio da TikTok.
Fatto sta che nella bacheca dei profili di tutti noi, si notano in alto, poichè il servizio li pone mettendoli in prima evidenza su tutte le bacheche, sia da PC che con smartphone e tablet.
Così si visualizzano per forza, a meno che si scelga di bloccarli anche video di persone, pagine non seguite inoltre tra quelle dei nostri contatti.
Per TikTok la maggior parte degli utenti sono giovani e più facili da manipolare attraverso contenuti ipnotici e senza alcun valore sociale.
La preoccupazione che gira da tempo è che l’app sia un cavallo di Troia cinese per influenzare l’Occidente, ed a me risulta molto probabile e piuttosto comune, nata grazie all’idea geniale di Zhang Yiming che a 38 anni è uno dei cinque uomini più ricchi della Cina, con una fortuna personale di 36 miliardi di dollari.

Zhang Yiming

Ha fondato un impero che in breve tempo ha fatto un miliardo di dollari, ma dopo il suo successo dallo stesso social lui scrive: “Scusate, in realtà non ho le qualità del dirigente e per questo mi dimetto da amministratore delegato”.
Resterà presidente, ma dice di volersi concentrare su strategie di lungo periodo, lontano dalla gestione quotidiana della sua creatura. Le dimissioni da capo esecutivo saranno effettive a fine anno, per consentire un passaggio dei poteri ordinato al successore: l’ex compagno di università Liang Rubo, attualmente direttore delle risorse umane dell’azienda.
Dietro il ritiro però, c’è la nuova offensiva lanciata dalle autorità cinesi contro l’industria tecnologica. Il caso più clamoroso è la scomunica di Jack Ma, il profeta di Alibaba. “I fondatori degli unicorni tecnologici cinesi godono di un carisma personale enorme.
Il Partito comunista teme che possano usarlo per condizionare la politica”, ha detto al Financial Times un analista di Pechino.
In Cina, invece, è palese che attraverso TikTok a differenza dell’occidente, vengano promossi argomenti scientifici e tecnici, gestiti e censurati direttamente dal governo e quindi ancora una volta, nonostante siamo nel 2022, dal partito comunista.

In Cina per cui, potrebbe essere lo strumento per plasmare il cittadino ideale, interessato al bene comune della società e non un ammasso di idioti.
Pertanto, gli utenti cinesi pensano che studiare ingegneria o qualche altra materia legata alla scienza sia “cool”, una cosa figa, così come altre attività che non abbiano la durata di pochi secondi, con l’unico scopo di diventare virali.
Mentre in occidente si passa il tempo gran parte sul divano o sul cesso, a guardare e condividere video stupidi, di balletti, scherzi, incidenti e gente che mangia cose improponibili.
Questo succede perché l’approccio localizzato dell’app, il famoso “algoritmo” creato dalla cinese ByteDance, si basa su contenuti ad hoc a seconda del luogo, delle leggi e delle usanze di una determinata zona o nazione del mondo.

Per cui, ecco spiegata qui l’intenzione e la volontà del governo centrale di Pechino, che utilizzerebbe l’app come il cavallo di Troia della disinformazione da regalare all’Occidente.
A testimonianza del fatto politico, ci sarebbe la decisione dei vertici del Partito Comunista di inserire al proprio interno, una nuova generazione di funzionari che vantano un background in aree strategicamente rilevanti, quali anche informatica e internet, per cui attualmente il numero è più che raddoppiato, arrivando a sfiorare il 40%.

Per il presidente cinese “scienza e tecnologia sono la nostra forza produttiva principale, il talento la nostra prima risorsa e l’innovazione il principale motore di crescita”.
Per cui sia in un caso, che nell’altro si “convogliano” gusti, che per così dire possano essere considerati tali, e si indirizzano i giovani in una direzione prestabilita, più o meno da una intelligenza artificiale, o da un governo politico.
Personalmente trovo questo agghiacciante, peggio di una guerra militare e di qualsiasi azione violenta contro le persone.
Trovo che i giovani, non abbiano alcuna difesa contro queste modalità di coercizione passiva.
Ma chi sono i responsabili?
Ai posteri l’ardua sentenza?
Fortunatamente, sempre dal canto mio personale, ho in mano “il telecomando” e posso scegliere, per cui se vedo in giro così tante informazioni distorte, se vedo delle stupidaggini, video idioti e cose virali senza senso, magari nei settori di mia competenza e conoscenza personale (ma dovrebbero fare tutti così), semplicemente ci passo sopra, non le condivido, non le leggo, non le guardo.
Ma quante ce ne saranno riguardo a questioni che non conosco così bene e sulla cui veridicità, perché ignoro, non posso permettermi di giudicare?
E per questo motivo le subisco…
Magari cascandoci, le condivido, le leggo, le vedo, ne parlo.
Figuriamoci i ragazzi!
Poi un’altra questione, dai social mi chiedo spesso qual è la motivazione che ci spinge, tutti quanti ad essere opinionisti, tuttologi del piffero?
Non è che se girano notizie ne dobbiamo parlare per forza!

PUBBLICITA’

Ora mi chiedo anche;
perché vorrei seriamente capire una cosa, cercare la veridicità e genuinità di una notizia prima di pubblicarla, e parlo purtroppo anche per molti giornalisti, sempre se lo siano veramente (a parte lauree e diplomi di carta straccia), usare i motori di ricerca vi schifa?
Fare dei controlli prima di sostenere qualcosa vi rende meno intelligenti?
La questione è di quelle che si spiegherebbe con semplicità, solo se invece di fidarci di tutto ciò che viene pubblicato, controllassimo la veridicità delle notizie.
A volte basta una semplice ricerca online, su Google e altri motori di ricerca.
Facendo ciò io credo che il proliferare delle bufale cesserebbe, questo è un cancro sociale , parlo della distorsione dell’informazione, secondo me è pericoloso per la tenuta della società civile.
E poi, sinceramente abbiamo davvero bisogno di confezionare le notizie in maniera così povera?
Anche perché per confutare ognuna di queste baggianate costa a chi le contesta, uno sforzo immane, perlopiù senza grandi riscontri, perché non esiste affatto la contro notizia corretta, come quando si fanno titoloni o articoli accusando qualcuno, ditemi un pò, non si é mai letto un articolo di scuse confezionato nella stessa maniera, vero?
Perché si sa, è infinitamente meno attraente della ghiotta notiziona che mira diretta alla pancia delle persone.
Io invece credo che la verità sia ancora ghiotta e vada la pena ricercarla sempre, per affrancarsi e mantenersi umani, invece della disumanità, del qualunquismo e dell’ipocrisia che purtroppo si leggono ovunque, soprattutto sui social.
No, non è una forma di censura, ma secondo me un auto protezione.

Bruno Saetta su Valigia Blu

Come scriveva Bruno Saetta su Valigia Blu, «Le grandi aziende tecnologiche, i social media, sono forse diventate il capro espiatorio.
Ma nessuno ci ha costretto a trasferirci su Facebook o sugli altri social network, nessuno ci ha costretto a diffondere contenuti imbarazzanti, scandalistici, hate speech e fake news. Semplicemente abbiamo progressivamente ceduto al tribalismo, abbiamo preferito dividere noi dagli altri, abbiamo messo noi, il nostro personalismo, egocentrismo al centro del nostro mondo, anche nei social, piuttosto che cercare un dialogo o un punto di contatto, piuttosto che socializzare veramente e diffondere cose utili e culturali.
Abbiamo deciso di preferire la lealtà al partito, al gruppo, rispetto alla stessa verità dei fatti, scegliendo noi di leggere solo certe notizie e di fatto decidendo di vivere in “bolle di contenuto”, come scegliamo di comprare sempre lo stesso giornale, come scegliamo di seguire sempre gli stessi contenuti televisivi e gli algoritmi ci riportano sempre a quello, allo stesso loop, alle stesse cose, perché siamo noi ad essere così.
Se anche ci fossero fornitori di contenuti differenti molti di noi preferirebbero continuare a leggere solo ciò che conferma le nostre idee e la nostra identità, senza discostarsi di un decimetro da quello che percepiamo, i social media non hanno fatto altro che seguire la tendenza della società di dividersi enfatizzandola, esattamente come i media precedenti: televisione e giornali».
https://www.valigiablu.it/polarizzazione-internet/
Siamo tornati tribali per il tempo che questo ci garantisce intrattenimento a buon mercato, la piacevole sensazione di essere all’interno di un gruppo dalla parte del giusto. «È ciò che gli scienziati politici chiamano polarizzazione affettiva» spiega dalle pagine di Business Insider la dottoressa Karin
Tamerius, psicologa e fondatore di Smart Politics.

Karin Tamerius

«Soprattutto, sono sentimenti negativi reciproci, quindi alle persone di sinistra non piacciono le persone di destra e alle persone di destra non piacciono le persone di sinistra, anche se in realtà non sono più così distanti rispetto al passato. I social media hanno contribuito ad alimentare quell’animosità creando uno spazio senza una chiara serie di norme di convivenza, che a sua volta ha messo in evidenza il peggior comportamento delle persone. Per quanto sia difficile avere conversazioni politiche con persone offline, averle online senza quelle norme può davvero fare esplodere la situazione.»
Questo è il problema italiano, ma forse anche occidentale, del dover per forza schierarsi e avere un opinione già preconfezionata, dettata da qualcuno o da qualcosa che viene dato per certo, senza aver prima analizzato. Analizzare, anche politicamente qualsiasi cosa, lo scriveva Marx circa 200 anni fa oramai, adesso i pronipoti o tali di quelle ideologie sono talmente diversi che non sanno nemmeno più cosa sia giusto fare, prima di commettere altri errori e sparire per sempre, magari inghiottiti inesorabilmente dalla storia, sarebbe meglio non sotterrarsi preventivamente da soli…

Paolo Bongiovanni
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