LA CURVA E L’ESPONENTE

LA CURVA E L’ESPONENTE

 

LA CURVA E L’ESPONENTE

 Un simpatico attore comico, Paolo Handel, si era inventato qualche anno fa la figura grottesca di un uomo d’affari, dal nome che era tutto un programma (Carlcarlo Pravettoni) e  che si entusiasmava per qualunque cosa che facesse impennare le curve. Non quelle stradali e nemmeno quelle delle pin-ups degli anni cinquanta. Ma quelle economiche, nella malcelata speranza che la tendenza (il “trend”!!)si muovesse all’infinito, si avvicinasse sempre indefinitamente, a un traguardo intangibile, ma sempre in salita. Nessun limite verso l’alto e verso il basso chi se ne frega.

Ricordo che nel 2008 lessi da qualche parte che era previsto per il 2010-2011 il raggiungimento dei sei miliardi di popolazione sul pianeta. Non vorrei sbagliare, ma, secondo stime dell’Onu, la cifra è stata oggi raggiunta e superata. Questa della popolazione è una delle curve più celebri e discusse. Che cosa sarebbe successo se il nostro Pravettoni avesse avuto mano libera nel settore demografico della storia planetaria si trova descritto (nel 1950!) da tale P.C. Putnam, nel suo libro The future of Land. Il  professor Carlo Maria Cipolla lo riassume così:

Se la specie umana fosse stata originata da una coppia vissuta poco tempo prima della Rivoluzione agricola – poniamo nel 10000 a.c. – e se suoi membri si fossero accresciuti da allora ad un tasso dell’uno per cento l’anno, oggi la popolazione mondiale formerebbe una sfera di materia vivente del diametro di molte migliaia di anni luce che si espanderebbe, prescindendo dalla teoria ella relatività, ad una velocità radiale superiore di parecchie volte a quella della luce1

Paolo Hendel (Carlcarlo Pravettoni)

Ciò non è accaduto, sia perché molti Pravettoni del passato (e del presente perché no?) e loro sodali hanno mostrato una quasi irresistibile inclinazione all’arte predatoria, alla devastazione, alla guerra, allo sterminio, alla distruzione di capitale, insomma allo sfoltimento dei propri simili. Non solo: La natura ( o qualche dio se qualcuno preferisce), matrigna o benigna (come vi pare) non è mai andata tanto per il sottile. Peste, colera, vaiolo, influenza (la celebre “spagnola”), eruzioni, terremoti, maremoti. Intendiamoci, niente di straordinario, anzi proprio ordinaria amministrazione:

La natura non ha alcun rispetto per la vita e si comporta con essa come se avesse da fare con ciò che vale di meno al mondo. Prodotta milioni di volte, la più gran parte di essa è tuttavia nuovamente distrutta o data in pasto come preda ad altre vite. Proprio questo è il metodo principale per produrre nuove forme di vita.2

 

Si capisce, le parole di un grandissimo scienziato come Erwin Schrodinger sono poco confortevoli e  rassicuranti. Ma nelle società preindustriali funzionava così. La falciatura delle vite raccoglieva larga messe: i bambini morivano come le mosche, morivano le partorienti, a 35-40 anni eri già un vecchio. Si moriva di fame. Questione di cibo, di nutrienti, di risorse, di produzione e distribuzione. Moltiplicarsi come conigli e morire come conigli era banale. Anche i batteri, mi dicono, vivono e muoiono così, “en masse”. Se trovano abbastanza da mangiare non li ferma più niente e nessuno: allora sì che la loro curva si impenna. Quando il nutrimento finisce, però, anche loro non se la passano mica tanto bene e muoiono. L’imbarazzante e fastidioso dettaglio è che noi, loro abituali ospiti, spesso li precediamo sulla via della scomparsa, dopo aver anche contribuito alla loro diffusione. Pravettoni ne sarebbe forse sorpreso. Le curve capita non solo che svoltino, ma anche che precipitino invece di impennarsi. Ma c’è rimedio. La rivoluzione industriale, l’igiene, e una bella scatola di antibiotici (quanti di noi sono riusciti a fregare così quegli sventurati degli staffilococchi?) tolgono l’esponente di torno. No, non un esponente come gli illustri signori che ci stanno col piede sul collo (e ci dicono, stai giù che lo facciamo per il tuo bene, con un ombrello in mano). L’esponente, detto da analfabeta, è la progressione geometrica, la catastrofe di Malthus: sali sali, alla fine farai un capitombolo. Così forse è meglio stare sul ponte di comando o in prima classe che nella stiva del Titanic. E impadronirsi del “nutriente”, per non finire come i batteri. E chi rimane sotto amen. Le amare sorprese della storia, direte. Per niente. A parte che come diceva dolorosamente Luigi Pintor

La vita continua è un’espressione cinica oltre che ovvia e la storia non finisce è una cantilena[…]è l’asino che cammina seguendo la carota[…].


 
Flavio Baroncelli

di sorprese neanche l’ombra. Basta riflettere un attimo alla vessata questione delle “risorse”. Fino dagli anni venti del secolo scorso (il ‘900) pare che chi poteva già sapesse che le riserve esistenti fossero assai meno abbondanti di quanto si supponesse. Per esempio l’esaurimento del petrolio si dice fosse già chiaro nel 1926. Nel 1952 si sapeva che l’aumento esponenziale della popolazione avrebbe generato un crescente fabbisogno di materie prime3. E c’erano anche le previsioni: sarebbe filato tutto abbastanza liscio, fino al 1974-1975 e poi….Poi ce lo ricordiamo il crac petrolifero?, l'”austerity”, le domeniche a piedi, le insegne spente…? Già nel 1951 Karl Deeves, un matematico, si mise a studiare le nostre curve. I suoi risultati avrebbero dovuto togliere il fiato agli economisti. Per Deeves la parabola di Gauss ( “un ramo ascendente, ma fermato al punto massimo, e poi una discesa in ripetizione inversa dell’ascesa”):

si adatta a quasi tutti gli sviluppi economici, tecnici ed altri che si possono mettere in cifre.

 

Di qui le “rasserenanti” ulteriori previsioni (del 1954!): tutte le curve delle materie prime raggiungono e superano il punto massimo del ramo ascendente della loro curva fra il 1950 e il 1990 per poi dirigersi chiaramente in discesa. Per l’energia elettrica la discesa era prevedibile al di là dell’anno 2000, con la raccomandazione di non contare affatto sull’energia atomica. Una sola curva sarebbe salita e poi ancora e ancora: quella della popolazione, una popolazione con esponente, un asintotica crescita. Ora sembra che l’Onu si auguri che in qualche modo questo volo rallenterà verso la metà del secolo corrente. Prima che si inneschi una disastrosa discesa. Non saprei dire perché. Intanto chi poteva è corso ai ripari. Leggo oggi la notizia (su La Stampa 10/10/2013) che secondo un rapporto del Credit Suisse la ricchezza planetaria è aumentata del 68 per cento. E continua a a crescere. Aspettiamo a tirare un respiro di sollievo. Tre quarti del bottino si concentrano negli Stati Uniti. Globalmente il 10 per cento intasca l’80 per cento. Contemporaneamente il Guardian, quotidiano britannico, ricorda:

Le conseguenze a lungo termine della crisi devono ancora manifestarsi. I problemi causati si faranno sentire ancora per decenni, anche se nel prossimo futuro l’economia dovesse migliorare…Ci chiediamo se come continente ci rendiamo conto di che cosa si è abbattuto su di noi”

 

Che cosa si è abbattuto su di noi? Dagli anni settanta ad oggi? Una lunga accanita guerra dei ricchi contro i poveri, vinta dai ricchi che si preparano a perfezionarla spazzando via ogni inutile residuo di spesa che possa malauguratamente scendere sotto coperta. Anche arrivasse il diluvio si preparano un’ arca di salvataggio di tutto rispetto. Come diceva Flavio Baroncelli (grande savonese e grande pensatore) è la liberazione del capitalismo dalle proprie catene. I Letta gli Alfano…burattini, servi, pallidi esecutori.

CLAUDIO DELFINO

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