CINEMA: the Call

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala nella provincia di Savona
The Call

The Call

Titolo Originale: THE CALL

Regia: Brad Anderson

Interpreti: Halle Berry, Abigail Breslin, Morris Chestnut, Michael Eklund, David Otunga, Michael Imperioli, Justina Machado, José Zúñiga, Roma Maffia, Evie Thompson

Durata: h 1.34

Nazionalità: Usa 2013

Genere: thriller

Recensore: Biagio Giordano

Questo inquietante film thriller  di Brad Anderson, punteggiato  qua e là da vere e proprie sequenze horror indubbiamente di alta scuola stilistica, si svolge nello stato della California, tra Los Angeles, Santa Clarita, e Burbank.

La pellicola è costata 13 milioni di dollari, una cifra considerevole per questo genere di film ma che si spiega probabilmente con il notevole livello tecnologico dei mezzi usati nelle riprese e la coralità collaborativa di importanti istituzioni pubbliche. Una cifra comunque che a tutta prima appare ben investita, visto che gli incassi  vanno  molto bene, sopratutto  negli Stati Uniti, e che la critica non è rimasta indifferente al film.


  La parte iniziale del film, dopo una breve ma splendida ripresa aerea notturna di Los Angeles, rotta qua e là da voci telefoniche impaurite o angosciate, si sofferma sull’attività di un Call Center di Los Angeles addetto al coordinamento degli interventi per le emergenze dei cittadini, la cinepresa  spazia lentamente con il grandangolo prima e il tele poi, panoramicamente e dettagliatamente,  all’interno di una enorme sala telefonica con computer e sistemi comunicativi a onde radio e segnali satellitari, tecnologicamente  ben aggiornati.

I risultati del lavoro delle apparecchiature sono ben rappresentati graficamente sugli schermi con primi piani che coinvolgono visivamente anche lo spettatore dandogli l’impressione di essere presente nella sala  osservando da vicino l’attività dell’ operatore.

E’ un Call Center che appare anche organizzativamente modernissimo, efficace. Un complesso al servizio del cittadino avvalorato qualitativamente  dalla sua capacità di interagire  con tutte le istituzioni presenti nel territorio, spesso in modo molto preciso e tempestivo.

Il numero telefonico gratuito del servizio è il 911 ed è predisposto per diversi tipi di emergenza, che vanno dall’avvelenamento accidentale del cittadino, al suo malore improvviso, dall’intrusione nella sua casa di malfattori, al rapimento dei componenti della famiglia, dall’aggressione per stupro di una figlia allo scippo della moglie per strada, dal’intervento per liti violente tra familiari al soccorso veloce per incidente stradale. Per questo servizio vengono allertati poliziotti, paramedici,  pompieri, uomini addetti al servizio di traino dei mezzi stradali, autoambulanze.

Un giorno, a una giovane operatrice di colore, un po’ ansiosa per questioni legate alla sua vita privata, capita un caso molto grave e difficile da risolvere: la richiesta di intervento al Call Center, da parte di una ragazza sola che appare terrorizzata  per l’intrusione di un maniaco omicida nella sua casa singola.


 

Dapprima l’operatrice  è molto brava nel far compiere alla ragazza  alcune   manovre in grado di depistare il maniaco. La ragazza diretta dall’operatrice del Call Center riesce infatti a  far credere al maniaco di essere fuggita da una finestra della stanza da letto che lascia opportunamente aperta con sul selciato ad essa sottostante le due sue scarpe poco distanziate.

Essa attende poi   che il maniaco omicida se ne vada rimanendo nascosta sotto il suo letto ingombrato di oggetti. Quando la ragazza comunica alla operatrice del Call Center che il maniaco sembra aver deciso  di lasciare l’abitazione, le cade la linea telefonica,  il suo cellulare  però ad un certo momento suona perché attivato  dall’operatrice del  Call Center, a quel punto il maniaco, che era ancora al piano di sotto vicino all’uscita, capisce che la ragazza è rimasta in casa e risale quindi le scale per scovarla.

Costrettala a uscire da sotto il letto con la forza il maniaco  immobilizza la ragazza e chiama trionfante il numero del Call Center rimasto in memoria nel cellulare per segnalare la sua vittoria,  l’operatrice ancora sgomenta per l’errore commesso gli rammenta che sta arrivando la polizia e che quindi gli converrebbe lasciare libera la ragazza, il maniaco risponde sprezzantemente di no e interrompe la conversazione. 

Successivamente, qualche giorno dopo,  viene trovato il corpo senza vita della ragazza, sepolta in una zona disabitata della regione.

Dopo questo grave fatto di sangue, l’operatrice di colore, che si sente molto colpevole, si dedica alla formazione  dei giovani aspiranti operatori del Call Center. Durante una lezione pratica nella grande sala un’altra operatrice le chiede se può sostituirla perché sconvolta da una telefonata, essa ha in linea un altro caso molto grave: il sequestro di una ragazza bionda, che comunica con il Call Center rinchiusa nel bagagliaio di una automobile in corsa sull’autostrada.

L’operatrice di colore rimane indecisa, ma poi incoraggiata dai suoi superiori, prende il telefono in mano e segue il nuovo difficile caso che sconvolge la sua collega.  In gioco risulterà la vita di una ragazza in mano a un serial killer  maniaco-omicida.

Si scoprirà un intreccio tra i due rapimenti seguiti per telefono dal Call Center?

Decimo  film di Brad Anderson, regista molto dotato, sulla breccia dal 1998, noto per L’uomo senza sonno  ottimo thriller del 2004,  Felici incidenti commedia di successo del 2000, Prossima fermata Wonderland commedia di valore del 1998.


Con The Call Brad Anderson realizza un’opera di  ammirevole profondità, rispecchiante un certo sociale malato, terribilmente vero nelle sue logiche oggettive messe in moto da desideri di lontana origine divenuti aberranti.

 Un approfondimento che si incammina via via in una forma sempre più paradossale utilizzando gli strumenti dell’immaginazione  supponente, quella che pur rimanendo nell’ambito decostruttivo legato alla propria fantasia nevrotica riesce lo stesso  a mettere bene in relazione cose viste osservate con cura con quelle deducibili logicamente in una successiva operazione intellettuale.

Cioè è come se il regista Brad Anderson avesse capito che la frontiera tra follia e normalità nel proprio immaginario ha un confine incerto. Allora si potrebbe dire, semplicemente, che i desideri folli vengono dalla nevrosi controllati producendo sintomi civili e nella psicosi invece passano all’azione,  devastando e autodistruggendo,  per cui calandosi per pochi attimi nel proprio inconscio si possono trarre un’infinità di storie vere sulla follia senza il timore di essere poi smentiti dagli specialisti psichiatrici di turno più in auge.

Nel film il significante visivo più eloquente che appare ripetutamente  al centro della complessa questione della follia è quello dei capelli femminili biondi. La loro rivoltante collezione nel racconto testimonia la presenza nel sintomo  clinico dello psicotico di un desiderio sessuale metonimicamente spostato verso l’alto, verso quella parte estetica seduttiva tipica delle donne bionde che a volte più attrae.

L’odio verso le donne se nasce da una struttura inconscia legata a vicende infantili e adolescenziali con la madre, può essere talmente forte e di per sé appagante da suscitare impotenza e indifferenza verso qualsiasi sofferenza umana che non sia la propria, tanto che una collezione di scalpi umani femminili per lo psicotico, emotivamente potrebbe equivalere a una raccolta di francobolli; nessun senso di colpa, nessun orrore o ripugnanza per quello che fa, nessun desiderio sessuale, solo un pacato, metodico, freddo lavoro chirurgico.

Il film non rilascia alcun messaggio intenzionale di speranza, né scientifica nè terapeutica-sociale, sulle psicosi; propone di prevenire, con la sorveglianza, o reprimere, tempestivamente, gli atti compulsivi dei psicotici. Ma un diverso suggerimento, tra le righe della narrazione, appare, in una forma impersonale, non voluta, la cura cinematografica?

BIAGIO GIORDANO

E’ USCITO IL NUOVO LIBRO

DI BIAGIO GIORDANO

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Recensione di 20 film tra i migliori del 2012 e del 2013 tratti dalla rivista settimanale on-line Trucioli savonesi, film recensiti con una particolare attenzione alla fotografia e agli aspetti letterari e psicanalitici della pellicola.

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