LA CRISI E’ VOLUTA?
Non si poteva trovare un momento più opportuno per un convegno come sugli errori intenzionali che creano crisi. In verità non sono errori, appunto perché sono intenzionali, ma manovre di ingegneria sociale finalizzate essenzialmente a due obiettivi: primo, estrarre ricchezza della società e concentrarla nelle mani dei decisori e di coloro che questi rappresentano, cioè principalmente la grande finanza globale; secondo, creare le condizioni di allarme e sgomento pubblico (cioè incapacità di capire e reagire) per far passare riforme che assicurino un miglior controllo e sfruttamento della popolazione. Riforme presentate come soluzione alla crisi esistente e prevenzione di crisi future, ma che tali non sono e che, dopo aver operato più o meno lungo sottotraccia, affiorano producendo nuove crisi e consentendo così la prosecuzione della strategia degli ingegneri sociali.
Questa strategia, come ho spiegato nel mio libro Oligarchia per Popoli superflui, del 2010, sta realizzando, passo dopo passo, oltre a una progressiva concentrazione della ricchezza con pari diffusione della povertà, nel lungo termine una gestione zootecnica della società, sostanzialmente quanto preconizzava negli anni 30 il sociologo tedesco Max Horckheimer. Cosa ora resa possibile dalla tecnologia.
Esempi di errore intenzionali, operazioni di ingegneria sociale, sono i seguenti.
L’Euro, che, come blocco degli aggiustamenti fisiologici dei cambi delle monete senza condivisione dei debiti pubblici, produce automaticamente indebitamento estero, deindustrializzazione dei paesi meno efficienti (Italia), fuga di aziende, capitali e cervelli da essi verso i paesi più efficienti – come ampiamente previsto e preannunciato da molti economisti.
Il mercato dell’energia, che è stato progettato per agganciare i prezzi al consumo di imprese e famiglie a una borsa finanziaria speculativa, onde consentire al cartello dei providers, che pagano i politici, di guadagnare spropositatamente ai danni della società.
La riforma bancaria del 1995 con abolizione della divisione tra banche di speculazione e banche di credito e risparmio, fatta per consentire ai banchieri di depredare i risparmiatori e scaricare le perdite sulla società con la crisi del 2008.
L’intervento pubblico su tale crisi: fatto coi soldi del contribuente, ma senza reintrodurre la predetta divisione, in modo da consentire la ripetizione dell’operazione suddetta, che sta avvenendo.
Ci si stupisce di questa realtà, cioè che lo Stato venga usato per ingannare e defraudare la gente, perché emotivamente si resiste a guardare in faccia l’evidenza: no democrazia, no trasmissione dal basso all’alto, speculatori truffatori che guidano la politica, Stato che viene usato per servirsi della gente anziché per servirla.
È ora di capire che l’ordinamento socio politico non è una grande famiglia ma un’azienda che sfrutta le risorse, anche quelle umane, per arricchire chi la gestisce a spese di coloro che sono gestiti.
È ora di capire che la partecipazione popolare politica al potere non funziona. Gli eletti del popolo si vendono professionalmente.
Contro questa realtà, la stessa rivoluzione sarebbe inutile: storicamente non avvengono cambiamenti, riforme, la rivoluzione dal basso, per effetto del coordinamento popolare. Nemmeno con le rivoluzioni, che sempre hanno peggiorato le condizioni di vita dei popoli, oltre a farne morire buona parte, dalla rivoluzione francese a quella iraniana. Le rivoluzioni popolari ottengono solo di cambiare il padrone. La struttura e i rapporti non cambiano.
I cambiamenti nell’organizzazione socio politica avvengono invece per effetto di due principali fattori: cambiamenti geofisici, climatici e innovazioni tecnologiche, come la stampa, la radio, la bomba atomica. Le recenti innovazioni tecnologiche consentono un capillare controllo sociale in tempo reale quindi la riorganizzazione della società come allevamento informatizzato, con un fortissimo aumento del divario tra base e apice della società.
Sempre con uno sguardo alla storia, faccio presente che via via che la tecnica mette a disposizione del potere nuove e più potenti armi di controllo e sfruttamento della popolazione, il potere subito le pone all’opera; e la tecnica ora gli dà la possibilità di realizzare un controllo zootecnico, cioè anche biologico, anche genetico, sulla gente.
Faccio infine presente che, alla fine del secolo scorso, è avvenuta una rivoluzione socio-politica. Mentre Fino alla metà circa del secolo il potere politico era suddiviso territorialmente tra diversi stati e i meccanismi di potere e ricchezza richiedevano alle élite governanti di ciascuno stato di mantenere un rapporto di solidarietà interessata con il territorio e la popolazione di quello stato, nella seconda metà del secolo scorso l’automazione, l’intelligenza artificiale, la globalizzazione dell’economia e del potere politico hanno prodotto una radicale trasformazione, nel senso che oggi ormai il potere si è geograficamente unificato, per lo meno agli apici, e non ha più bisogno di singoli popoli specifici o di grandi masse di lavoratori, consumatori, combattenti, coloni. I popoli sono diventati intercambiabili, sostituibili, quindi superflui come pure i loro rispettivi territoriali. Era pertanto inevitabile che i popoli, particolarmente i lavoratori, perdessero forza di partecipazione e di contrattazione, quindi anche diritti e quote di reddito in favore del capitale finanziario dominante, che produce la cultura e il paradigma interpretativo unico ormai difficilmente contrastabile, perché chi lo contrasta o critica viene emarginato, oscurato, criminalizzato.
Marco Della Luna. https://marcodellaluna.info/sito/