LA CITTA’ di SAVONA è SPORCA ma…………

Il grande sviluppo economico della nostra città iniziava  a metà dell’800, quando i savoiardi Tardy & Benech avevano trovato in Savona la location ideale per insediare il loro progetto di fonderia, che avrebbe portato la nostra città nel novero delle città più industrializzate del nuovo Regno d’Italia.

La collocazione della fonderia, attigua al porto e a ridosso del Priamar, aveva dato sviluppo al porto stesso, dove venivano scaricati il carbone e i minerali ferrosi da fondere e trasformare in prodotti finiti, i quali venivano subito reimbarcati per l’esportazione oppure impiegati nella costruzione delle prime infrastrutture ferroviarie della penisola e delle prime industrie dell’Alta Italia, fornendo alla città di Savona ulteriori opportunità economiche: basti qui ricordare l’indotto fatto di decine di piccole industrie legate alla siderurgia che si erano insediate lungo Corso Ricci, fin su in tutta la Val Bormida.

Fonderia Tardy & Benech

Pertanto Savona nel 1800 diventava a pieno titolo una città industriale, la cui attività manifatturiera si basava su quelli che erano i minerali più importanti di quel tempo: il ferro e il carbone.

Finita l’era della siderugia e del carbone nei Paesi Occidentali, per ovvi motivi di costi ambientali che non erano più compatibili con i tempi moderni, occorreva una riconversione basata sulla sostenibilità e sull’innovazione.

In una città ligure come Savona, stretta fra le colline e il mare e quindi con poche grandi aree a disposizione per gli insediamenti produttivi, si liberava lo spazio enorme occupato dalla quell’industria siderurgica, che tanto aveva dato alla città, ma che aveva finito il proprio ciclo glorioso; per cui a Savona rimaneva un’immensa area accanto al porto ed una posizione geografica strategica, a un’ora da Montecarlo, due ore dalla Svizzera e Milano e due aeroporti nel raggio di 40 chilometri.

Oltre a ciò rimaneva una storia, una tradizione, una maestria tipica del popolo savonese, per cui fin dal 1400 gli Sforza di Milano avevano scelto Savona come area ideale per impiantare il loro più importante arsenale per costruire e riparare le Galee destinate a fronteggiare la flotta Catalana.

Forse non tutti sanno che dei tre arsenali sul mare voluti da Galeazzo Maria Sforza , quello di Savona produceva 30 galee di lunghezza fino a 45 metri, mentre quelli di Genova e di La Spezia  ne producevano la metà e di dimensioni  inferiori.

Yacht della wolly

Una parte degli spazi dell’area ex Italsider poteva essere destinata a ospitare aziende start-up innovative, legate alla ricerca e collegate al polo universitario nel settore delle energie, ma sopratutto al settore navale, in cui Savona aveva una tradizione centenaria. Per esempio in quegli anni la Wally Yachts, pioniera nella costruzione di scafi in fibre di carbonio, era presente nel nostro porto e ricercava spazi per produrre i suoi gioielli del mare.

Ci si trovava nell’ambiente e nelle condizioni ideali per creare quei meccanismi ad effetto leva economica che sono il segreto dei distretti industriali: esistevano molteplici piccole imprese che si erano create a supporto della grande industria siderurgica e che avrebbero potuto anch’esse riconvertirsi; esistevano abbondanti finanziamenti statali e comunitari all’uopo preposti; vi era abbondanza di tecnici che da oltre mezzo secolo  l’ITIS Galileo Ferraris sforna a decine ogni anno.

Studenti dell’Itis

Tutto questo era realizzabile perché vi erano tutti i presupposti per farlo, sia per la posizione geografica di Savona, sia per il contesto macroeconomico, che vedeva il settore della grande nautica crescere rapidamente: val la pena ricordare che il primo grande megaycht costruito nel mondo è stato fabbricato proprio qui a Savona negli allora cantieri  Campanella.

Cantieri Campanella

Savona, dunque, aveva le capacità e le aree per creare un distretto industriale legato alla nautica di lusso, come avveniva a Viareggio e a La Spezia e in tanti altri porti italiani ed europei.

Vi erano quindi tutti gli elementi che avrebbero aiutato l’economia Savonese a spiccare il volo: quello che purtroppo mancava era solo la volontà politica, vale a dire una buona amministrazione della città, guidata da una visione vincente del futuro, come invece esisteva in altre città litorali di tutto il nord Mediterraneo.

Crescent e carcere di Ventotene

Di conseguenza, a Savona sulle aree industriali si costruiva un multi-palazzone, il cui unico valore era dato da quella “vista a mare” che veniva, per contro, tolta ai palazzi ottocenteschi situati appena a ridosso del porto antico. Si distruggeva così non solo un tessuto industriale, ma si rinunciava al patrimonio costituito dai giovani tecnici savonesi, i quali gioco forza emigravano altrove, impoverendo ulteriormente la città di popolazione giovane  e di risorse umane e finanziarie.

Tutto questo è stato il frutto prodotto dalle politiche ventennali di governi della peggiore sinistra  della storia savonese, mentre, al contrario, quella dei tempi miei (anni ‘60) valorizzava gli operai, i tecnici e la ricerca nel campo tecnico e non usava la “cultura” come foglia di fico per poter fare altro – leggi: speculazione edilizia.

Per quella  sinistra di pseudo intellettuali, una Savona non più industriale, non più produttiva andava  benissimo, per cui, aver costruito palazzi su terreni dove prima esisteva un’industria  che aveva arricchito la città è stata una cosa normale: e così la Savona industriale è stata cancellata tout court.

Ho potuto io stesso constatare, durante la mia partecipazione per 5 anni al Consiglio Comunale, che di economia non si è mai parlato, se non per le solite situazioni di emergenza, peraltro dovute sempre agli errori di quei tempi;  in questa campagna elettorale lo slogan del candidato Russo “Partiamo dalla cultura” bene si presta a essere nuovamente la solita classica foglia di fico.

Istituto Nautico Leon Pancaldo

Ma quale cultura possono portare quelli che hanno costruito i garages scavando e distruggendo i resti del vecchio arsenale sforzesco del 1400, o che hanno cancellato un presidio storico-culturale come l’Istituto Tecnico Nautico Leon Pancaldo, fondato nel 1856, prestigioso istituto fondato  prima ancora della presa di Roma?

Quale cultura e quale turismo  può portare il partito del sindaco che ha avvallato se non promosso  la costruzione  dell’ orrendo parallelepipedo, stile carcere di Ventotene, chiamato Crescent , quando nell’era totalmente industriale e non turistica di Savona, altri Sindaci, non irriverenti verso la loro città e le sue tradizioni architettoniche ma sensibili al bello e rispettosi della cultura, costruivano il palazzo delle Palle di Corso Italia?

Palazzo delle Palle

Che turismo si può portare in una città dove la politica  dei supermercati della sinistra ha snaturato il centro storico, dove i negozi tipici hanno chiuso per lasciare lo spazio a bengalesi, che vendono cianfrusaglie cinesi; che turismo si può attuare se, nell’attuale Consiglio Comunale gli stessi consiglieri della  sinistra, che si candidano oggi , hannno  tentato ancora recentemente di fare aprire kebab e ristoranti “etnici” nel centro storico, tentativo  fortunatamente non riuscito grazie alla ferma opposizione della maggioranza del centro destra?

Le scelte sbagliate sulla modernizzazione delle infrastrutture portuali e l’eliminazione del  tessuto produttivo della città hanno di fatto trasformato la seconda città d’Italia per ricchezza pro capite degli anni ‘60 a città assistita a livello di molte realtà meridionali, nonché enormemente abbruttita rispetto alla città ottocentesca industriale che i nostri avi ci avevano lasciato.

Tutto ciò è  avvenuto nei vent’anni precedenti la nostra amministrazione, quando hanno governato quelle  sinistre della storia savonese che hanno lasciato, oltre a una montagna debiti, terra bruciata.

La città è sporca, indubbiamente può e deve essere migliorata e questo è fattibile; purtroppo non altrettanto si può fare per le brutture e per la povertà derivanti dalla distruzione del tessuto economico savonese, avvenuto con il puntuale voto favorevole di gran parte di quelli che oggi si presentano come verginelli e pontificano, parlando di cultura e turismo.

Per tutti questi motivi, oggi più che mai per i Savonesi deve valere il monito di Tucidide (431 a.C.):

“Bisogna conoscere il passato per capire il presente ed orientare il futuro”

Silvio Rossi. Consigliere uscente, Gruppo Savona Capoluogo

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