Ipocrisia savonese

L’INTERVENTO/
TURISMO O INDUSTRIA 
IPOCRISIA SAVONESE
Dopo anni di manipolazione idelogica sulla vocazione turistica della città, riappare una parola che dagli anni ’90 pareva cancellata dal vocabolario.
 Passare dagli spot pubblicitari ad un autentico progetto di sviluppo

L’INTERVENTO/
TURISMO O INDUSTRIA 
IPOCRISIA SAVONESE
Dopo anni di manipolazione idelogica sulla vocazione turistica della città, riappare una parola che dagli anni ’90 pareva cancellata dal vocabolario. Passare dagli spot pubblicitari ad un autentico progetto di sviluppo
 

Quali sono, secondo le indicazioni della stampa locale, gli obiettivi strategici dell’economia savonese in questo 2011 e negli anni a venire? A giudicare da ciò che si è letto nelle interviste a diverse personalità si possono individuare due indicazioni di prospettiva: la prima è la realizzazione della piattaforma della Maersk e la seconda è l’ampliamento della Centrale di Vado. Si tratta di proposte molto discusse (e discutibili): non è però di questo che intendo parlare. Il fatto nuovo che emerge è un altro: si tratta di due obiettivi di tipo industriale. Industria è tornata ad essere una parola pronunciabile nel nostro territorio.

Si pone su un piatto della bilancia il lavoro, l’occupazione stabile, la produttività degli investimenti. Sull’altro piatto si pone il rispetto dell’ambiente, la salute pubblica. Scenario e polemiche già visti. Tuttavia i due obiettivi indicati sono posti con forte determinazione come fondamentali e prioritari. Non sono questioni di poco conto.

C’è però qualcosa che non torna e che andrebbe chiarito. Dal 1990 circa fino a pochi mesi fa, le parole industria, vocazione industriale, erano state abolite dal vocabolario quotidiano del nostro territorio, sostituite da un tambureggiante, insistito bombardamento mediatico sulla vocazione turistica di Savona. Ogni chiusura di fabbrica se non era salutata da fuochi di artificio poco ci mancava. A Savona, poi, la trasformazione dell’Omsav (ex Italsider, ex Ilva) in zona residenziale è stata il risultato di una incalzante pressione della quale i giornali locali sono stati un amplificatore potente.

Gli obiettivi erano: più turismo, più servizi, più posti barca. Basta con l’industria. La deindustrializzazione è stata un lungo processo al quale, nella fase finale, è stata data una robusta accelerazione. Ricordiamo titoli di giornali in cui autorevolmente si sosteneva (senza temere il ridicolo) che Savona sarebbe diventata come Cannes o Nizza. Abbiamo subito per molti anni una complessa e sottile opera di manipolazione ideologica; sono stati sparsi a piene mani fumi e fumisterie sulle potenzialità turistiche.

Tra l’altro è di questi giorni la notizia che sta, forse, finalmente, esaurendosi la spinta propulsiva a favore, in modo indiscriminato, dei porti turistici ovunque, dovunque, e sempre con il doveroso contorno di sostanziose volumetrie edilizie: un’altra illusione non realistica, ma capace di produrre danni certi a fronte di interessi pubblici alquanto modesti.

E’ bastato vedere qualche nuovo ristorante o bar (vedi vecchia darsena) per inneggiare ad un nuovo modello di sviluppo. Abbiamo letto che si parlava, senza misurare le parole, di un “rinascimento” di Savona e via enfatizzando e gonfiando.

Cosa è successo di veramente significativo in questo senso e in questi quasi vent’anni? Si sono raggiunti obiettivi significativi correlati e proporzionati ai sogni che si proponevano? Non mi pare proprio!

Savona continua ad ospitare i croceristi con la stessa inesistente e gelida accoglienza; i nuovi interventi nella darsena non hanno di fatto mutato le abitudini dei savonesi né costruito un nuovo significativo polo urbanistico; il comparto turismo è condizionato ancora dalla cronica mancanza di infrastrutture; la qualità ed economicità dell’offerta continua a galleggiare sui vecchi standard; non c’è stato un cambio di marcia visibile e significativo.

E ora, infatti, si deve riparlare di industria; è un ritorno di serietà dopo che si è dissolto il fumo nel quale è stata avvolta la politica edilizia degli ultimi anni od è un ulteriore esempio di manipolazione ideologica? Questo è il vero nodo del problema. C’è stata una conversione frutto di analisi serie, una rimodulazione di obiettivi, un ridisegno complessivo dell’economia savonese?

Poiché alcuni dei soggetti istituzionali che ci raccontavano delle magnifiche sorti progressive legate al turismo sono gli stessi che oggi ci danno come scontato l’improvviso mutamento di indicazioni, viene naturale chiedersi che livello di fiducia può avere un savonese che, affidandosi per capire il suo futuro ai soli media locali, non può che dubitare di essere nuovamente oggetto di una manovra manipolativa.

Occorre superare decisamente e seriamente la fase degli spot pubblicitari, illusori e pieni di false promesse. E’ la realtà che ce lo impone: oggi, certamente, la situazione è più grave; il lavoro manca, le prospettive sono incerte; per i giovani questo comprensorio è ingrato e spietato e spesso, se possono, ne fuggono.

Non si può vivere di bluff e incertezze; la prospettiva di cercare occupazione stabile e solida è così vitale che riparlare di industria appare inevitabile. Ma, ciò che manca, è la politica, è la cultura politica, quelle vere che sanno affrontare i nodi, indicare le prospettive nel medio e lungo periodo. Occorre valutare seriamente le scelte, i prezzi che si pagano, e gli obiettivi che però si possono raggiungere.

Il turismo era (ed è) una cosa troppo seria per essere semplicemente usato come un cavallo di Troia per realizzare qualche progetto edilizio. Lo stesso vale per l’industria. Si può certamente vivere dell’uno, dell’altra o di entrambi. Il problema è fare scelte in modo serio guidati dalla competenza e dalla affidabilità.

Ciò che oggi sconcerta è che in assenza di sedi politiche e culturali qualificate il cittadino medio non sa di chi e come fidarsi, soprattutto quando gli input proposti dai media appaiono prevalentemente finalizzati a creare consenso piuttosto che ad informare puntualmente.

Davanti a queste contraddizioni che nascono dalla prevalenza di interessi di gruppi è difficile comprendere e delineare un vero progetto di sviluppo; si ha tristemente la sensazione che si viva alla giornata e anziché seguire linee di sviluppo definite nel medio e lungo termine si cerchi di galleggiare, assecondando le spinte che di volta in volta si propongono all’attenzione con più forza. Il cittadino ha la sensazione di essere sballottato di qua e di là, senza capire il perché o capendolo sin troppo bene.

Sergio Tortarolo   Ex sindaco di Savona

 13 marzo 2011

(Da AuserSavonaNotizie)

 

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