Io e IA [Il Flessibile]

Mi sono lasciato convincere.
Un noto social network mi ha suggerito di provare un’applicazione che – facendosi forza dell’Intelligenza Artificiale – avrebbe realizzato gratuitamente una serie di avatar con le mie fattezze.
Eseguo et voilà!

Lo smartphone mi dice di attendere alcuni minuti.

Se penso che dietro gli studi e le creazioni dell’IA ci sono milioni di cervelli in carne ed ossa che mettono in gioco il proprio talento, sento un misto di soddisfazione e di disfatta.
Era bello, da ragazzi, seguire i telefilm di fantascienza che descrivevano il duemila come un’epoca imminente e magnificente.
Era avventuroso, da ragazzi, leggere romanzi che narravano futuri mondi da conquistare con ansiosa rapidità.

Erano scenari a cui aspiravamo e che contrastavano con i fumetti di cowboy ed eroi che contavano sulla propria forza, così umana e muscolare.
Quest’ultimo lustro ha subito un’accelerazione ulteriore.
Oramai siamo proiettati davvero in quei mondi, ci stiamo navigando all’interno e viviamo un’incertezza molteplice. Le domande mi si sprecano in testa.

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Riusciremo a migliorare la qualità della vita?
Riusciremo ad accorciare le distanze tra le ricchezze e le povertà del pianeta?
Saremo in grado di gestire le Intelligenze Artificiali?
Oppure ne saremo sopraffatti?
I rapporti tra flora e fauna, tra mari e terre, tra uomo e ambiente verranno riequilibrati?
Oppure avremo la reale necessità di trovare spazi vivibili sui pianeti viciniori?
Questi e altri quesiti si presentano.
E non trovo risposte.

Ecco.
Sei minuti netti e sul display compaiono i files da scaricare.
Procedo felice.
Scarico e sfoglio le foto.
Non mi riconosco, quello non sono io.
In ciascuna foto c’è qualcosa che ricorda qualcosa di me: l’occhiale, il naso, lo sguardo, il taglio della bocca, il profilo, il lobo dell’orecchio; ma per il resto non mi riconosco affatto.
Credo che se mi presentassi con quelle sembianze non mi riconoscerebbe neppure quel vicino di casa distrattissimo, quello che vedo solamente una volta all’anno durante l’assemblea condominiale.

A quelle domande non troverò mai risposta, ne sono sicuro.
Sono quelle domande che da sempre l’uomo, in ogni epoca storica, si fa e non si dà pace cercando una risposta che troveranno solamente due secoli più avanti i cittadini del futuro. Scienziati, filosofi e pensatori che speculeranno sulle nostre esistenze passate scrivendo libri e girando documentari.
Chissà che costoro non saranno migliori di noi.
O semplicemente più intelligenti artificialmente.

 

Dario B. Caruso da Corriere AL

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