Intellettualandia – Il critico letterario elitario

Benvenuti a Intellettualandia
La rubrica settimanale che esplora, con spirito caustico e sorriso sarcastico, il magico mondo degli intellettuali.

Ogni domenica apriamo le porte di questo strano luna park del pensiero per presentarvi una figura simbolica del nostro tempo: non mancheranno filosofi assorti, politologi infallibili (a posteriori), sociologi multitasking, storici ossessionati dal passato e ogni altro esemplare della specie intellectus sapiens, quella che parla difficile per non farsi capire.
Non si offenda nessuno (o almeno si offenda con stile): Intellettualandia non vuole demolire, ma semplicemente smontare e osservare — con la lente del buon umorismo — i tic, i vezzi e le pose di chi si prende sempre molto sul serio. Questa settimana:

 Il critico letterario elitario

Lui non legge libri: li decifra.
Non apre romanzi, li squarta.
Non recensisce: sentenzia.
È il Critico Letterario Elitario, supremo giudice delle lettere, alto sacerdote del verbo colto, nemico giurato dei bestseller e degli scrittori “che piacciono”.

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Per riconoscerlo basta ascoltare: usa espressioni come “decostruzione del soggetto post-borghese”, “fallacia della narratività convenzionale”, oppure “potenziale eversivo del frammento”. Tutto ciò, ovviamente, riferendosi a un romanzo di 90 pagine scritto da un esordiente afgano autodidatta e pubblicato in sole 4 copie fotocopiate a mano.

Il suo passatempo preferito?
Sputare sull’ignoranza del pubblico. Se un libro vende, è automaticamente una porcheria. Se un autore è leggibile, è commerciale. Se una trama si capisce, è “troppo lineare”.

Ogni volta che qualcuno osa nominare Calvino, Pasolini o Sciascia, lui alza il sopracciglio e mormora con sufficienza:
«Mah… troppo canonici».

Ama i romanzi scritti senza punteggiatura, possibilmente in lingua inventata. Il suo eroe? Un poeta serbo sordo, morto in esilio, i cui versi “esplorano il silenzio come grido politico”.
Non l’ha mai letto nessuno, ma è fondamentale.

È onnipresente nei festival letterari più esclusivi, dove interviene con domande incomprensibili a cui risponde da solo. Nei social frequenta solo gruppi chiusi in cui si discute se il minimalismo sloveno abbia o meno influenzato l’aforisma francese post-68.

Vive nel culto della nicchia nella nicchia.
È un eremita dell’eccellenza, ma in pubblico.
Detesta tutto ciò che sia pop, popolare o, peggio ancora, populista. Anche quando fa finta di parlarne, è solo per liquidarlo con l’etichetta infamante:
«letteratura da supermercato».

Non legge mai nulla per il piacere di leggere. Solo per poter dire cosa non va.

E se un giorno dovesse sorridere leggendo un libro…
…beh, lo rinnegherebbe pubblicamente in una postfazione a pagamento.

L’ esploratore di cervelli complicati

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