INFILTRAZIONI, CONVULSIONI E ROTTAMI

INFILTRAZIONI, CONVULSIONI
E ROTTAMI

INFILTRAZIONI, CONVULSIONI E ROTTAMI

 A quanto pare  il Palazzo della cosiddetta seconda Repubblica poggiava già  su un terreno paludoso ed è stato  edificato con materiali così scadenti che vistose crepe ne percorrono la facciata e pezzi interi si staccano dai piani alti mettendo in serio pericolo chi si trovasse a passare sotto i suoi cornicioni.

Eppure sembrava così ben costruito e ornato, con i suoi nuovi pilastri basati saldamente sulla virtù civile e communicativa di un imprenditore di successo, di un geniale leader del popolo padano e di un erede della migliore tradizione della destra italica evolutosi in senso democratico e costituzionale! Possibile che siano bastate poche infiltrazioni di liquami tossici, qualche mariuolo e qualche spesuccia fuori controllo a minarne le fondamenta? Eppure ormai non ci sono più dubbi: persino la Diocesi di Milano ha preso posizione denunciando sull’Avvenire di domenica 21 ottobre – tramite monsignor Luca Bressan, vicario episcopale – “Il fenomeno di una corruzione sempre più dilagante come pure le tracce di infiltrazioni di una criminalità organizzata sempre più diffusa in tutta la nazione…”. Cioè senza distinzioni territoriali o geografiche, quindi dilagante anche nel  Lombardoveneto, e non più solo nel Regno delle Due Sicilie! Ma come è potuto accadere un simili disastro? Vuoi vedere che se l’imprenditore virtuoso, il leader padano e l’erede di Almirante avessero avuto carta bianca dai Presidenti della (prima) Repubblica e dai post-comunisti riciclatisi sotto mentite spoglie prima come Pds, poi come Ds e, infine, con qualche difficoltà interna, come Pd, ora non saremmo giunti a questa débacle eticopolitica? Ma il vicario episcopale non usa mezzi termini: questi segnali di degrado “vanno letti non soltanto come segni dell’indebolimento del codice di moralità di singoli attori (dice proprio così: attori!) della politica – segnale di un degrado morale da condannare e combattere – ma più profondamente come il campanello d’allarme che annuncia il grave stato di crisi del sistema politico nel suo insieme…”. Dunque è proprio tutto il sistema politico che non tiene più, e non tiene più perché non riguarda solo alcuni “singoli attori”, ma, verrebbe da dire, tutto il teatro, o lo spettacolo, o il mercato della politica, in quanto si tratta di “degrado sistemico”.

Monsignor Bressan
Ma allora, se il degrado è sistemico, tutti gli “attori” che compongono il sistema ne sono ugualmente responsabili? E’ questa la tesi di monsignor Bressan, idest dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola?  Vediamo: “Gli scandali delle ultime settimane possono essere interpretati come l’ennesimo segnale di una politica che ha smarrito la sua vocazione originaria: essere lo strumento, attraverso il buon governo, della custodia e della difesa del bene comune, e soprattutto della tutela dei diritti dei più deboli…”.

 Quale politica ha smarrito la sua vocazione originaria? Neanche qui monsignor Bressan usa mezzi termini: “Sempre più la sfera della politica coincide con l’azione dei partiti e questo ha innescato una spirale di deleghe del bene comune ad un settore autonomo , che si è via via costruito come un mondo a parte, autoreferenziale e sempre meno soggetto a regole e a controlli…”. Ora domandiamoci: quale parte politica ha mostrato maggior insofferenza alle regole e ai controlli? Quale parte politica si è mostrata meno sensibile alla tutela dei diritti dei più deboli (cioè degli ultimi, come gli immigrati)? Inoltre, come se tutto questo già non bastasse, “il degrado valoriale ha privato la nostra vita sociale quotidiana di un bene essenziale: la capacità e la volontà da parte di ognuno di interessarsi del bene di tutti, collaborando in modo diffuso e gratuito alla costruzione di un’azione politica che fosse il frutto della società nel suo insieme”. L’azione politica come frutto della società nel suo insieme? Che idea peregrina è mai questa? Monsignor Bressan, non mi vorrà per caso suggerire che non ha tutti i torti Nichi Vendola nel voler riequilibrare le disequaglianze tra chi ha troppo e chi ha troppo poco in questa società dominata dai finanzieri e dai banchieri? Non lo sa che, in regime di libero mercato, è bene che i deboli soccombano e i più adatti e intrprendenti (o i più  furbi) è giusto che vincano? Eppure lei sostiene che a questo “impoverimento della vita sociale corrisponde un impoverimento di valori nel singolo individuo, sempre meno capace di riconoscere le sue responsabilità personali nella costruzione del tessuto sociale, e tentato di operare una lettura del legame sociale in termini di pura utilità e di mero profitto…”. Insomma, monsignore, lei, in nome del bene comune, vorrebbe sovvertire le sacre leggi del mercato? E poi, sa, la politica se non è lotta per il potere, che cos’è? Vediamo ora come si dilaniano in lotte intestine i due maggiori schieramenti politici! E per che cosa si dilaniano? Per il bene comune? Vedremo. Certo è che una di queste parti, essendo rimasta senza leader carismatico, dovrà rifondarsi in fretta. Come? Con le primarie?  E perché non scegliere come suo nuovo leader il giovane e battagliero sfidante di Bersani? Rottamerebbe in un colpo solo la nomenklatura del Pd e quella pidiellina.

Non è un’idea geniale? Sì, e poi? Se la vedrebbero tutti con  Beppe Grillo…

 FULVIO SGUERSO

 

 

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