Inchiesta di Altroconsumo-Ecodom
Buona parte degl elettrodomestici che buttiamo
vengono rivenduti sottobanco
|
Altroconsumo – Ecodom
Gli elettrodomestici che buttiamo vengono rivenduti sottobanco
Secondo un’inchiesta di Altroconsumo ed Ecodom (il consorzio per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici), in Italia il 39% lavatrici, frigoriferi, asciugatrici, congelatori, forni ecc. che vengo dismessi non prendono la strada verso gli impianti di trattamento ma finiscono in impianti non autorizzati.
Un mercato parallelo, che ritira il vecchio elettrodomestico, lo risistema, lo rivende o ne rivende i pezzi utili a sistemare altri elettrodomestici. Sarebbe un’ottima iniziativa visto che si parla tanto di ambiente, di rispetto del pianeta se tutto ciò venisse fatto in modo legale. Per scoprire cosa inceppa il meccanismo, Altroconsumo e Ecodom hanno coinvolto 200 cittadini che erano in procinto di cambiare il vecchio elettrodomestico. All’interno di ogni apparecchio (tra frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, congelatori e asciugatrici), hanno inserito un trasmettitore satellitare, che ha permesso di seguirne ogni spostamento. Quattro su dieci non sono arrivate nell’impianto autorizzato per trasformarli di nuovo in materie prime. Il cittadino per smaltire un rifiuto elettronico (i cosiddetti raee) ha due possibilità: il ritiro da parte degli addetti del Comune, oppure il servizio di ritiro da parte del negozio presso cui acquista il nuovo apparecchio. La prassi corretta vuole che gli elettrodomestici da buttare siano consegnati nell’isola ecologica o nei luoghi di raggruppamento previsti per i negozi. Dopo una sosta in queste piazzole, il raee dovrebbe essere destinato a un impianto di trattamento per il riciclo, invece buona parte di esso finisce in una serie di destinazioni parallele, come rottamai, abitazioni private, parcheggi, magazzini anonimi o mercatini dell’usato. Alcuni elettrodomestici infatti, divenuti rifiuti vengono rivenduti come usato, senza garanzie di sicurezza e tanto meno di affidabilità. Il tutto in assenza di controlli. Nell’inchiesta è emerso che su174 apparecchi geolocalizzati, solo 107 hanno raggiunto l’impianto di trattamento atteso. Secondo gli autori dell’inchiesta i risultati dimostrano che a fronte di un quadro normativo favorevole all’economia circolare e al recupero delle materie prime, ci sono ancora vaste sacche di illegalità e si spera che la ricerca possa dare indicazioni chiare sulle misure legislative da adottare per far emergere i flussi sommersi.
T.S. |