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  Una politica ottusa non ha saputo apprezzare

 un patrimonio di tutti i vadesi
COME E’ NATO IL SEGNONEWS
E COME HA CHIUSO
La presentazione di Mario Muda, la chiusura di Andrea Ghiazza

 Una politica ottusa non ha saputo apprezzare un patrimonio di tutti i vadesi

COME E’ NATO IL SEGNONEWS  E COME HA CHIUSO
La presentazione di Mario Muda, la chiusura di Andrea Ghiazza
 

COME E’ NATO IL SEGNO

Pubblicato Sabato, 09 Giugno 2012 15:01

Scritto da MARIO MUDA

UN LABORATORIO PER I GIOVANI

Quando il sindaco di Vado Ligure mi ha chiesto di costruire un progetto d’informazione per il Comune di Vado Ligure non avevo la minima intenzione di accettare.

Ero andato per una doppia cortesia. Un amico, preoccupato per una certa balbuzie istituzionale del Comune mi aveva sollecitato, quantomeno a dare qualche consiglio. Avevo accettato senza problemi. Mi era simpatica la giunta, condividevo le scelte, ma la mia vita era (ed è) un’altra.

Durante il colloquio con Attilio Caviglia ho notato due cose.

La prima che il televisore della sala giunta aveva il decoder. In altre amministrazioni con l’arrivo del digitale ne hanno approfittato per rinnovare, oltre la decenza, la dotazione di apparecchi TV.

La seconda che il sindaco, quando ha notato la luce accesa nella stanza di fronte a quella dove stavamo chiacchierando, e non c’era nessuno, si alzato ed è andato a spegnerla.

Ho capito subito che mi ero fregato.

Nella mia città molti assessori si muovono in taxi, quando vanno alle riunioni lo lasciano in attesa. Gli enti dello spreco fanno maxi-gite per far vedere a tutti i funzionari come si mette il gran pavese di vaniglia sulle torte e qui il sindaco fa le trasferte con un panino.

Mi sono detto: questa è gente con la quale potrò anche litigare, ma della quale non mi dovrò vergognare.

Ok, signor sindaco. Me ne occupo. Ma a certe condizioni: voglio insegnare a dei giovani come si fa il giornalista, voglio cercare di costruirgli un percorso. Se ci riesco, in futuro, l’informazione istituzionale la gestiranno loro. Io non pretendo un centesimo, se ci sono o arriveranno dei soldi devono essere –tutti- per questi giovani.

Mi rimbombavano nella testa le migliaia di euro di qualche mio collega che con una pensione migliore della mia rastrella in collaborazioni con enti pubblici quanto servirebbe a far vivere decentemente almeno tre neo-giornalisti.

Affare fatto.

Se il progetto ha potuto svilupparsi concretamente e in modo così straordinario lo si deve soprattutto a una persona. Simona Simonetti, il tecnico che ha realizzato la piattaforma multimediale, il sito che state leggendo. Simonetta ha aderito prima per l’impegno politico ed etico che la contraddistingue e poi, ma siccome ha un caratteraccio e non lo ammetterà mai, anche perché ha cominciato davvero a divertirsi. Forse la prima ad essere entusiasta e a stupirsi è stata proprio lei. No, non sono stati mesi facili per Simonetta. Lei ha superato la malattia che l’aveva aggredita combattendo con forza e ironia, concedendoci il maggior tempo di cui disponeva fra una chemio e l’altra. Sdrammatizzando un dolore o sminuendo la fatica. Ha lavorato tantissimo, una fatica disumana, se pensiamo alla sofferenza. E lo ha fatto gratuitamente perché credeva in questa idea e nelle sue finalità: aiutare i ragazzi e la giunta di Vado Ligure, la città di Vado Ligure. Non parole, vuoti proclami.


 

I miracoli sono stati due. Il primo, lei che è tornata più grintosa in prima linea, la seconda questo sito, realizzato senza costi, pescando nell’universo di internet, gratuitamente.

Si parla sovente di enti pubblici, di demotivazione, di disimpegno. Nella mia esperienza vadese ho avuto la dimostrazione che sono le persone a fare la differenza. Norma Tombesi, il vicesegretario generale del Comune ha sposato questo progetto sminando il territorio oscuro della burocrazia, sostenendoci lungo gli angoli bui del labirinto amministrativo, incitandoci quando due mondi così diversi rischiavano di collidere. E’ andata oltre il proprio ruolo e questo svela un’altra delle particolarità positive di Vado Ligure.

I ragazzi della redazione sono arrivati scelti dalla Provincia di Savona, grazie alle work experiences e attorno a loro si è coagulato un gruppo di persone chi di Vado Ligure, chi del circondario, che avevano voglia di partecipare al progetto. Non sempre sono state giornate positive. In qualche settore abbiamo trovato diffidenza, resistenza, persino un sottile boicottaggio. Ma se qualcuno rifiuta di collaborare pensando a chissà quali oscure manovre propagandistiche, c’è anche chi si aderisce al progetto con simpatia e competenza.

Date un’occhiata ai video della Pinacoteca e a come Donatella Ventura ci invita con bravura a condividere quel piccolo scrigno di meraviglie che sono le opere di Villa Groppallo. Ovvio che c’è stato anche chi ha sbirciato, annusato l’aria e poi si è defilato. Succede sovente, ma in questi progetti non conta tanto chi parte quanto chi arriva.

Davide Rizzo è stato il primo ad aderire all’idea, assoldato al bar, era inverno e non avevamo ancora né un’idea né un ufficio. Mi ha stregato con le sue foto e mi ha convinto che esiste un grande patrimonio di talenti che per scelte di vita e diversa fortuna non ha potuto esprimersi al meglio. Guardate le sue foto, poesia, tecnica, un sortilegio. Gustatevi gli scatti della città. Ma è davvero Vado? Mi ha chiesto qualcuno. Certo, anche leggendo alcuni articoli di Arianna, pilastro della redazione, e dei due Marco, il gruppo di fuoco che ha dato ossatura e forza alla struttura del sito, viene spesso da chiedersi, ma è davvero Vado? Certo! Ed è la Vado vera, quella che abbiamo dimenticato di guardare meglio, quella che dobbiamo osservare con la testa e con il cuore. La Vado delle idee e dei talenti. Una per tutti (avrà sicuramente successo) è Alice Ferrari, l’art director.

“Se accetto? Ma sicuro, vivo proprio sotto le ciminiere di Vado, vengo di corsa”. La sua grafica ha reso diverso e particolare il nostro giornale. Un piccolo gioiello che molti già ci invidiano.

Così, uno dopo l’altro (Linda, le Anna, le Silvia, accidenti, tutti a nomi accoppiati…) sono arrivati tanti giovani, hanno trovato il loro spazio e ci hanno aiutato a costruire il segno. Lentamente in molti sono entrati a far parte del progetto, persino dal Campus dell’Università di Savona ed ora viaggiano con noi a pieno ritmo. Ma anche professionisti collaudati come Davide che ha messo a disposizione la propria esperienza per aiutarci a superare le sabbie mobili di certe “ritrosie” informative.

Mi hanno sorpreso e divertito i due videomaker Silvio e Michele quando stavano realizzando i filmati per la Pinacoteca, con la loro valigia di attrezzature, scanzonati e sereni, a vederli non riuscivi a capire se erano turisti curiosi, surfisti spiaggiati o artisti finiti lì in mezzo per sbaglio. L’importante è stato che, alla fine delle riprese, erano entusiasti perché avevano avuto un’occasione importante: venire a contatto di una realtà sconosciuta, realizzare un servizio mai fatto prima. Loro a chiedermi di fare ancora dell’altro, che il progetto li stava intrigando da matti. Adrenalina…

Abituato a legioni di giornalisti sempre scazzati, preoccupati solo dagli stipendi e dai confronti di carriera ho cominciato ad apprezzare davvero gli entusiasmi di Giada che arriva poco più che ventenne con un libro già pubblicato, ma la voglia di dare le priorità ad altre tecniche di scrittura, Federico che insegue la fine di un fumetto, ma prima viene la scuola.

Insomma ci siamo accorti che il nostro laboratorio stava funzionando alla grande sotto il profilo umano e della costruzione dei rapporti. Poi, in questi giorni, i primi contatti e già qualche richiesta di collaborazione esterna, per nuovi progetti e altri media. Segnali piccoli, ma importanti, le avvisaglie concrete che siamo sulla strada giusta.

Fuori gli ingegneri del marzapane continuano, ahimé, a costruire i loro sogni di costose fantasie, questi ragazzi con la fragile vetrina de il segno, hanno cominciato a realizzare qualcosa di concreto che gli garantisce spazio, fiducia, occasioni. Non hanno parenti illustri e titolati, né rientrano in accordi di loggia come accade per molti enti, ma hanno voglia di lottare e stanno imparando.

Non si piazzano solo per il cognome.

Ovvio, non sono successi tondi, ma il segno li aiuta a scegliere, ad annusare meglio quale strada inseguire, quale sogno cullare per il futuro.

Il percorso, sicuramente, sarà molto lungo e difficile, dannatamente in salita. Però determinazione, grinta, voglia sono quelle dei giovani ed è giusto aiutarli, spingerli e, per quel poco che so fare, anche guidarli. Sono bravi e sicuramente vinceranno. Credo che, davvero, le cose stiano funzionando e, molto prima di quanto avessi creduto. Come avevo previsto, la mia poltrona già vacilla.

Sono il primo, io, ad esserne felice. Ovviamente.

MARIO MUDA

COME HA CHIUSO

 

Pubblicato Martedì, 21 Aprile 2015 15:57

 
Scritto da ANDREA GHIAZZA
 
 
 
 IL SEGNO? L’ABBIAMO LASCIATO

Questo, forse, è l’articolo più difficile che io abbia mai scritto. Chi mi ha preceduto alla direzione del giornale mi ha sempre insegnato che la “notizia”, ciò che più vale la pena di essere sottolineato, deve essere scritta nelle prime cinque righe di ogni articolo. Per questo parto dal fondo, dai ringraziamenti.

Grazie a chi ogni giorno ci ha letto, grazie a chi ha costruito con noi questo sogno, grazie a chi ci è stato vicino sempre nei periodi più sereni così come nelle difficoltà. Un grazie e un abbraccio ai precedenti direttori: Mario Muda e Raffaele Di Noia. Il viaggio è stato possibile anche grazie a loro che ci hanno tenuto la mano per lungo tempo e ci hanno fornito gli strumenti per imparare.

E un grazie anche a noi: a chi ha visto nascere questa avventura e l’ha cullata nel cuore e nella mente ma anche a chi è arrivato solo poche settimane fa e ha subito sposato il progetto.

Grazie soprattutto alla nostra passione chiave di lavoro e di vita.

Grazie a chi ci ha bonariamente maledetto, grazie a chi ci ha messo la faccia.

Grazie all’Amministrazione precedente, la giunta Caviglia, che ha dato la possibilità ad un gruppo di giovani di affacciarsi al mondo dell’informazione e di realizzare insieme un laboratorio di giornalismo.

Grazie anche all’Amministrazione Giuliano, insediatasi a maggio 2014, per aver provato con i propri mezzi a supportare il nostro lavoro, cercando risorse che, come tutti noi ben sappiamo, in questo periodo di profonda crisi locale e nazionale è sempre più difficoltoso trovare. Purtroppo nemmeno la richiesta di un giornale allargato, con il supporto di altri Comuni, è andata a buon fine.

Sappiamo anche quanto grave e complessa sia da gestire la situazione lavorativa vadese, di cui noi non rappresentiamo che una piccolissima parte. 
Sappiamo infine come la nostra realtà sia nata privilegiata: nessun Comune ligure, nemmeno il capoluogo Genova, guidato da Marco Doria e dalla sua giunta giovane e aperta alle innovazioni della comunicazione, ha a disposizione una testata giornalistica.

Ma con la sola passione, anche quella più irrefrenabile, non si campa. Mi trovo quindi a scrivere queste righe che mai e poi mai avrei pensato di dover mettere nero su bianco. Siamo arrivati al capolinea e ci apprestiamo a scendere noi prima che il controllore ci inviti a farlo. Ce ne andiamo di nostra scelta a malincuore dopo oltre due anni di strada percorsa insieme piena di fermate tra salite e discese. Ma lo facciamo decisi che la direzione intrapresa sia quella giusta per tutti.

Soprattutto perché un anno di promesse e vane speranze è fatto di 365 lunghi giorni, che sono trascorsi in un susseguirsi di richieste di chiarezza e coraggio all’Amministrazione per metterci di fronte a quella realtà che piano piano si stava delineando. Richieste a cui sono arrivati, di ritorno, rinvii, risposte vaghe, comunicazioni per vie traverse e mai ufficiali e promesse a lungo termine a cui ci siamo aggrappati con speranza. Sappiamo quanto un primo cittadino possa essere impegnato, tuttavia ci ha sorpresi la sua unica visita in redazione: quella per l’intervista pre-elettorale. La situazione non è stata certo diversa per tutti i membri della giunta.

Visti i tagli siamo stati disposti a “barattare” la prestazione di servizio in cambio del comodato gratuito della sede ma non siamo disposti a oltrepassare un ultimo limite. Limite che si chiama rispetto.


Gli scorsi giorni è arrivata una sorpresa: continuare il servizio alle condizioni di zero euro di contributo per il lavoro, comodato d’uso della redazione e rischio di pagamento a nostro carico delle bollette e dei costi d’utenza. Tutto questo ci è stato detto dalla segreteria, nessuna comunicazione diretta da parte della giunta. La crisi sul territorio è talmente forte che addirittura costringe il Comune a richiedere il pagamento delle utenze a chi già lavora senza compenso economico.

Ma le sorprese arrivano anche dal web: una neonata pagina Facebook intitolata “Comune di Vado Ligure–Staff di Comunicazione” con tanto di spiegazione delle nuove campagne informative che saranno a breve promosse dall’Amministrazione comunale vadese. Un canale parallelo al nostro aperto nel silenzio più assordante. Lasciamo perdere le scelte: ognuno è libero di agire come meglio crede ma almeno deve assumersi le responsabilità.

Sia chiara una cosa: nessuno pensava di ricavare da questa avventura innumerevoli posti di lavoro tanto meno la più minima stabilità economica. Il contributo che ci veniva fornito annualmente non avrebbe permesso neanche a una persona di vivere dignitosamente. Rappresentava però uno stimolo per proseguire il cammino intrapreso anni fa offrendo ai giovani la possibilità di accedere alla professione di giornalista. Non occorre aggiungere altro: per tutti questi motivi ce ne andiamo, a testa alta ma ce ne andiamo. Prima di lavoratori, giornalisti e professionisti siamo Persone. Persone che pensano di meritare rispetto per il contributo che ogni giorno hanno portato e portano sul campo. Persone che non ci stanno a essere calpestate in nome di un sogno che è stato investito a folle velocità senza preoccuparsi delle conseguenze. Meritiamo rispetto così come lo meritano i nostri lettori che non hanno mai fatto mancare affetto, stima e vicinanza. A loro va il nostro personale abbraccio per la riconoscenza mostrata. Solo con loro e per loro saremmo stati disposti ad andare avanti nonostante le difficili condizioni economiche. Abbiamo trascorso sabati e domeniche, notti intere per offrire un servizio che fosse il più puntuale e preciso possibile. Nessuno, però, ha mai guardato l’orologio, ve lo assicuro. Ora però come in tutte le storie più belle siamo di fronte a un bivio. La scelta è dolorosa ma deve essere fatta almeno da chi ha il coraggio di non stare in silenzio. Lasceremo la sede così aiuteremo noi stessi il Comune a combattere gli sprechi. La redazione sarà presto vuota così come il cuore per un progetto in cui al primo posto ci sono stati impegno, dedizione e sacrificio. Ci lasciamo l’anima lì dentro unita ai tanti ricordi che legano un gruppo di cui andare fieri comunque vadano le cose. Ci siamo guardati in faccia in questi giorni, come sempre. La decisione non poteva che essere questa. Il bicchiere di questa esperienza è però mezzo pieno. Ci apprestiamo ad avviarci all’uscita con una ricchezza che non ha prezzo: aver instaurato con il territorio e con chi lo vive ogni giorno un rapporto diretto, quasi intimo. Non dimenticheremo mai i tanti cortei seguiti con i lavoratori, le “dirette” durante le allerte meteo, i messaggi di affetto di chi per trovare lavoro è emigrato da Vado Ligure per una seconda vita in Francia. Ci si possono rimproverare tante cose ma non quella di essere stati leali, corretti e disponibili. In una fortunata rubrica in cui la città si è mostrata nelle sue infinite sfumature abbiamo sempre scritto “Vado è…ci mette la faccia”. E anche noi lo abbiamo fatto senza risparmiarci, oggi come ieri. I rapporti, di qualsiasi genere siano, si stringono sempre in due e quando si spezzano la colpa è sempre da dividersi. Noi paghiamo lo scotto di aver inseguito un sogno attraverso un’esperienza unica nel panorama dell’editoria. Le utenze, invece, proprio non le paghiamo. Le lasceremo in eredità ai “fortunati” che verranno dopo di noi. Consapevoli che, tolti gli scatoloni di effetti personali, rimarranno al Comune i bei tavoli, i computer e le attrezzature così come li avevamo trovati.

Vogliamo però chiudere come avevamo iniziato. Con un sentito “grazie” a tutta una città che ci ha sospinto e ci ha fatto sentire un po’ “vadesi”. È stato un onore, l’obiettivo iniziale è stato raggiunto: lasciare un segno, piccolo o grande non importa, in tutti voi. Addio Vado Ligure, o forse, solo arrivederci. 

ANDREA GHIAZZA

 

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