Il sommo vate, aggredito dalla cancel culture.

Già nel settecentenario della morte del poeta, nel 2021, si era cominciato a celebrarlo ma anche da parte di alcuni, a denigrarlo
Dante è di destra o di sinistra? Questo è il dibattito  profondo ma assurdo che si è scatenato dopo che il ministro  Sangiuliano è stato accusato di aver ingaggiato  a destra il sommo.
In realtà, senza occuparci di Dante  come poeta, dato che ci sono studiosi  qualificati e competenti, bensì in relazione alla contemporaneità,  dovremmo chiederci come sia possibile che la cancel culture metta le mani anche su un caposaldo, forse il più noto e  autorevole,  della cultura mondiale.

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Si rivolterà nella tomba nel sentire  chi cita  i suoi versi solo per darsi un pò di tono. Come nel caso del Canto V dell’inferno, dicasi Paolo e Francesca,  che tutti più o meno conoscono, spesso senza  considerarne il contesto. Con mediocrità  e talvolta in modo inopportuno.

Inoltre  la maggioranza lo ricorda in relazione alla Divina Commedia, riferendosi in particolare  all’Inferno, la cantica più facile da comprendere..
Forse questa polemica   avrebbe un senso  se tutti quelli che ne parlano avessero letto le altre opere . Purtroppo I manca solo che gli venga assegnato il  ruolo di migrante, come  esiliato e  proscritto  dalla propria città. Citando le parole di Cacciaguida che lo ammonisce e lo avverte della perdita di consuetudini . “Tu proverai come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e’l salir per l’altrui scale”.
Durante le celebrazioni del 2021 abbiamo  dovuto assistere  ad attacchi  offensivi e inconsulti contro l’opera principale e il suo autore.
In Olanda Blossom Books ha  osato pubblicare  una edizione della Commedia scegliendo  semplicemente di omettere il nome e il passaggio su Maometto, messo tra i dannati di Malebolge.
In Germania , secondo il quotidiano Frankfurter Rundschau,  Dante sarebbe stato “banale, arrivista e plagiatore”. Se la polemica della Frankfurter Rundschau è stata semplicemente ridicola,  il caso della mutilazione  di alcuni  versi “Guardommi e con le man s’aperse il petto,/ dicendo: Or vedi com’io mi dilacco!/vedi come storpiato è Mäometto!”,  è anche altro. Timore,  per dirla eufemisticamente, della reazione degli islamici integralisti travestita da rispetto, nonostante  che Dante abbia rappresentato e raffigurato   Averroè  tra gli “spiriti magni”, anime di personaggi virtuosi ma  pagani, dunque esclusi dalla salvezza e relegati nel limbo.
Nella realtà di oggi, che  purtroppo  talora ricorda   quasi  un girone infernale, Dante è di nuovo il grande esiliato, dopo 700 anni dalla sua scomparsa.
 Sono state fatte poche e inadeguate manifestazioni   in onore del padre della nostra lingua, insomma,  di  quella che dovrebbe essere la nostra lingua, piuttosto  deteriorata da personaggi anche istituzionali o addirittura giornalisti e intellettuali che ignorano persino l’esistenza del congiuntivo. Oltre a non usarlo,  per scelta, dato che oggi  il neologismo  linguistico consentirebbe di dimenticarlo e sostituirlo con l’indicativo.
Dante  esiliato in un mondo che si dice moderno. Dato che lui, da medievale, argomenta la sua visione dell’inferno come sottolineato con grande vanto da intellettuali che sanno quel che dicono, pensando di avere  sempre la verità in tasca.  Alcuni radical chic  lettori di Michela Murgia e Roberto Saviano. Il politicamente corretto non perdona il Sommo che ha collocato Maometto all’inferno. Poffarbacco! O cribbio, come direbbe il mio amico Silvio.
Ora, tra coloro che sostengono questo capo di imputazione ci sono fondamentalmente quelli che  sanno bene  come un musulmano si sappia far rispettare. Anticlericali che forse,  si metterebbero compostamente  in fila per baciare anelli vescovili, se ci fosse ancora la Santa Inquisizione. Il vate li scaraventerebbe  tra gli ipocriti.Ma, dato che i musulmani non sono tutti tagliagole, nel mondo arabo l’interesse per la Commedia dantesca è molto vivo, per le  similitudini con alcuni testi islamici. Si arriva al paradosso che, in Egitto, si parla di Dante molto più che in Italia. Dove pare diventato scomodo.
Mentre i traduttori musulmani contestualizzano, gli europei  censurano, e Dante  probabilmente li  sbatterebbe  nell’Antinferno, fra gli ignavi “a Dio spiacenti e a nimici sui”.  Insomma fra  i  codardi.
Oggi  è messo sotto accusa per il terzo girone del settimo cerchio: i “violenti contro natura”, ovvero gli omosessuali. Il Poeta ha osato  addirittura  deporli  all’inferno e dire che sono violenti contro natura. Gli islamici, a paragone dell’Arcigay, sembrano monache di clausura.  Alcuni anni or sono l’associazione Gherush92  comitato per i diritti umani,  considerando  l’opera “sessista antisemita e islamofoba” propose di bandire la Divina Commedia dalle scuole, dai programmi ministeriali. Eravamo solo agli albori della cancel culture, ma già si prevedeva quel che poi sarebbe successo.
A pensarci bene,  i “sodomiti” li tratta piuttosto bene, tanto da   da far sospettare che anche lui qualche esperienza sul tema potesse averla. Tutto da provare ehh. Come sapeva dell’omosessualità di Brunetto Latini, il suo maestro, che a sua volta nel suo Tresor condannava i gay?
In effetti,  alcune associazioni lgbt  comprendono il sommo considerandolo addirittura uno di loro.  Ovviamente  ipotesi senza prova alcuna,  dato che  ormai non può fare outing.
Ma  in tempi di  cancel culture, Dante  sarebbe, per alcuni intellettualoidi, uno degli autori più a rischio.
Il  “Il Foglio”  accoglie un articolo  in cui si  sostiene che l’autore, in quanto “medievale”, non ha più nulla da dire all’uomo moderno.
D’altro canto Dante stesso si preoccupava del giudizio di coloro “che questo tempo chiameranno antico”.  Fra sette secoli i posteri  sapranno  che cosa resterà  delle femministe, degli attivisti gay, delle Murgia e dei Saviano. Ma   già fra qualche decennio.
“Dante sarà il prossimo obiettivo dei Talebani della cancel culture”. I Talebani islamici bruciano i libri. I “nuovi Talebani” senza barba, senza Kalashnikov e senza Corano, ma armati di colore viola, liste nere e “diversità” sono intenti a processare la letteratura occidentale. Dopo Ovidio e Virgilio, attaccano i tesori medievali. “Misogini e razzisti”. E’ di queste ore la notizia che riscrivono anche i libri. Intervista a un docente di un’università che censura i cristiani. “Vogliono distruggere la cultura occidentale…”  sostiene Giulio Meotti.

Carla Ceretelli

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