Il Romanico a Savona

  IL ROMANICO A SAVONA
Sono rari, a Savona, esempi ancora leggibili di architettura romanica; antichi edifici religiosi sono scomparsi (a partire dalla cattedrale sul Priamar) o inglobati in altri fabbricati, molti “vittime” delle trasformazioni barocche negli ultimi secoli. 

IL ROMANICO A SAVONA

Sono purtroppo rari, a Savona, esempi ancora leggibili di architettura romanica; antichi edifici religiosi sono scomparsi (a partire dalla cattedrale sul Priamar) o inglobati in altri fabbricati, molti “vittime” delle trasformazioni barocche negli ultimi secoli. 

Paradossalmente riusciamo ancora a leggere le strutture originali solo in quelle cappelle campestri già abbandonate alla fine ’700 e segnatamente Sant’ Anastasia e SS. Pietro e Paolo a Legino, datate attorno all’XI secolo. Entrambe sorgono a fianco del torrente Molinero, il principale corso d’acqua nel contado a ponente della città. Nei dintorni di Sant’ Anastasia, già a metà dell’800, sono venute alla luce numerose tombe “a cappuccina”. 


RITI PAGANI A SS. PIETRO E PAOLO?

Uno dei problemi che possiamo porci oggi è il motivo per cui i nostri antenati hanno costruito, e in seguito ampliato, questo tempio (in origine dedicato al solo San Paolo) in una località̀ quasi isolata. Il panorama al tempo della costruzione era, in realtà̀, molto diverso: la vicina strada collegava la piana di Legino, attraverso la Strà o la Canaiella e Veien, alla Via Antiqua e da qui al valico di Cadibona e alla pianura padana; il territorio, inoltre, era fittamente sfruttato grazie alla buona esposizione che favoriva le coltivazioni anche in collina.
Carlo Varaldo avanza, in forma dubitativa, un’ ulteriore ipotesi: la dedicazione della parrocchiale a S. Ambrogio, gli elementi altomedievali rinvenuti, S. Anastasia e SS. Pietro e Paolo, potrebbero inquadrarsi nell’ ambito degli insediamenti lombardi creati in Liguria (ancora bizantina) a seguito della fuga del clero milanese dopo la conquista longobarda dei loro territori nel 569-70. 

In merito alla scelta dell’esatta ubicazione del nuovo tempio provo a formulare un’ipotesi sinora non presa in considerazione, ossia la cristianizzazione di un precedente luogo di culto pagano. Il vescovo Pier Francesco Costa, nella sua “Visita fatta li sede ci marzo 1595 all’oratorio de Santo Paulo della parrocchia di Legino” lamenta infatti che “…ci furono dette molte superstizioni che quel populo tiene in uno pezzo di rocca vicino all’ altar maggiore, laonde ordiniamo che si debba levar via, et butarlo nel fossato”


EVOLUZIONE DELLA STRUTTURA
La chiesa presenta due distinte tipologie di muratura. La parte centrale, più antica, a corsi di pietra regolari, mostra i caratteri del protoromanico lombardo, con lesene che si concludono con archetti pensili e con strette monofore. L’ampliamento e l’abside presentano invece una tessitura muraria piuttosto informe. 

Bruna Ugo afferma che, assieme all’ampliamento, sia stato invertito l’orientamento dell’edificio, suggerendo una disposizione originale in direzione sud-est verso la Terra Santa, come la maggior parte delle chiese dell’epoca. Solo un’indagine archeologica potrà sciogliere i molti dubbi che ancora permangono. 

Rinaldo Massucco fa risalire la ristrutturazione al XIV secolo e gli interventi interni più radicali allo sviluppo dell’arte barocca del Sei- cento. Alcuni interventi potrebbero essere altresì riconducibili alla rendita annua di cento lire disposta nel suo testamento da Pietro Bonfante nel 1492. 


IL LENTO DEGRADO E LA SITUAZIONE ATTUALE 

Lo stato di abbandono risale a tempi antichi e nel 1811, in epoca napoleonica, per SS. Pietro e Paolo, S. Anastasia ed altre se ne prevede addirittura la demolizione per evitare che servano da asilo per ladri e vagabondi. 

Purtroppo le condizioni dell’edificio sono oggi molto precarie, soprattutto per l’assenza del tetto. Gli squarci per realizzare i grandi finestroni, prescritti da Mons. Nicolò Mascardi nel corso della sua visita apostolica (1585), e le due nicchie sottostanti hanno ulteriormente indebolito le murature. 

Degli affreschi che decoravano l’interno, ancora leggibili una cinquantina d’ anni fa, non restano che rare tracce. La preponderante presenza di immagini mariane conferma la presenza di un culto particolare rivolto alla Madonna. 

Questa situazione potrebbe aggravarsi col tempo se non si eseguiranno almeno alcuni interventi per la sua protezione. Nel 1978 l’arch. Pasquale Gabbaria Mistrangelo predispose un progetto di copertura e consolidamento ma purtroppo la mancanza di fondi ha impedito di procedere con i lavori. 


FRANCESCO MURIALDO (1952-2013) dal Giornale della Campanassa

BIBLIOGRAFIA PRINCIPALE PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI: 

Documenti presso l’ Archivio Storico della Diocesi di Savona- Noli (visite dei vescovi) e l’Archi- vio di Stato di Savona (Repubblica Ligure, Impero Francese – Diparti- mento di Montenotte). 

B. Ugo, Testimonianze dell’archi- tettura romanica in Savona (Atti Soc. Savonese Storia Patria XXVIII -1956); L. Botta, La riforma triden- tina nella diocesi di Savona, Savona 1965; R. Massucco, La cappella dei Santi Pietro e Paolo (Il Letimbro, 11/01/1969); C. Varaldo, La topo- grafia urbana di Savona nel tardo medioevo, Bordighera 1975; G. Gallotti, Chiese di Savona, Savona 1992; F. e G. Murialdo, A Legino, la cappella dei SS. Pietro e Paolo (Pigmenti, dicembre 2007).

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