Il Professore, le tasse e il solito Prezzolini

Il Professore, le tasse e il solito Prezzolini

Il Professore, le tasse e il solito Prezzolini

 Lo scorso mese il Presidente del Consiglio, alla domanda di un giornalista, che gli chiedeva se si sentisse di destra o di sinistra, ha risposto che in Italia, per lui non esiste la destra o la sinistra ma il partito di quelli che pagano le tasse e quelli che non le pagano e naturalmente lui farebbe parte di quelli che le pagano; questo concetto viene spesso ribadito in tutte le salse.
 La stragrande maggioranza degli italiani, specie quelli che hanno idee di sinistra, la pensa allo stesso modo del nostro Presidente del Consiglio, perché quando ci si trova in una situazione precaria, aiuta psicologicamente dare la colpa a qualcuno….possibilmente al vicino di casa , il quale è sempre un evasore al contrario di noi stessi, salvo poi, da parte nostra,  commettere azioni non molto dissimili anche se all’apparenza di natura diversa.

Nei Paesi arabi, dove malgrado le grandi ricchezze energetiche , la stragrande maggioranza vive nella miseria, le popolazioni non danno la colpa ai loro governanti, ma a Israele.  

Insomma dare la colpa a qualcosa o a qualcuno aiuta a sopravvivere.  

Purtroppo però, come nel dare la colpa agli Israeliani, non aiuta gli arabi a sollevarli dalla loro spesso miseria, dare la colpa di tutte le nostre problematiche agli evasori fiscali  non risolve affatto i nostri problemi, che sono molteplici, inclusa ben’inteso l’evasione fiscale, della quale in seguito chiarirò alcuni concetti interessanti.  

Intanto cominciamo a distinguere le mele dalle patate:  

lo Stato incassa tra tasse e imposte oltre il 55% del PIL , più della Germania, più della Francia e più di tutti i Paesi Europei e di conseguenza di tutto il mondo, quindi se la Giustizia non funziona, la Scuola non funziona, e tutte le cose che attengono alla cosa pubblica non funzionano, incluso la riscossione delle tasse, non è colpa degli evasori, semmai è la colpa dello Stato che non sa amministrare, e quindi dare la colpa di tutto all’evasione fiscale significa voler chiudere gli occhi sui veri problemi, oltre a confondere la gente.  

Da un po’ di tempo vi è uno spot televisivo pagato dal Governo che in poche parole dice che se si riesce a stanare gli evasori lo Stato può dare più servizi, il che significa che incamerare il 55% del PIL non è sufficiente? Per dare servizi decenti cosa vorrebbero il 100% e allora cosa mangeremmo a tavola…i servizi anziché pane e companatico?

Andate a vedere come funzionano i servizi negli altri Paesi Europei, dove incassano meno tasse di noi e vi renderete conto che il vero problema è il cattivo funzionamento  dell’Amministrazione, altro che evasori, che poi gli evasori danneggino chi le tasse le paga lealmente, questo se mai  è un altro grosso problema che nulla ha a che fare con la cattiva funzionalità della macchina amministrativa, come ci vogliono fare credere, semmai è in ingiustizia verso chi paga regolarmente e onestamente, il quale paga più del dovuto , che in Italia vuol dire punte di tassazione che vanno oltre il 65%.
Recentemente Berlusconi è stato condannato per un evasione fiscale , se ho ben capito, di 400.000 € ed è stato definito dal Giudice un accanito evasore,  quando pare che, come primo contribuente d’Italia, in questi ultimi 10  anni abbia pagato 57 miliardi di Euro di tasse dico miliardi, e quando a Ballarò il giornalista del Giornale faceva notare la cosa, il giornalista dell’Espresso con aria schifata ha risposto:” ma sempre evasione è!”

Il datore di lavoro del giornalista dell’Espresso (tessera n°1 del Partito Democratico) le tasse invece le paga tutte….peccato però che la residenza l’abbia presa  in Svizzera, nel Cantone dove di tasse se ne pagano di meno per giunta, e dove certamente i prelievi non arrivano a neanche la metà di quelli vampireschi italiani.  

La divisione degli italiani invece, e forse il professore non se n’è accorto, è fra i fessi e i furbi, come diceva Prezzolini e cioè chi ha senso civico ed è responsabile e chi invece non lo ha.  

Certamente chi non paga le tasse non ha senso civico , ma non lo hanno altrettanto quelli che fanno finta di lavorare, quelli che fanno gli assenteisti, quelli che prendono le pensioni fasulle, quelli che vivono alle spalle del sistema e non si comportano onestamente nei confronti dello Stato, i vari privilegiati, la casta burocratica statale e parastatale che ruba fior di stipendi “per legge” che sono diventati purtroppo una grande maggioranza e ancor di più, quelli che non hanno mai controllato tali anomalie tipiche “taliane” e che continuano a non controllare, intanto non pagano mai per la loro “disattenzione” (come peraltro fa spesso notare Matteo Renzi, dimostrando molta onestà intellettuale  su questo argomento e differenziandosi alquanto dai suoi compagni di partito che invece vogliono continuare a mantenere il sistema che li ha sempre favoriti e che negli anni hanno “okkupato” in tutti i suoi gangli, spesso vitali) 

Naturalmente la colpa maggiore è di tutti quei partiti sia di destra che di sinistra, che hanno fatto la loro base elettorale con il più becero clientelismo, che non ha eguali in tutti i paesi moderni, per cui l’amministrazione del Paese è stata solo un fine per la creazioni di posti lavoro o, come spesso viene elegantemente chiamato, ammortizzatore sociale.  

Ma se vuoi dare degli stipendi come ammortizzatori sociali, mandali a pulire i boschi e i fiumi almeno eviti catastrofi e disgrazie, non a fare i bidelli o i scaldasedie o i pensionati baby!

 Nel nostro Paese, dove tutti sono patrioti  a parole, è estraneo alla grande maggioranza della gente il concetto “calvinista”  del cattolico  Kennedy “ non domandarti cosa può fare lo Stato per te ma al contrario pensa a cosa puoi fare tu per lo Stato, qui invece lo Stato è considerato ormai da quasi tutti come una mucca da mungere che, si pensa, produrrà latte per sempre, perché sempre per citare Prezzolini, c’è un ideale assai diffuso in Italia, guadagnare molto faticando poco, quando questo è irrealizzabile, subentra un sottoideale: guadagnar poco faticando meno.
 Le manifestazioni degli insegnanti di questi giorni sono un esempio calzante di quanto sopra detto: considerando che un operaio lavora in catena di montaggio 40 ore alla settimana 11 mesi all’anno viene da chiedersi, come tale operaio possa digerire che altri lavoratori possano manifestare perché li vogliono fare lavorare meno della metà di come lavorano loro.

E’ forse più usurante insegnare in un’ aula al calduccio o arrampicarsi sui ponteggi degli edifici o lavorare nelle fabbriche e nelle fredde officine della Padania negli inverni nebbiosi e umidi o in fonderia in estate o nella ILVA di Taranto?  

La risposta dovrebbe darla la Camusso, la quale difende equamente tutti i lavoratori in pari misura, dimenticandosi che il lavoro degli uni paga in non lavoro degli altri , infatti il famoso cuneo fiscale non è altro che la conseguenza di tali ingiustizie, che i sindacati hanno sempre difeso pur di ottenere delle tessere al sindacato e lauti stipendi per se stessi. 

I veri lavoratori, quelli che lavorano , anziché prendersela con chi cerca di creare lavoro e ricchezza per il Paese, dovrebbero cominciare a prendersela con chi la dissipa e con chi vuole lavorare sempre di meno, perché intanto i costi del welfare li pagano i fessi, che perlopiù coincidono con gli abitanti di quelle zone dove i padri e i nonni raccomandavano ai figli e ai nipoti di imparare un mestiere.  

Altro che mestiere!, oggi l’ ideale è ottenere un posto , possibilmente nello Stato …imparare un mestiere significa poi dover lavorare o come dicono a Napoli “faticà” e questa è cosa per i “fessi” sempre per citare Prezzolini. 

Ormai sono anni che la classe che consuma ricchezza (quella che farà vincere le prossime elezioni alla Sinistra di Bersani & Vendola+ Dilberto e C) supera largamente quella che la crea, per cui il disavanzo pubblico non potrà che aumentare e le varie manovre di stabilità miranti a fare pagare” i ricchi”, che sono poi quelli che hanno accumulato risparmi negli anni, spesso con parsimonia e con il lavoro dei loro padri o dei loro nonni o di loro stessi, saranno solo un mero tampone temporaneo; ma che per contro, di fronte all’aumento continuo e inarrestabile delle uscite, prima o poi il prelievo forzoso dei risparmi dei cittadini non sarà più sufficiente e allora?  

Occorrerà tornare a lavorare come facevano i nostri padri e i nostri nonni e di opportunità ce ne sono tante, basta pensare al risanamento del territorio, allo sviluppo di quelle fonti energetiche che spesso sono trascurate, tipo i prodotti del sotto bosco, al turismo culturale, gastronomico e nautico, alla ricerca, all’artigianato, insomma chi ci può salvare è solo il LAVORO, quello VERO non quello finto a cui tutti ambiscono perché non comporta fatica.  

Questa è la vera rivoluzione culturale, ristabilire cioè nella testa della gente il concetto di virtù, etica e di senso del dovere che sono la Stella Polare affinché possa funzionare una democrazia, altrimenti, la storia ci ha insegnato che, mancando questi valori, l’unica alternativa è la tirannide, la quale impone le regole dall’alto (o dall’esterno) e il caso Grecia ce lo insegna.

 

Silvio Rossi

(Lega Nord)

 

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