Il parco di Villa Zanelli e la demagogia improvvisa: dalla padella alla brace?

Il parco di Villa Zanelli e la demagogia improvvisa: dalla padella alla brace?

 Il parco di Villa Zanelli e la demagogia improvvisa:

 dalla padella alla brace?

Nota: “Qualche albero apparentemente da abbattere, lo deciderà l’agronomo”  così scrive l’assessore Lirosi sui social. Non vi sembra una frase sinistra assai? A me mette i brividi preventivi. Grossi brividi preventivi. L’articolo è stato scritto a pulizia non ancora iniziata. Sulla base delle prime foto, i brividi non si placano affatto.

Premessa: esiste ultimamente una deriva apparentemente virtuosa, apparentemente foriera di risveglio civile, impegno concreto dei cittadini, che in realtà ha due facce, quella positiva e quella in ombra.

Mi spiego: per anni, di fronte alle catastrofi naturali, ci siamo lamentati che non c’erano più le persone, la solidarietà di una volta.  Guardavamo sospirando le foto di Firenze del ’70, con gli studenti in gambali che pulivano i musei, e le confrontavamo con l’indifferenza, l’individualismo, lo sciacallaggio a tutti i livelli, persino di chi attendeva cinico le svendite delle merci nei negozi danneggiati e costretti a fallire.


Firenze – 1970 

Ultimamente qualcosa sembrava cambiato, come in un sussulto, un soprassalto di civiltà.  Abbiamo avuto “angeli del fango”, persone che aiutavano e spalavano dopo le alluvioni. Persone il cui esempio è apparso subito contagioso. Un magnifico segnale di risveglio, specie dei giovani.

Purtroppo, però, non siamo più nei ’70 dei grandi ideali, delle speranze, dei libri di filosofia  e delle poesie beat.

Siamo nell’era dei social, del protagonismo, dell’ “individualismo di massa”, in cui tutto quanto fa spettacolo, tutto fa moda istantanea, selfie, motto, garrulo tweet. Il nostro attuale purtroppo Presidente del Consiglio ci costruisce le sue fortune, sopra.

E allora, i contorni si fanno sfumati. E allora, l’ambiguità in qualche modo avanza. E allora, si creano personaggi e contropersonaggi, si discute, si commenta, si battibecca, si esalta e si getta nella polvere, nascono emulazioni di tutti i tipi. Alla fine non si distingue più ciò che è giusto, spontaneo, disinteressato, semplice attivismo civico in buona fede e buona volontà,  da ciò che è manipolato, strumentalizzato, propagandistico o distorto od opportunista.

Difficile discernere. Difficile sviscerare.  Difficile far capire, per esempio, quanto disagio nascesse nel vedere i milanesi pulire la città dopo le devastazioni dei presunti no Expo. Spiegare questo disagio.


Per fortuna viene in soccorso la satira: i creatori della pagina “invita i milanesi a pulire casa tua” hanno sintetizzato il dubbio meglio di qualsiasi lunga spiegazione.

Ora, dunque, si moltiplicano iniziative del genere, vanno di moda. Ma è tutto oro quel che luccica? E’ giusto che i romani, guidati da Alessandro Gassman, puliscano una Roma lasciata al degrado da mafie e corruzione?

Andrebbe bene, forse, come gesto simbolico, se subito dopo agitando le scope si assediassero i palazzi del potere, chiedendo a furor di popolo una vera “pulizia” e cambiamento.

Ma così? Mah, le perplessità sono molte, che si finisca per fare il gioco di quello stesso potere ormai alla frutta.

Intendiamoci, non si mettono qui in discussione gli scopi e le azioni delle persone che aderiscono a queste iniziative, in massima parte da ammirare.  Si discute che, in qualche caso, la loro buona fede sia carpita per altri scopi.

Per esempio, chiunque sarà in grado di capire le differenze fra due azioni in atto in questi giorni.


Sentiero che sale alla chiesetta di N.S. degli Angeli

Da un lato, i volontari che vogliono salvare N.S. degli Angeli hanno ripulito, sistemato e attrezzato il sentiero che sale alla chiesetta, da poco dedicato alla Beata Chiara Luce Badano. Con le loro sole forze, la buona volontà, l’ostinazione dell’esempio di chi non si arrende contro tutti gli ostacoli.

Dall’altro, il Comune lancia in grande stile l’operazione: puliamo il parco di villa Zanelli.

Molti savonesi in buona fede aderiranno, entusiasti di poter finalmente fare qualcosa dopo decenni di abbandono di una villa che è nel cuore di molti.  Lo testimoniano le 2400 adesioni in pochi giorni alla pagina Facebook: “Salviamo villa Zanelli”. Ma ha senso utilizzare così il volontariato popolare? E’ una iniziativa positiva?

 Non esito a rispondere di no.  La campagna è stata lanciata dagli stessi che hanno alimentato il degrado con l’indifferenza, che ne sono in qualche modo co-autori, come amministrazione cittadina. Non basta l’alibi di affermare che si trattasse di proprietà Asl o Regione e ora Arte,  è comunque un edificio, un parco importante, un manufatto e un intorno affascinante di rara bellezza, artistica, poetica, storica, in territorio savonese, che andava curato e preservato come patrimonio per le generazioni future.

Non è stato trattato in alcun modo diverso da tanti altri edifici sul lungomare, dei quali si vuole propiziare o almeno “accompagnare” nel tempo, con pazienza, il degrado, con tanto di assi alle finestre per impedire che siano rifugio di senzatetto e sbandati, con scarse fortune. In attesa del salutare crollo e dei palazzoni salvifici.


Mai, fossero i proprietari privati o enti pubblici, si è preteso comunque che rispettassero il decoro urbano, la sicurezza, si sono messe in atto azioni per obbligarli in tal senso. No: in questi casi lasciar andare le cose per la loro strada è il miglior viatico per l’inevitabile: qualsiasi soluzione, basta non vedere più lo scempio.

Dunque, Asl, Regione, Arte avrebbero dovuto essere obbligate alla manutenzione. E il Comune avrebbe dovuto imporlo. Non chiederlo ora ai cittadini.

Iniziative come questa in atto sono venate di una palese demagogia, quella stessa che è tanto comodo rinfacciare ad altri, specie se opposizione, ma che da parte di amministratori cittadini tutt’altro che dediti alla democrazia diretta, sa di beffa. Di uso strumentale.

Si cerca di intestarsi battaglie sacrosante, deviando contemporaneamente l’attenzione dal vero problema, che non sono (solo) le erbacce ma il destino della villa che crolla e del suo parco, con tutta l’importanza di scongiurare cemento e stravolgimento, preservando il bene com’è e per quel che può rappresentare.  Non tranquillizza il discorso di Di Tullio: intanto restituiamo il parco ai cittadini, poi si vedrà. Ricorda un certo cortile striato e bitumato, teatro di feste chic e iniziative culturali.


Di Tullio alle prese con l’abbatimento di un albero

Magari fra un po’ si organizzeranno merende e pellegrinaggi di maggioranza nel parco ripulito. Ma non è questo il modo, non è questo il recupero.

Sul discorso della sicurezza, relativo sia alle attrezzature antinfortunistiche, sia alle assicurazioni necessarie, diamo per buono che tutto sia a posto, per carità di patria.

Sulla competenza, anche. Con tutta la buona volontà, non ci si improvvisa giardinieri e botanici.

C’è la supervisione di Ata, dicono.  Ma allora non si poteva far fare direttamente il lavoro a chi ogni anno si mangia una fetta consistente del bilancio, e delle tasse dei cittadini, anche per la cura del verde?

Perché questa iniziativa raffazzonata, pasticciata, discutibile, né carne né pesce, né del tutto professionale né del tutto volontaria?

Senza contare che ci sono senz’altro ditte specializzate disposte a svolgere il lavoro preliminare  a prezzo modico o addirittura gratis. Perché la villa, lo ripetiamo,  è molto amata.

E forse, avrebbero agito anche con la giusta sensibilità e attenzione. (Nota a posteriori: quella stessa sensibilità che, saremo prevenuti, ma non ci pare di scorgere nell’intervento attuale). Non solo a Savona, ma in generale, si assiste spesso a operazioni piuttosto disinvolte, quando si tratta di manutenzione del verde, potatura o abbattimento di alberi cittadini, siepi o altro, considerati più alla stregua di arredi urbani, che di esseri viventi.

Sappiamo che spesso, nelle città, i finanziamenti e i progetti per la posa di nuovo verde sono considerati ben più appetibili, della faticosa e poco remunerativa manutenzione dell’esistente. E che altrettanto spesso, se il vecchio verde è distrutto, il nuovo verde cade rapidamente preda dell’incuria.


Villa Zanelli vista dall’alto

Cosa possiamo aspettarci, per villa Zanelli?  Vi cito una frase dell’assessore Lirosi su un social:

“Qualche albero apparentemente da abbattere, lo deciderà l’agronomo”

Non vi sembra una frase sinistra assai? A me mette i brividi preventivi. Grossi brividi preventivi. Intanto, l’agronomo non dovrebbe decidere niente, autonomamente, senza un’ordinanza del Sindaco per l’abbattimento. Inoltre, per alberi di una certa età e imponenza vale il vincolo, si deve tentare di salvarli a ogni costo. Siamo in zona tutelata, anche sul piano paesaggistico.  Meraviglia che un Assessore non lo sappia e si esprima con tanta leggerezza.

Ma anche a proposito di tutela, sono molte le domande, a cui il Comune dovrebbe dare risposta, ancor prima di imbracciare cesoie e falcetti, e Dio non voglia e come purtroppo temiamo, motoseghe.

Perché non si è mai tentato niente per questa villa, nei vent’anni di abbandono? Perché non si sono cercati fondi, interessato fondazioni, enti culturali, interpellato il Fai, per esempio, che ora si mostra molto interessato?

Ma soprattutto, come ha potuto una parte consistente del parco, e relativa cancellata, essere raso al suolo per la nuova sede dei Vigili del Fuoco?

Chi ha autorizzato, chi ha deciso, dov’erano la Sovrintendenza e i preposti alla salvaguardia del bene?

Perché, nelle carte della Regione, i mappali non sono neppure aggiornati, vi compare ancora il parco intero e non il nuovo edificio?

E la domanda delle domande: come possiamo aspettarci qualcosa, come possiamo prendere per buono l’interessamento di chi ha permesso tutto questo,  e alla fine non avrebbe saputo inventarsi di meglio che nuovi volumi e box interrati?

Forse sarebbe ora, per i savonesi, di cambiare decisamente rotta, perché nessun problema si risolve con gli stessi mezzi, e persone, che l’hanno creato e continuano a perpetuarlo e perpetrarlo. L’incubo della cementata sul lungomare, mascherata pietosamente da riqualificazione, incombe, e se non verrà fermato, sarà lo scempio definitivo.

Milena Debenedetti Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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