Il lavoro minorile
Il lavoro minorile, nel mondo e in Italia |
Il lavoro minorile, nel mondo e in Italia |
Definire il concetto di lavoro minorile non è semplice considerando che ci troviamo di fronte ad un fenomeno complesso, con risvolti non solo economici e sociali, ma anche etici e politici. Il fenomeno in questione è però ampiamente diffuso in numerose aree del globo, particolarmente incisivo nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, peraltro storicamente l’Italia lo ha vissuto con maggiore intensità nei secoli scorsi. |
Vi sono dei criteri, condivisi tra le organizzazioni internazionali, che ne danno una generica definizione, con lo scopo di intercettarne gli abusi;
L’UNICEF si spinge oltre e dà una definizione ulteriore distinguendo tra “child labour” e “child work“. Entrambi i concetti riguardano, infatti, l’attività lavorativa del minore, ma con “child labour” si intende quella che sfrutta e viola sistematicamente i diritti fondamentali del bambino, impedendogli la normale frequenza scolastica e sottoponendolo a mansioni pericolose. Inoltre secondo l’Unicef un lavoro è legato allo sfruttamento se presenta una o più delle seguenti caratteristiche:
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO “International Labour Organization”) ha condotto o incentivato molte ricerche al fine di circoscrivere il fenomeno e comprenderne lo stato. |
Un recente studio intitolato “Global Report Accelerating action against child labour”, presento nel 2010 in merito alla tematica del lavoro minorile, ha evidenziato che a livello planetario, dal punto di vista statistico, nel 2008 sono stati circa 215 milioni i minori tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro minorile (solo 7 milioni in meno rispetto al 2004), di cui 115 milioni in lavori pericolosi. |
Pare che Brasile e Cile siano risultati in nettissimo miglioramento, nella riduzione del fenomeno, grazie a stanziamenti economici ingenti con lo scopo di intensificare i controlli e le sanzioni. Lo studio evidenzia che tipicamente il fenomeno è diffuso laddove vi sono 2 condizioni caratteristiche: una forte stato di miseria e indigenza e l’assenza di diritti, con tutto quello che ne consegue. Sono poi chiare alcune indicazioni che devono essere prese in considerazione da noi consumatori, vi è una sorta di lista di prodotti o beni considerati “tabù” che sono infangati da questo deprecabile fenomeno: i diamanti dell’Angola, l’oro del Burkina Faso, il teak della Birmania, le banane dell’Equador, fuochi di artificio e accessori di elettronica dalla Cina, il cotone della Turchia, peraltro paese membro UE, i tappeti del Nepal e dell’India, il tabacco del Malawi e del Kazakistan ed il caffè da Colombia e Messico. Tornando alla Cina, è salita tristemente agli onori della cronaca, la ben nota azienda multinazionale Foxconn che ha ammesso, dopo le denunce dell’organizzazione non governativa Sacom, l’utilizzo del lavoro minorile nella fabbrica di Yantai, nella provincia dello Shangdong. La multinazionale in questione impiega nel mondo circa 1 milione di addetti, originaria di Taiwan, è stata più volte oggetto di aspri dibattiti: le condizioni di lavoro in alcune zone del sudest asiatico costringono i lavoratori a turni devastanti, dormitori iper affollati e condizioni di stress tali per cui si sono registrati più casi di suicidio. La FoxConn è è un assemblatore che lavora per conto terzi, fra i suoi principali clienti annovera Apple, Dell, Sony, Hewlett-Packard: anche qui le fenomenologia e riconducibile ai 2 aspetti precedentemente citati ovvero condizioni economiche ed assenza di regole e diritti sul lavoro In Italia fortunatamente la situazione è migliore, un po’ perché stiamo parlando di una delle nazioni più industrializzate del mondo e un po’ perché vi sono leggi, regole e soggetti che si adoperano per contrastare derive del fenomeno, che però non è del tutto assente. Sono state condotte diverse indagini a riguardo, fra le quali si possono citare, tratte direttamente da fonti INAIL:
Bambini, lavori e lavoretti verso un Sistema informativo sul lavoro minorile. Progetto Silm. Anno di effettuazione: 2002 (dati del 2000) Enti promotori Risultati |
Indagine Indagine sui minori al lavoro, il caso dei minori migranti. Anno di effettuazione: 2006. Enti promotori |
Risultati
Sono esclusi da tale stima i minori quindicenni che invece sulla base dell’attuale innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, rientrerebbero tra coloro che non possono lavorare ai sensi della legge che regola l’età di accesso al lavoro.
Indagine sul fenomeno dello sfruttamento del Lavoro minorile in Italia. Anno di effettuazione: 200712. Enti promotori Risultati Analizzando sul territorio nazionale i settori in cui il lavoro minorile, secondo la loro esperienza, si concentra predomina il settore agricolo seguito da quello dell’artigianato (con i laboratori clandestini), terminando con il settore del commercio e della ristorazione. E’ presente un’elevata stagionalità e il coinvolgimento di manodopera a basso costo tendenzialmente in pausa scolastica e nei periodi estivi. Viene evidenziata una diminuzione di lavoro minorile nel settore dell’edilizia. Tra le cause del fenomeno vengono evidenziate: una grave condizione di disagio che si sviluppa nell’ambito familiare, l’esistenza di un economia sommersa, la povertà del contesto. Relativamente alle proposte di intervento i consulenti del lavoro hanno indicato tre strade fra quelle più utili per eliminare il lavoro minorile: aumento dei controlli sulle imprese, attenzione al piano dell’educazione scolastica, istituzione di qualche meccanismo disincentivante per le imprese che ricorrono al lavoro minorile. I dati ed alcune considerazioni personali lasciano presagire che ci possano essere risvolti negativi con l’acuirsi della crisi economica, laddove è necessario sostentamento economico in casi di forte rischio povertà, ci possono essere casi di sfruttamento della forza lavoro minorile, pur in presenza di regole e soggetti che le possono far rispettare. Da non tralasciare inoltre il fenomeno dell’immigrazione clandestina che può essere terreno fertile per il manifestarsi di comportamenti illeciti, anche in presenza e con minori: mi ha colpito tempo fa un articolo del Secolo che riportava il caso di un dodicenne, nordafricano, venditore ambulante in spiaggia: identificato dalle forze dell’ordine sono stati ritrovati i genitori e denunciati per i reati connessi al fatto. Sembra un caso isolato ma io credo che se guardassimo bene, quando in estate siamo al mare, forse potremmo essere testimoni di altri casi come questo: non possiamo accettare che sia negata l’infanzia a chi ancora la deve vivere e un domani potrà essere, se posto nelle condizioni, un grande uomo o donna, qualunque sia il suo lavoro.
3 Novembre2012 Andrea Melis |