Il grande affare

Il grande affare
Torino ha già inglobato il “SECOLOXIX”
e lo consegna al gruppo Espresso.
E “il lavoro” e il “Mercantile” non esistono più
Dalla Liguria dei cinque giornali al monopolio dell’ingegnere

Il grande affare
Torino ha già inglobato il “SECOLOXIX”
e lo consegna al gruppo Espresso.
E “il lavoro” e il “Mercantile” non esistono più
Dalla Liguria dei cinque giornali al monopolio dell’ingegnere
 

Di cinque gruppi editoriali ne è rimasto uno. Una sola voce per tutta la Liguria. Per raccontare gli scandali. Per seguire le elezioni e appoggiare, magari; un candidato. La fusione tra Repubblica e La Stampa, che ha già inglobato Il Secolo XIX, in Liguria creerà una situazione di sostanziale monopolio. Le prime tre testate, cioè almeno due terzi delle copie vendute, apparterranno allo stesso editore.

Ed ecco allora il grande dubbio. Parla Stefano Milano, anima dei comitati che si sono battuti contro la centrale a carbone di Vado Ligure: “Ci chiediamo che cosa sarebbe raccontato oggi dai giornali della grande inchiesta, degli oltre 400 morti che secondo la Procura sono stati causati dalla centrale”. Non dimentichiamo che tra gli azionisti della centrale in passato c’è stata la Sorgenia che faceva capo alla famiglia De Benedetti. Che diversi manager sono stati indagati (uno faceva parte del Cda dell’Espresso). “Tutto il potere cittadino si è stretto intorno alla centrale. Ha difeso il carbone. Accanto alla gente sono rimasti soltanto i magistrati e il contropotere dei giornali. Chissà cosa sarebbe stato scritto se tutti i principali giornali fossero stati sotto il controllo della famiglia De Benedetti”, conclude Milano. Va detto che Repubblica ha riportato le notizie dello scandalo. Ma c’erano concorrenza e confronto. Con II Secolo XIX eLa Stampa tra gli altri. E adesso?

NON C’È SOLO la centrale di Vado. La Liguria negli ultimi anni è stata scossa da scandali che hanno fatto vacillare le fondamenta del potere. A cominciare dall’inchiesta Mensopoli che portò in carcere figure vicine all’allora sindaco di centrosinistra, Marta Vincenzi, ma anche alla Curia del cardinale Tarcisio Bertone. I giornali, anche grazie a ottimi cronisti e all’agguerritissima concorrenza tra Secolo, Repubblica e Corriere Mercantile riportarono ogni pagina dell’inchiesta.

Poi i pm arrivarono ai piani alti dell’Autorità Portuale. Svelarono, al di là degli illeciti penali, i retro scena del potere sulle banchine: le alleanze, i veti, l’immobilismo, gli equilibri di potere sui moli. Anche qui si scatenò una battaglia tra Il Secolo XIX e Repubblica.

Il primo schierato per un rinnovo totale dei vertici dell’ Autorità Portuale, il secondo meno severo con l’allora presidente Giovanni Novi. Oggi sarebbero nello stesso gruppo. “Nel settore della carta stampata quotidiana c’ è un rischio occupazione a Genova, il rischio esiste ed è serio”, ha detto il sindaco Marco Doria. “Da genovese e ligure” si dice “preoccupato dal progetto di aggregazione” anche il parlamentare del pd Mario Tullo. Beppe Grillo ironizza: “Ci resta l’Avvisatore Marittimo, belìn … “

 

 CHE DIRE DI CARIGE? Per anni è stata il regno di Giovanni Berneschi; poi arrestato e oggi sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio. Faceva il bello e il cattivo tempo nel silenzio assordante della politica genovese. Forse anche perché in Carige, soprattutto nella Fondazione, sono passati tutti: familiari di Claudio Scajola, amici e politici trombati del centrosinistra, perfino figure designate dalla Curia di Angelo Bagnasco (cui la Regione, all’epoca governata dal centrosinistra, aveva lasciato il suo posto). Serve una stampa con le spalle larghe, come quando le inchieste colpirono Scajola che aveva tanti amici nelle redazioni.

È dello scorso anno la sconfitta del centrosinistra di Raffaella Paita. Matteo Mantero, deputato savonese del M5s, ricorda: “De Benedetti è stato iscritto al pd. Non è un delitto, ma nel momento in cui la sua famiglia controlla i maggiori quotidiani italiani non si può ignorarlo. Siamo preoccupati. Soprattutto perché sono editori che hanno interessi in molti settori dell’economia”.

La concorrenza è fa salvezza. Attilio, dalla sua edicola nel centro di Genova, indica di nuovo il bancone: “25 anni fa c’erano almeno 5 giornali a farsi la guerra: oltre a “ ll Secolo” della famiglia Perrone, forse gli ultimi editori puri italiani, che non interferivano mai con il lavoro dei giornalisti , “c’era La Stampa e negli ultimi anni Repubblica. Ma c’erano anche due testate storiche: Il Lavoro, quotidiano socialista che fu diretto da Sandro Pertini” e nel 1992 è stato assorbito da Repubblica, “e ancora il Corriere Mercantile, con una grande cronaca locale, diventato un allegato della Stampa e infine chiuso”.

I VECCHI cronisti ricordano gli incontri notturni tra colleghi, magari sotto la volta di Galleria Mazzini. Ognuno portava il suo giornale, ancora profumato, fresco di tipografia. Ne nascevano liti, sfottò, a  volte perfino botte. Non sarà più così: di cinque quotidiani oggi è rimasto un solo padrone. Beppe Grillo ci scherza su, ma non troppo: “Belìn, ci è rimasto l’Avvisatore Marittimo .. .”

Ferruccio Sansa da Il Fatto Quotidiano

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