Il governo taglia 184 milioni alla Liguria
E ai comuni arriva l’ultima mazzata
il governo taglia 184 milioni alla
Liguria
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E ai comuni arriva l’ultima mazzata
il governo taglia 184 milioni alla
Liguria
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DIVENTA sempre più difficile la sopravvivenza degli enti locali: la
Regione Liguria per il 2013 a parte la riduzione dei finanziamenti
statali, subirà un ulteriore taglio di fatto. «Potremo spendere 184
milioni in meno perché il governo nell’ultima finanziaria ha allargato il
patto di stabilità introducendo criteri europei: la circolare è arrivata
ieri»,
annuncia l’assessore regionale alle Risorse finanziarie Pippo Rossetti.
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Che cosa significa nel concreto è presto detto: «L’anno scorso come
Regione avevamo stretto un patto di stabilità a livello ligure,
consentendo di spendere 162 milioni ai comuni che disponevano dei soldi ma
non potevano spenderli, perché avrebbero sforato il patto di stabilità»,
spiega Rossetti. Quei soldi erano serviti a pagare fatture relative ad
appalti e forniture ad imprese e società che avevano lavorato e non
ricevendo pagamenti rischiavano di fallire. «Il Comune di Genova, ad
esempio, nell’ottobre scorso aveva utilizzato la possibilità di spendere
49 milioni senza sforare il patto di stabilità e a novembre aveva
liquidato fatture per quello stesso importo. Tra i pagamenti c’era anche
quello della metropolitana a
Brignole».
Quest’anno la Regione non potrà ripetere analoghe manovre. Anzi, mancheranno altri 184 milioni. Ad esserne penalizzati saranno in particolare i comuni: «Perché avendo entrate autonome, potrebbero investire ma il patto di stabilità li blocca». La notizia ha solo poche ore e suona come l’esempio lampante di cosa intendeva il presidente della Regione Claudio Burlando quando ha annunciato l’appuntamento 23 marzo al Ducale: far nascere un movimento che possa indicare al Parlamento provvedimenti con cui affrontare i problemi concreti. «Il patto di stabilità è una delle prime cose da rivedere — spiega l’assessore regionale alle Risorse finanziarie — anzi direi che è la priorità per tentare di risolvere i problemi del Paese. Lavorando a tavolino, al governo interessava ridurre le spese ma è evidente che in questo modo si abbassano gli investimenti e sostanzialmente si blocca l’edilizia». Rossetti spiega che si sta anche creando una condizione paradossale: «Processi perversi come quello relativo alle aziende che, in attesa dei pagamenti della pubblica amministrazione, vanno in crisi e finiscono per non poter pagare i contributi Inps ed Inail. Questo significa che, anche se i comuni e gli enti riescono ad avere i soldi per i pagamenti non possono darli a queste aziende: per legge non si può pagare chi non è in regola con le norme contributive. Ci siamo infilati in una follia». Oltretutto da quest’anno saranno sottoposti al patto di stabilità anche i comuni tra i mille ed i cinquemila abitanti, che per la Liguria significa 83 comuni in più vincolati da questa morsa. E’ un caos che le amministrazioni comunali sopra ai 5 mila abitanti conoscono bene perché ne fanno le spese da anni. Il sindaco di Campomorone, Giancarlo Campora, dice che «nell’ultimo anno da noi hanno chiuso almeno 10 aziende, tutte con una media tra i venti ed i trenta dipendenti. Hanno chiuso anche imprese considerate solidissime perché avevano lavori importanti per la pubblica amministrazione. Noi siamo un Comune con 8 mila abitanti e dieci aziende chiuse incidono pesantemente sul tessuto sociale». I problemi, spiega Campora, sono doppi: «Perché da una parte si mette in ginocchio il mondo del lavoro e dall’altra si trascurano servizi e territorio. Ci sono frane, torrenti da pulire, opere di prevenzione da mettere in cantiere. Non farlo ha costi enormi ma farlo non ci è possibile».
AVA ZUNINO da La Repubblica
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