Il degrado del verde: seconda puntata, dalla foce al Prolungamento

Eccoci dunque a proseguire il giro nelle peculiarità botaniche della città. Giro che, per forza di cose, sarà a spot, per esempi, non esaustivo, altrimenti invece di alcune puntate occorrerebbe un libro intero di illustrazioni.
Questa volta il percorso virtuale sarà dalla foce al Prolungamento.
Mi premeva però mostrare un piccolo esempio di delicatezza fin dai giardini S. Michele. Mentre altrove, al Prolungamento, si spendono fior di quattrini per predisporre rampicanti atti a ricoprire la nuova imperdibile intelaiatura, qui la natura ci pensa da sola. Ecco dei soavi convolvoli che tentano pietosamente di ricoprire una panchina dalle tavole assai screpolate.

Le vicissitudini del complesso “la città sul mare” sono note, e meriterebbero un capitolo a parte, sconfinando nell’urbanistica, perché siamo di fronte al tipico esempio speculativo. Dal fallimento della prima ditta assegnataria, al recupero targato Meraviglia, dall’ampliamento spropositato della palazzina accanto al fiume, al restauro dubbio della palazzata ex Enel, con prezzi proibitivi di vendita e già qualche cedimento di facciata. Dal park sotterraneo mal utilizzato e con le solite infiltrazioni, all’ultimo e definitivo sfregio: il restauro della bella ex centrale e della palazzina uffici ha portato solo a nuovi appartamenti e a un inutile, ennesimo centro commerciale semideserto, senza alcuna utilità pubblica. Si ricordano con una certa nostalgia il piccolo centro ricreativo, i campi da tennis, i pitosfori e le mimose che prima rendevano quel luogo, se non altro, più umano e vivo, e la palma e la vegetazione lato mare. Ora abbiamo il solito spelacchiamento lastricato sopra il park, pochi cespugli ed erbacce, e qual è il verde come onere di urbanizzazione, lato via Cimarosa?
Ovviamente arriva sempre in ritardo, a lavori più che conclusi. Si pensò genialmente ai poveri mal utilizzati chinotti. Già era difficile farli attecchire nel salino, ma se poi si piantano in vasi nel cemento, non ci vuole un genio a capirne la fine.

Arriva la solita sostituzione: oleandri. Ci si chiede: chi ha pagato per la seconda piantumazione? Perché chi piantuma non è obbligato anche al mantenimento, salvo penali?
Ma ecco che anche i nostri eroi nuovi alberelli ora non se la passano alla grande.

Passiamo il fiume, salutando le anatre che osservano il muraglione di cemento, argine costruito a spese pubbliche anche per favorire la speculazione privata, ed eccoci al Prolungamento. Qui è bene ricostruire brevemente la storia dei rifacimenti. Ecco un commento di savonese anonimo e incredulo al cartello di uno dei lotti, finanziati con fondi POR- FESR.

Una gara d’appalto, che prevedeva una discreta cifra e una sistemazione estesa, fu annullata per sospette infiltrazioni di ditte segnalate dall’antimafia. Non sapendo come comportarsi in caso di eventuali ricorsi, si preferì spacchettare dividendo in due le opere e indicendo una nuova gara. Così si rimandò la parte più interna e si sistemò la passeggiata. Via i pitosfori, ça va sans dire, un bel lastricato nuovo, via le agavi lato mare, panchine, muretto e aiuole sui due lati. Ma ahimè, la manutenzione, la manutenzione…
Ecco come si presentava l’aiuola lato monte già nel 2018. Niente alibi di pandemia, allora, eh.

Ora le cose sono un pochino migliorate: la nuova siepe è cresciuta, alcuni cespugli offrono discrete fioriture. Peccato per qualche filo d’erba di troppo e per le infestanti, come le nasche, lasciate prosperare. E sono molto invasive, con radici profonde. Il dubbio è: non è che chi ha fatto la pulizia aiuole non sapesse distinguere una infestante da una pianta ornamentale? Oppure la pulizia è stata superficiale.

Lato mare, ahinoi. C’era erba alta e seccume fino a pochi giorni fa, ora le aiuole sono state ripulite, ma sono praticamente una distesa di secco. Ci si chiede: quell’impianto di irrigazione i cui tubi si intravedono, ha mai funzionato?

Veniamo ora al recente lotto successivo. Direi bene, per molti versi: le stradine in dolomia e la distesa di verde delle aiuole sono apprezzabili. Lasciamo perdere l’intelaiatura coi rampicanti e altre idee di fontana scenografica. Però però… anche qui c’è un però. Stanno seccando i lecci, alcuni proprio già andati, e alcuni arbusti. Direi un record, considerato la recente piantumazione. Tra l’altro si tratta di alberi già grandi e quindi presumibilmente costosi.

Albero già morto

Pure gli arbusti schiattano

L’intera fila non sembra messa benissimo

Lasciamo perdere la triste moria delle palme che meriterebbe da sola un discorso a parte. Di certo le prime avvisaglie del punteruolo non sono state trattate con la necessaria tempestività. Si sarebbe potuto impedire il dilagare dell’infestazione? Forse sì, forse no. Ma di sicuro ci si è dormito sopra.

Qui ci si ferma, all’altezza di Garibaldi e dell’aiuola mezzo bruciacchiata da qualche vandalo. Alla prossima puntata.

Milena Debenedetti

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