Il CATTOLICESIMO LIBERALE

Il CATTOLICESIMO LIBERALE
I cattolici liberali si distinguono dai cosìddetti “intransigenti” per alcuni caratteri specifici ed originali che li configurano come una corrente culturale, religiosa, politica e pedagogica interna alla Chiesa cattolica.

                               Il CATTOLICESIMO LIBERALE

I cattolici liberali si distinguono dai cosìddetti “intransigenti” per alcuni caratteri specifici ed originali che li configurano come una corrente culturale, religiosa, politica e pedagogica interna (ma fino a un certo punto) alla Chiesa cattolica.

Questi caratteri  si possono riassumere nelle seguenti tesi:

a)   Accettazione delle libertà sancite nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino del 1789.

b)  Rifiuto di ritornare all’Ancien Regime e necessità di trovare un accordo tra libertà religiosa e libertà politica.

c)   Rivendicazione della libertà di coscienza, di culto, di insegnamento, di stampa e di  associazione.

d)  Distinzione tra Stato e Chiesa, tra potere temporale e sfera spirituale, tra società civile e comunità religiosa, insomma tra Cesare e Dio.

e)  Necessità di un rinnovamento profondo della Chiesa cattolica e dei suoi

organismi gerarchici.

f)    Identificazione di cristianesimo e liberalismo autentico.


Tutti questi motivi sono presenti  nelle opere di Félicité de Lamennais (1782-1854) successive a La religione considerata nei suoi rapporti con l’ordine politico e civile del 1825, la cui forte e inquieta personalità ha ispirato pensatori, scrittori ed educatori non solo francesi e non solo cattolici (si pensi al Mazzini) come Gioacchino Ventura, Gino Capponi, Raffello Lambruschini, Antonio Rosmini, Vincenzo Gioberti e Alessandro Manzoni; varrà quindi la pena delinearne per sommi capi il percorso ideologico e politico.

Passato da una giovanile infatuazione per le idee di uguaglianza, libertà e fraternità, che parevano attuarsi nella rivoluzione francese, alla fede cattolica e all’ordinazione sacerdotale, nel Saggio sulla indifferenza in materia di

religione (1816) Lamennais, in polemica con il cartesianesimo e la libertà astratta dell’Illuminismo, indica nell’indifferenza religiosa la “malattia del secolo”, malattia derivante della pretesa  autosufficieza dell’individuo che si basa sulla ragione, e crede di poter fare a meno del senso o della ragione comune a tutti gli uomini,  che costituisce il fondamento della stessa fede cattolica (universale).

 Questa ragione comune si identifica  in definitiva con la tradizione universale, originata da una rivelazione primitiva conservata e tramandata poi dalla Chiesa cattolica romana, che ne è l’unica legittima depositaria.

 In questa tesi  apparentemente clericale, si celava però il germe della critica alla pretesa della Chiesa di essere l’unico depositum fidei e l’unica interprete autorizzata dell’autentica tradizione apostolica. In seguito, nell’opera Dei progressi della rivoluzione e della guerra contro la chiesa (1829), e nel giornale “L’Avenir”, fondato dopo la rivoluzione del luglio 1830, con Lacordaire, Montalembert e Gerbet, ritrattò le sue posizioni nettamente controrivoluzionarie e si impegnò in una campagna ideologica a favore della libertà di coscienza, d’insegnamento, di stampa, di associazione, per l’estensione del diritto elettorale, per le autonomie provinciali e comunali, sostenendo la compatibilità dei diritti dell’uomo e del cittadino – enunciati nella Dichiarazione dell’89 – con il cristianesimo e, quindi, con il cattolicesimo. Conseguente a questa prospettiva non  solo confessionale ma dichiaratamente etico-politica, è la richiesta al clero francese di rinunciare ai privilegi e allo stipendio statale per salvaguardare la propria indipendenza dal potere regio, così come l’opposizione alla nomina dei vescovi francesi da parte del re e la persuasione che fosse urgente procedere a una netta separazione tra lo Stato e la Chiesa.

Quando papa Gregorio XVI sconfessò le tesi de “L’Avenir”, Lamennais nelle Parole di un credente (1834), si difese appellandosi alla tradizione autentica del cristianesimo, non certo incline all’alleanza, cioè alla sudditanza, dell’altare con il trono.

Questi sono i principi di base comuni ai cattolici liberali; principi che, secondo loro, non contraddicono per niente quelli della dottrina cattolica, ma anzi la potranno salvare dal progressivo inaridimento e dalla conseguente, inevitabile decadenza.

A quanto sembra, Papa Francesco si trova più in sintonia con il Lamennais che con Il suo predecessore ottocentesco Gregorio XVI (e non parliamo nemmeno del Pio IX del  Sillabo!).

FULVIO SGUERSO

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