Il caso Tabaton

Dittatura della mediocrità
(il caso Tabaton)

Dittatura della mediocrità
(il caso Tabaton)
Il prof. Massimo Tabaton

Abbiamo finalmente capito la malattia del nostro paese: è affetto da demenza degenerativa e non perde occasione per mostrarne i sintomi. Ogni giorno evidenzia un nuovo episodio di insensatezza e l’insieme costituisce lo stato morboso.

Ciò che vado a raccontare resta molto vicino a questo profilo patologico, anzi vicinissimo. 

La sanità ligure può vantare la presenza di uno dei massimi esperti della malattia di Alzheimer, a livello internazionale: il prof. Massimo Tabaton, forte di una lunga appartenenza alla comunità scientifica americana, con cui si mantiene in costante collaborazione.

Dunque, cosa farebbe un organismo politico sano che potesse beneficiare di una simile presenza? Valorizzerebbe la propria risorsa, rendendogli possibile la prosecuzione di ricerche tanto importanti per la collettività, tanto più che il professore, per poterle svolgere in modo mirato, scelse circa dieci anni fa di sconvenzionarsi dall’ospedale, dove si sarebbe trovato impegnato con la neurologia generalista, distogliendosi dall’obiettivo Alzheimer. E stiamo parlando di un male su cui c’è emergenza internazionale, non di un raffreddore!
Ma c’è di più: il professore nel 2009 sottoscrisse una convenzione con l’Azienda Ospedaliera-Universitaria S. Martino, per cui si impegnava in un’attività di ricerca e assistenza a malati il cui standard clinico risultasse conforme agli studi svolti, il tutto in forma gratuita. Proprio così: uno dei maggiori esperti internazionali  della malattia di Alzheimer si metteva a disposizione della collettività, senza nemmeno percepire lo stipendio che avrebbe potuto avere dall’ospedale, non sconvenzionandosi.

I lettori si chiederanno: ma il prof. vive d’aria? Sicuramente no, dal momento che, oltre a essere docente universitario, svolge attività professionale privata sia a Ge che fuori e riceve pazienti provenienti da tutta Italia, Nord Sud Centro e Isole.

E’ difficile credervi, ma la convenzione che impegnava gratuitamente Tabaton quest’anno non è stata rinnovata. E non da parte del beneficiante ma da parte del beneficato! L’Azienda Ospedaliera San Martino, insomma non vuole che uno dei massimi esperti di Alzheimer lavori gratuitamente per lei!, ovvero  per noi, ovvero per i malati, ovvero per il buon nome della nostra comunità scientifica. Alla faccia della lungimiranza, della meritocrazia e della limitazione allo spreco! 

Chi è sano di mente a questo punto diventa sospettoso: ci saranno delle ragioni! La decisione sarà stata motivata! 

Domande sane che ricadono in un contesto demenziale: la decisione non è stata notificata ufficialmente al professore e non gli è stata argomentata. Nulla, vuoto e silenzio.

In soldoni: Sei un grande esperto di Alzheimer? Peggio per te, noi non ti vogliamo! Perché? Oh, bella: perché non ti vogliamo! Probabilmente ci stai antipatico. Di che altro ci sarà bisogno? E non te lo diciamo nemmeno!

Alla faccia del dovere di pubblicità,  della buona democrazia e dell’ agire responsabile!

Non esistono buone ragioni non ufficializzabili: il silenzio è la coda di paglia del nostro sistema di connivenze autolesioniste.

Ma farò come Dylan Dog, indagatore dell’incubo, e cercherò l’oscuro motivo di ragioni talmente irragionevoli che non si possono nemmeno dichiarare.

Del resto, non si vuole essere complottisti a ogni costo ma dove si tace, si libera il sospetto!

Cercherò di spiegare l’oscuro con chiarezza.

Il fatto di svolgere attività clinica in San Martino consentiva a Tabaton di compilare i piani terapeutici. Cosa sono i piani terapeutici? In due parole: per varie malattie esistono terapie delicate e  costose per il Servizio Sanitario Nazionale, che vanno prescritte dagli specialisti e non dai medici di base. Per prescrivere questi piani terapeutici bisogna operare in centri riconosciuti dalla Regione (centri UVA) e già questo non ha molto senso, dal momento che, in un mondo che semplifica, dovrebbe essere sufficiente che uno specialista, tanto più se oggettivamente autorevole, si assuma la responsabilità di ciò che scrive, a prescindere dal fatto che lo faccia nel proprio studio o in un centro riconosciuto.

Ma a noi  evidentemente piace da morire la ragnatela burocratica!  Ci piace ciò che ci aggroviglia e ci soffoca, come fa la beta-amiloide, proteina killer,  che nella malattia di cui stiamo parlando avviluppa i neuroni e li uccide.

Ora, chi sceglie di ricorrere a cure private lo fa esercitando un diritto, talvolta perché nei centri pubblici vi sono liste d’attesa scoraggianti quando la fase è acuta ,e io stessa posso farmene in prima persona testimone. L’alternativa è intasare i pronto-soccorso. Oppure lo fa perché ha fiducia in quel medico e, a costo di sacrifici, se ne accolla la parcella (qualcuno pensa che le teste coronate del potere conducano la madre o il padre ai centri UVA? La smentita potrebbe darvela lo stesso Tabaton! Oltre che dei cachi, siamo terra di ipocriti).

Per carità, preziosissimi e sacrosanti i centri UVA, se non usati in maniera monopolistica per tagliare le gambe alle alternative e per avvilire le eccellenze!

O preferiamo far lievitare il conflitto ovunque e comunque???

Quanto ai pazienti che pagano il medico, vogliamo condannarli senz’appello a pagarsi anche i farmaci? O forse vogliamo che, usciti da Tabaton, passino nei centri UVA, previa lista d’attesa, a farsi prescrivere le prescrizioni di Tabaton? E perché uno specialista dovrebbe fare da semplice trascrittore? Se si rifiuta, cosa succede? 

Il diritto di prescrizione del medico confligge col diritto del malato ad operare una scelta terapeutica! Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura…

A degenerare sono i neuroni sociali del buon senso e del buon diritto.

Ma questa piccola storia ignobile va ignobilmente conclusa:

vari funzionari ASL o altre umbratili figure devono aver protestato con l’Azienda (così almeno si dice, si insinua, si congettura…): 

– Ma come? Tabaton fa i piani terapeutici? Non può!!! Non può!!! Non può!!!  E’ contro la normativa! E’ contro la ragion di Stato! E’ contro l’ordine divino!

Immaginiamo la risposta timida del dirigente, così aggredito:

– Invece sì che può, per via di una convenzione che lo impegna presso l’Azienda!

– Ah no! Piuttosto gli si tolga la convenzione!

Ma è gratis!

Chissene!
 

Insomma, ricordate quello che per fare dispetto alla moglie si tagliò gli attributi?

Solo che in questo caso, il dispetto è tutto loro e l’impotenza è tutta de noantri, malati potenziali, cittadini increduli, elettori di schede bianche, popolo di un paese malato di mente!

Gloria Bardi

 

 DAL SECOLOXIX DEL 21 MARZ0 2012


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