Il canto del gallo democristiano

 Gianfranco Rotondi

In un mondo in cui i partiti tradizionali sono morti e sepolti, Gianfranco Rotondi, come un fantasma di un grande poeta, come un redivivo Giovanni Pascoli, canta il canto del gallo democristiano.

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La sua voce è lontana e flebile, ma ancora riecheggia nella memoria di chi ha vissuto gli anni d’oro della Dc.
“L’anno prossimo la nuova Dc festeggerà i primi venti anni”, ha recentemente sostenuto sui social Rotondi. “Nella vita di un uomo non sono poi tanti, ma nella vita di un partito rappresentano un’era”.
Eppure, la nuova Dc è un partito piccolo, insignificante, che non ha alcuna rilevanza politica.
“Siamo stati costretti a questa scelta”, ha ribadito Rotondi. “Ci siamo stati e ci siamo ancora perché rappresentiamo un partito nuovo, ma autorizzato e dunque gemmato dalla Dc storica”.
Ma chi è che vuole impedire la rinascita della Dc?
“Sarebbe interessante sapere perché sorgono tante formazioni democristiane col solo esito- che forse è il loro scopo- di impedire la ricostruzione del partito”, ha affermato Rotondi. “Esiste una sorta di protocollo: si inflaziona un nome e un simbolo perché intorno ad essi non si ricrei una speranza”.
Ma Rotondi non si arrende.
“L’inserimento del mio nome nel simbolo risolve la questione”, ha profferito. “Esso non è più confondibile con nessuno dei presunti pretendenti alla continuità democristiana”.
E così, Gianfranco Rotondi, come un fantasma poetico di Giovanni Pascoli o di qualunque altro vate a vostra scelta, continua a cantare il canto del gallo democristiano.
Un canto tragicomico, che è allo stesso tempo una testimonianza di nostalgia e di speranza.
Una speranza che, forse, è destinata a restare un’illusione.
Ma, come diceva l’antica ode, “la speranza è l’ultima a morire”.
(Ispirato ad un recente pezzo pubblicato da Formiche.net: Chi si sente democristiano ha una possibilità. La via di Rotondi – Formiche.net)

Antonio Rossello

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