Il borgo abbandonato: Ca’ di Fere’

L’esistenza socio – economica dei borghi dell’entroterra
CA’ DI FERE’

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Ventiduesima parte)

 Alcuni nostri carissimi amici lettori sono rimasti veramente impressionati da una espressione, utilizzata da Aldo, nella parte iniziale dell’articolo della scorsa settimana (ventunesima parte).

Ci riferiamo, per l’esattezza, alla seguente frase:

“Esistono problemi strutturali ed esistenziali, che angustiano, tuttora, i cittadini, ivi residenti (nella Valle del Letimbro, per intenderci).


Sorge, allora, spontanea una domanda:

Quali sono, nella realtà dei fatti, questi problemi?

Abbiamo, ovviamente, rivolto questa domanda ad Aldo, Il quale ci ha così, cortesemente, risposto:

Faccio riferimento ad un mio articolo, pubblicato in data 8 aprile 2011 (che, parzialmente riconfermo) è così intitolato:

L’ESISTENZA SOCIO – ECONOMICA
DEI BORGHI DELL’ENTROTERRA

Già al termine del Secolo scorso, un’approfondita indagine di SERICO-CRESME, condotta su 8.100 Comuni dell’intero territorio Nazionale, aveva evidenziato un progressivo spopolamento nei Borghi Periferici del nostro Belpaese; non a caso, Pietro Gentilucci aveva commentato i dati ricavati dall’indagine con il lapidario titolo:

“L’ITALIA CHE MUORE”

Ma, ancora più chiaro ed incisivo è stato il RAPPORTO, ELABORATO CONGIUNTAMENTE DA CONF-COMMERCIO E LEGA AMBIENTE NELL’AGOSTO DEL 2008.

Questo rapporto è tuttora attuale ed estremamente significativo; ne riporto i dati:

NEL 1996: i Comuni disagiati erano 2.830 (vale a dire: il 35 PER CENTO DEL TOTALE);

NEL 2006: sono diventati 3.556 (il 43,9 PER CENTO DEL TOTALE);

NEL 2016: saranno 4.395 (il 54,3 PER CENTO DEL TOTALE)

Questi Comuni sono ubicati prevalentemente nelle zone montane e collinari del Territorio Nazionale, ma, anche le aree pianeggianti non sono indenni dal disagio sopra citato.

Domandiamoci a questo punto: DA DOVE DISCENDE LA PAROLA “DISAGIATO”?


E’ presto detto; al DISAGIO concorrono diversi fatti; eccoli:

A) FATTORI DEMOGRAFICI:

 –  Questi piccoli Paesi sono abbandonati dai Giovani ed ignorati dagli Immigrati; entrambi tendono ad ammassarsi nelle Metropoli (per ragioni di studio e per la ricerca di un potenziale lavoro);

 –  La popolazione, ivi residente, è costituita, in parte prevalente, da Anziani sopra i 65 anni, lasciati, dunque, a presidiare paesini semivuoti;

  B) FATTORI ECONOMICI

 – NEL SETTORE INDUSTRIALE ED ARTIGINALE, gli addetti al lavoro di questi piccoli Paesi rappresentano soltanto il 2,1 per cento del totale nazionale;

 – NELLE ATTIVITA’ COMMERCIALI è attivo solo 1,5 per cento degli occupati nel settore in ambito nazionale;

 – L’ATTIVITA’ AGRICOLA, fatti salvi alcuni settori di nicchia, tende ad essere abbandonata dagli abitanti di questi Paesini, perché, tradizionalmente, poco remunerativa.

Va doverosamente osservato, in proposito, che se è pur vero che i generi alimentari tendono, quasi quotidianamente, a salire di prezzo, è altrettanto vero che l’entità di quest’ultimo viene ad essere determinata e decisa dalla lunga ed articolata filiera commerciale che sovraintende al settore; dal dettagliato esame di questa filiera emerge che gli autentici beneficiari dell’alto prezzo al dettaglio sono i grossisti dei mercati ed i commercianti e non già i contadini produttori;

 – IL TURISMO porta poche risorse, perché la promozione dei luoghi e delle bellezze locali è carente; inoltre, le strutture turistiche sono insufficienti per quantità e qualità.

Desidero evidenziare, in proposito, che nel Rapporto elaborato congiuntamente da Conf – Commercio e Lega Ambiente, viene riferito quanto segue:

“L’Italia deve tutelare e valorizzare la Qualità del Contesto Territoriale ed Ambientale, che rappresenta non solo la risorsa-chiave in termini di attrazione delle destinazioni, ma anche la piattaforma entro cui allestire momenti di vita autentici e gratificanti, in grado di creare valore per gli abitanti del territorio e di soddisfare le attese dei turisti.”

C) FATTORI SOCIO-SANITARI:

IL SETTORE SANITARIO è estremamente carente, perché, da tempo, sono spariti i Medici e le Ostetriche Condotte ed, attualmente, stanno dissolvendosi anche i Medici di base.

Nella Scuola, da oltre un decennio, è scomparso il Medico Scolastico.

I Consultori Familiari si sono rarefatti.

Di fatto, oggi, la Sanità Italiana Ospedalo – Centrica non entra più nella Società, nelle Famiglie, nella Scuola.

Ma sono soprattutto gli Anziani, che rappresentano la grande maggioranza degli attuali Residenti dei Paesini, a dover sopportare il disagio della carente Assistenza Socio – Sanitaria e, quindi, a dover pagare in termini di Solitudine e di abbandono la loro condizione esistenziale.

–  A sua volta, il SETTORE SCOLASTICO si avvia verso l’estinzione; parliamo delle PRIMARIE (Asili nido e Scuole Materne), delle Elementari, vale a dire quelle più vicine alle Famiglie, quelle radicate e diffuse sul territorio.

Già nel rapporto precedentemente citato, si diceva esplicitamente che:

“Le norme legislative, previste nella finanziaria 2008, ed il recente decreto – Gelmini comporteranno la scomparsa del tempo pieno, il ritorno del maestro unico (con la cancellazione degli insegnanti di sostegno) e, con essi, l’eliminazione di 104.000 classi funzionanti a modulo e di 33.000 classi a tempo pieno; in buona (o cattiva) sostanza, ci troviamo di fronte ad un attacco spietato al diritto dei bambini di avere una scuola più umana e più sufficiente.”

 –  Sin qui, dunque, il DISAGIO DEI PICCOLI PAESI ITALIANI, fatalmente (o, meglio incolpevolmente) DESTINATI ALL’ESTINZIONE.


Ma, desidero aggiungere che il fenomeno diventa notevolmente più grave, se noi facciamo riferimento alla nostra piccola ed amata LIGURIA.

Già in data 9 Settembre 2008 avevo scritto per “TRUCIOLI SAVONESI” un articolo nel quale testualmente veniva riportato:

“ La Liguria, presenta, in negativo, il più alto numero di Paesi a rischio estinzione; infatti, su 133 Paesi collinari e montani della nostra Regione, la Densità Demografica è molto inferiore a quella Nazionale (MENO 8 PER CENTO), l’incidenza degli Under 14 sulla popolazione totale è del DIECI PER CENTO (la media nazionale è del QUINDICI PER CENTO), mentre la media di Anziani è del VENTINOVE PER CENTO (quella nazionale è del DICIOTTO PER CENTO); questi piccoli Paesi, inoltre, sono minacciati dalla Crisi Economica (vivendo, unicamente, su di una produzione agricola puramente settoriale: vedi olivicoltura, floricoltura, viticoltura, etc.) sono totalmente sprovvisti di Assistenza Sanitaria di Base e, per di più, corrono il rischio di perdere un consistente numero di Scuole Elementari (una ventina circa per la sola Provincia di Savona).”

Carissimi amici di “TRUCIOLI SAVONESI”, giunti a questo punto, consentitemi di ripetere, con profonda amarezza, la parte conclusiva dell’Articolo del 9 Settembre 2008:

“Nella nostra Italia (e, soprattutto, nella nostra Liguria) l’ambiente che ci circonda non è soltanto un dono spontaneo della Natura, ma è anche frutto della cura e del lavoro dell’ uomo, protrattisi per secoli e secoli; quindi, l’abbandono delle campagne e la crescente urbanizzazione non  sono soltanto fattori negativi per il nostro ecosistema, per la nostra economia e per la nostra convivenza civile, ma sono, soprattutto, un’offesa etica alla nostra storia ed alla nostra tradizione, perchè sono destinati ad incidere sulla nostra identità civile e culturale.”

Al fine di confermare quanto precedentemente esposto, presentiamo ai nostri amici lettori, la seguente documentazione fotografica (datata 19 febbraio 2018), che illustra, senza ombre di dubbio, le considerazioni ed i giudizi sopra esposti, sull’attuale situazione del borgo di Ca’ di Fere’, ubicato interamente nel territorio del comune di Savona, premettendo, tuttavia, che sino a qualche anno fa, il borgo sopraddetto era dotato di:

1) Chiesa

2) edificio scolastico (destinato alle cinque classi elementari)

3) edificio per vacanze estive

4) case abitative (con circostanti terreni per coltivazioni agricole)

A questo punto, invitiamo semplicemente i nostri amici lettori a riflettere e meditare.

 La Chiesa
 

 La scuola
 
Il borgo abbandonato
 

Interno delle case abbandonate

ALDO PASTORE            25 Febbraio 2017

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