I rintocchi di Piazza Mameli

L’amarezza dell’ex Presidente nel libro “Non è il Paese che sognavo
La lezione di Ciampi
e i rintocchi di Piazza Mameli
Degrado delle istituzioni, rozzezza, protervia, incapacità di lavorare per il bene comune. Il ricordo della sua visita a Savona e la soddisfazione davanti al Monumento ai Caduti che qualcuno vorrebbe zittire

L’amarezza dell’ex Presidente nel libro “Non è il Paese che sognavo
La lezione di Ciampi
e i rintocchi di Piazza Mameli
Degrado delle istituzioni, rozzezza, protervia, incapacità di lavorare per il bene comune. Il ricordo della sua visita a Savona e la soddisfazione davanti al Monumento ai Caduti che qualcuno vorrebbe zittire
 

Sergio Tortarolo

Carlo Azeglio Ciampi ha recentemente pubblicato un libro-intervista che ripercorre, assieme alle tappe fondamentali della sua vita, le vicende storiche di questi tempi, collegandosi al centocinquantesimo dell’Unità d’Italia.

Il quadro dell’esistenza del presidente Ciampi è di grande spessore culturale e politico. Un vero modello soprattutto per lettori giovani.

I suoi punti di riferimento (il Risorgimento, la Resistenza), i tratti di grande servitore dello Stato (prima alla Banca d’Italia poi, dopo i 73 anni, come politico), lo stile riservato e rigoroso ne fanno un raro personaggio positivo del quale fa proprio un gran bene parlare in questo panorama desolante di rozzezza, volgarità, incapacità, protervia.

Insomma, si può fare meglio e c’è chi ha fatto meglio, molto meglio, di quello che stiamo subendo.

Ma è il titolo che Ciampi ha scelto che merita ancora una riflessione; il titolo è “Non è il Paese che sognavo” e si legge ancora: “Purtroppo ora che è venuto il tempo dei bilanci mi rendo conto che sto vivendo in un Paese ben diverso da quello che avevo sognato in gioventù”. 

C’è tristezza e delusione assieme; un profondo dispiacere. Il senso complessivo è quello di un fallimento, di un processo di progressivo smarrimento della capacità dei singoli di ragionare per il bene comune, di un degrado evidente e palese delle istituzioni; insomma, il presidente Ciampi comunica ai lettori come suo messaggio quello di una gravissima preoccupazione.

Se ha ragione (e non vedo come si possa dubitarne), sarà necessaria una lunga, faticosa opera di ricostruzione culturale; il nostro panorama è ben simboleggiato dalle rovine di Pompei divenute macerie, dalle case allagate del Veneto, dal dilagare del precariato e dalla mancanza di prospettive per i giovani, dal senso di frustrazione che prende ormai inesorabilmente.

Carlo Azeglio Ciampi

Ricordo la visita del presidente Ciampi a Savona: in particolare ricordo che diede un giudizio estremamente positivo della nostra consuetudine di ricordare i Caduti di tutte le guerre con i 21 rintocchi della campana di Piazza Mameli che, quotidianamente, impongono alla città per quegli istanti una sospensione, un momento di riflessione e silenzio. I giornali riferirono che citò anche in altre occasioni quel fatto che gli parve, giustamente, così significativo ed emozionante.

E’ quindi con grande tristezza e delusione che voglio qui ricordare l’infelicissima iniziativa di un gruppo di savonesi per spostare tale ricorrenza dalle sei di sera alle sei del mattino (cioè di cancellarla). C’è stato addirittura un sondaggio: il 15% (ed è, secondo me, già molto) dei savonesi che ha risposto al sondaggio si è detto favorevole. Qualcuno ha anche ipotizzato che fra coloro che hanno meno di quaranta anni tale percentuale sia molto più alta.

Questo fatto, in sé certamente marginale, è però una spia rivelatrice: sta diffondendosi l’idea che bisogna liberarsi di ogni possibile intrusione del “pubblico” nel proprio “privato”: c’è chi non tollera di “perdere” quaranta secondi (di questo si tratta) del proprio tempo, lo trova intollerabile. Ma chi ragiona così che progetto di vita può avere? Come recuperare questi, ormai prigionieri della propria indifferenza, culturalmente abbruttiti, chiusi e ottusi?

Bisogna trovare il modo di far capire che non si può ridurre a brandelli la vita sociale, sacrificando tutto sull’altare della propria presunta libertà, dei propri piccoli e mediocri egoismi.

Anche questo si ricava leggendo il testo di Ciampi: è urgente un lavoro di ricostruzione dal basso, tornare ad ascoltare, a parlare di cose serie, di lavoro, di qualità della vita, di solidarietà; bisogna tutti riprovare a ragionare, altrimenti non potremo, tirando le somme, che dire: “non è il paese che sognavo”.

Sergio Tortarolo 

Già sindaco di Savona

(Da AuserSavonaNotizie)

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