How to be a good Teacher?

How to be a good Teacher?

How to be a good Teacher?

Mi era capitato sotto mano, perché messo anche in Rete dagli Autori, un articolo apparso sulla “blasonata”  Educational Research (Volume. 2, 2011) dal magniloquente titolo “How to be a good Teacher”. Confesso di non essere andato oltre il fumoso “Abstract”,  la  introduzione, ricercando qualcosa di “concreto” almeno nelle “Concluding Remarks”.
Non è neppure stato sorprendente trovare omologhi titoli in molte pagine web come chiunque può verificare inserendo tra virgolette il titolo in oggetto. Ad una occhiata veloce (il metodo applicato da chi ha molta Letteratura da controllare) non ho riscontrato alcune “parole chiave” indicative se e come l’aspetto didattico dell’azione educativa risenta quantitativamente di qualche parametro variato. All’estero la ricerca didattica finalizzata alle singole discipline ha una tradizione quasi secolare se pensiamo che il primo volume di “American Physics Teacher” (successivamente American Journal of Physics) è del 1933. The Physics Teacher e Physics Education nascono rispettivamente nel 1963 e nel 1965. Le riviste seguono di circa un decennio gli inizi del progetto P.S.S.C. (Physical Science STudy Committee) che, tradotto in 14 lingue . Ha mutato radicalmente la “visione” della Fisica nella nostra “didattica”.

Questo almeno in teoria e nei casi in cui Docenti particolarmente motivati e documentati, anche un cambiamento di metodologia e di approccio.
Riflettevo su quel magniloquente titolo “How to be a good teacher” e ripensavo alla docente che sbraitando per due ore durante una verifica scritta, invitava gli allievi a portarsi il vocabolario della Lingua Italiana per comprendere la “consegna” del problema (non compresa da tutti gli allievi) sottolineando che in caso di incapacità a svolgere tale problema sarebbe stato meglio “buttarsi sotto a un treno” (sic). Da notarsi che proprio l’anno scorso una ragazza, per altri motivi, si gettò proprio sotto a un treno…
Sicuramente è facile scrivere un articolo dal titolo “How to be a bad teacher” riportando microaneddotiche di fatti che quotidianamente accadono nei nostri Licei. Cosa ci si può aspettare da un reclutamento basato sul paradigma: “so, quindi so insegnare”? In un rapporto d’impiego “a mezzo tempo e a mezzo stipendio”. Il guaio è che spesso anche il primo paradigma cade se si fa lezione solo e unicamente leggendo il libro di testo (inclusi errori “conservativi” tramandati nel tempo..

Cari ex colleghi, ditemi che ho osservato male, che ho commesso errori sistematici, che tutti i docenti di Fisica sanno dimensionare perfettamente una verifica scritta, che ad essere ignoranti (e solo per loro unica colpa) sono Solo i nostri studenti, che Giulio Cortini sbagliava clamorosamente a spiegare la nostra fenomenologia sulla didattica con un “ciclo di incapacità”, che una docente, invece di precipitarsi a casa, si ferma un paio d’ore al pomeriggio per preparare qualche esperienza d’aula.

Soprattutto che è meglio leggere meno articoli “opinionistici” sul quasi estinto “Giornale di Fisica” e lasciare la Ricerca in Didattica a chi la Didattica la considera essenziale nel proprio “teaching” su un piano meno astratto. Siate certi che anche lo studente più “sfaticato” percepisce in non più di un quarto d’ora se ha a che fare con un Docente o con un buonista perditempo..

 

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