Hollywood tra scandali e premi alla carriera

Nello scorso weekend si è tornato a parlare di un grande attore, Kevin Spacey che è arrivato a Torino in Italia per ritirare un premio alla carriera.
E soprattutto della decisione di assegnare un riconoscimento all’attore che è ancora sotto inchiesta per presunte molestie legate allo scandalo MeToo, che ha da subito suscitato critiche e polemiche.

Kevin Spacey a Torino

Ma il Museo del Cinema di Torino tira dritto e conferma il riconoscimento, Stella della Mole a Kevin Spacey.
La notizia dell’arrivo in città dell’attore di House of Cards nella sua prima uscita pubblica, ha scatenato da subito commenti negativi, ancora prima della masterclass in scena lunedì scorso.
Bersaglio delle reazioni contrarie è la scelta del Museo di invitarlo nonostante sia al centro di accuse di presunte molestie e violenze sessuali da parte di alcuni uomini, denunciate a distanza di diversi anni sull’onda delle campagne internazionali del MeToo.
Kevin Spacey Fowler, questo è il suo nome originale, si è più volte dichiarato “non colpevole” per i sette capi d’accusa:
Ovvero, un rapporto sessuale non consensuale, tre episodi di atti osceni e tre di molestie aggressive, stando alle accuse risalenti al periodo tra il 2001 e il 2005.

Kevin Spacey premiato Museo del cinema di Torino

Kevin Spacey  in piazza San Carlo a Torino

E lunedì prima di sedersi ed iniziare la masterclass sulla sua carriera, ecco la stoccata: “Il mio cuore è pieno di gratitudine per il Museo del Cinema che ha avuto le palle di invitarmi qui stasera”.
Chiaro il riferimento al peso del silenzio subito negli ultimi cinque anni quando Spacey è stato cancellato dai film girati (Tutti i soldi del mondo), allontanato con richiesta di risarcimento danni dal set di House of Cards, e sostanzialmente ed ipocritamente ignorato dalla storia del cinema hollywoodiano.
Non voglio entrare nel merito delle accuse e di un eventuale giudizio diretto della vita privata di una persona, perché prima di tutto Spacey è un uomo, una persona con gli stessi diritti di tutte le altre persone, anche di essere tutelato e salvaguardato, in egual misura delle sue probabili vittime.
Prima di essere un attore, un professionista e una star del mondo del cinema.
Nel luglio scorso la star di Hollywood si era già dichiarata non colpevole rispetto ad altri 5 capi d’imputazione frutto di deposizioni raccolte dalla polizia britannica in precedenza.
A ottobre, invece, la giuria di New York lo ha prosciolto dall’accusa di aver molestato un attore all’epoca minorenne.
Aldilà di qualsiasi cosa possa essere responsabile l’uomo Spacey, nessun opera, nessun lavoro soprattutto se genuino e buono può essere cancellato, per cui non si dovrebbe discutere su una carriera di un attore, né provare a cancellarlo o distruggerlo.
Trovo però vergognoso questo moralismo becero e questa morbosità di rivalsa, che certi movimenti dichiarati pro diritti, usano per poi andare a ledere i diritti di altri, adducendo di voler proteggere le vittime ma a loro volta creandone di nuove.
In realtà non è la prima volta che accade una cosa del genere nella storia della cinematografia e di Hollywood, più volte ad esempio fu accusato il regista Roman Polansky fino alla decisione di tornare a vivere in Europa.

Roman Polansky

E questo non solo perché la mentalità è meno “puritana e benpensante”, ma soprattutto perché sia la stampa che l’opinione pubblica sono meno aggressive nei confronti delle “persone note”, i vip.
Altri personaggi negli USA, hanno avuto e subito alcune ripercussioni, in molti casi addirittura rivolte a stelle oramai decedute, ma una su tutte è esemplare nonostante sia successa oramai 100 anni fa.

Fatty Arbuckle

La storia di Fatty Arbuckle è la storia controversa di una star di Hollywood che passa letteralmente “dalle stelle alle stalle”.
Roscoe Conkling Arbuckle questo era il nome di battesimo di questa iconica first star del cinema muto, conosciuto da tutti anche artisticamente come Fatty (in italiano grassone, ciccione).
Nato nel 1887 a Smith Center, Kansas da una famiglia povera, con un padre violento ed alcolista, morto nel 1933, a Manhattan, New York, fu un grande attore americano in attività fin da bambino con il teatro Vaudeville già dalla fine dell’800.
Roscoe Arbuckle infatti iniziò da piccolissimo a calcare le scene nei panni di clown e bambino prodigio, divenne in seguito attore delle scene comiche slapstick, dapprima in teatri e circhi, questa sua attività lo porterà a viaggiare in tournée per il mondo e diventare famoso negli Stati Uniti, proprio per lanciare questa tecnica sulla pellicola, verrà assunto nella nascente industria cinematografica dai Keystone Studios di Mack Sennett.
Per la Keystone Arbuckle girerà innumerevoli corti comici, fin dai primi anni 10 del 900, affiancando i Keystone Cops, Buster Keaton e Mabel Normand, infine lanciando Charlie Chaplin.
Nonostante la sua corpulenta fisicità, Roscoe fu un uomo tranquillo e pacifico, straordinariamente agile e userà quell’agilità per tirar fuori dell’umorismo da qualsiasi situazione.
Tuttavia egli non usò mai la sua mole e il suo nomignolo, le sue dimensioni, per strappare una facile risata, scaturita ad esempio per le sue innumerevoli gag.

Dal 1914 inizia a sedersi anche dietro la macchina da presa e dal 1917 fa società diretta con Joseph Schenck: Arbuckle diventa il più grande attore di comiche di quegli anni e sarà una vera e propria guida per Charlie Chaplin, che lanciò al cinema assieme al grande talento di Buster Keaton col quale inizierà una profonda amicizia.
Keaton, gli resterà a fianco anche nei momenti più bui del suo declino, aiutandone e preservandone la figura.
In un certo verso, io vedo nella storia di Arbuckle molte analogie con quella di Spacey.
San Francisco, 5 Settembre 1921, Fatty è la star più pagata del cinema Hollywoodiano, fu l’attore che inaugurò l’epoca del personaggio grassoccio e prepotente, contrapposto a uno smilzo ingenuo (Buster Keaton) che culminerà, nel mondo Hollywoodiano qualche tempo dopo, con la celebrità planetaria del duo Stanlio e Ollio, che con l’avvento del sonoro cavalcarono ed in qualche caso, come per Chaplin, addirittura copiarono ispirandosene.

Fu famoso molto prima ed anche più di Chaplin, Arbuckle è celebre nel jet-set per la sua vita dispendiosa fatta di grandi feste, donne, alcool (nonostante l’epoca del proibizionismo), droga e divertimenti di ogni genere, spesso coperti dalla corruzione di polizia, e funzionari pubblici.
Quella sera Arbuckle, ha organizzato un party per festeggiare il rinnovo del contratto con la casa di produzione Paramount, un contratto da 1 milione di dollari l’anno (a quel tempo una cifra straordinaria, circa 15 milioni di oggi) , e ha affittato le tre suite comunicanti al dodicesimo piano dell’hotel St. Francis.
Arbuckle ha raggiunto San Francisco il 3 settembre con due amici, al party di Fatty si presentano una cinquantina di persone, più o meno conosciuti dall’ospite, fra cui si annoverano attori e attrici ma anche alcuni produttori e scalatori sociali.

Virginia Rappe

Virginia Rappe, il cui cognome originale è “Rapp”, è una ragazza rimasta orfana giovanissima che ha sfruttato da subito la propria bellezza, iniziando a posare come modella anche in foto di nudo, già a 14 anni.
Raggiunge la festa con Maude Delmont, e inizia a bere in modo sconsiderato, non tenendo assolutamente conto che soffre di cistite cronica (infiammazione della vescica).
Arbuckle che sapeva farci con le donne, corteggia la Rappe e i due si isolano nell’appartamento 1221.
Dopo alcuni minuti le sconvolgenti urla di dolore della donna bloccano il party, Fatty esce dalla camera da letto della Suite 1221 del St. Francis Hotel ridendo sotto i baffi, con un cappellino da donna in testa e il pigiama lacerato.
Fatty dice alle amiche della Rappe di rivestire la donna e di riportarla al Palace, dov’erano tutte alloggiate, perché “Fa troppo chiasso“.
Dentro la stanza c’è ancora Virginia Rappe, la sua carriera sta continuando fra alti e bassi, ma Virginia è più conosciuta per le numerose frequentazioni a sfondo sessuale con attori, registi e produttori, anziché per le sue doti artistiche, in un episodio rimarrà contagiata nell’epidemia di pidocchi del pube, le piattole, tra le frequentazioni dello studio di Mark Sennett.
La 26enne, che cerca un contratto da attrice nel mondo cinematografico viene trovata stesa nel letto e impossibilitata a muoversi.
Il medico dell’Hotel, accorre chiamato dalle amiche, e certifica l’evidente stato alterato di Virginia, ubriaca in modo debilitante, dovuto quasi sicuramente al mix di stupefacenti e bevande alcoliche, diagnostica per cui un’intossicazione da alcol e droghe di genere indefinito.

Camera dove venne trovata Virginia Rappe

Maude Delmont (che racconta questa versione della storia) e Alice Blake entrano nella camera e trovano Virginia nuda, agonizzante a letto, che disse:
“Muoio.. muoio.. mi ha fatto male”.
La Delmont da subito, accusa Arbuckle di aver violentato l’amica, ma il medico non ravvisa alcun segno di stupro.
La Rappe viene portata all’ospedale di Pine Street, e confessa a un’infermiera:
“È stato Fatty Arbuckle a ridurmi così… vi prego, fate che non la passi liscia!”.
Trasportata in ospedale, Virginia Rappe muore nel giro di pochi giorni, il 9 Settembre 1921, a seguito di una Peritonite causata dalla rottura della vescica.
All’obitorio le vengono scattate alcune fotografie che testimoniano il suo stato.

PUBBLICITA’

La Delmont, il manager della Rappe e il fidanzato, Henry Lehrman, accusano Arbuckle di aver causato la morte di Virginia.
Tutti e tre ottengono una grande pubblicità dall’accaduto, e tentano di trarre profitto dalla vicenda.
I media si interessano in modo massiccio, molesto e oltremodo morboso al caso.
Roscoe Arbuckle viene messo alla gogna, indicato come l’assassino di Virginia di cui tutti gli Stati Uniti chiedono la testa.
Per la prima volta l’opinione pubblica guarda alla finestra sulla vita sordida e sui segreti delle Star di Hollywood, oltre le “maschere” che quelle star indossano al cinema.
I suoi film vengono banditi da ogni cinema e il contratto con la Paramount viene annullato.
Infatti fu prima incriminato, nonostante che anche il patologo che esaminò il corpo della vittima non avesse rilevato segni di violenza carnale.
Si scrisse con dovizia di particolari, di uno stupro contro natura, eseguito con una bottiglia o con una scheggia di ghiaccio, oppure di un tuffo di Fatty sulla donna, che l’avrebbe schiantata con i suoi 140kg.
Venne accusato di violenza sessuale e omicidio, ma dopo 3 processi verrà scagionato, troppo tardi, la sua immagine pubblica venne però travolta dal primo grande scandalo di Hollywood, non riuscirà più a tornare limpida, segnando così la fine della sua carriera.
La storia, ebbe una eco enorme nella cultura statunitense.

Roscoe Conkling Arbuckle accusato di aver ucciso Virginia Rappe

Hollywood non è quell’oasi di paradiso di grassocci bontemponi e magri ingenui che si vedono nei film, ma un luogo depravato, dove alcool, sesso, droga e lusso, si rincorrono ogni giorno.

Il libro “Io Ciccione

Le produzioni cinematografiche e gli investimenti nel Cinema subiranno un clamoroso stop, e molti storici legano la vicenda ai:
“10 anni perduti di Hollywood”.
Un periodo di crisi finanziaria e culturale, che culminerà con l’adozione del Codice di comportamento Hays, un regolamento morale per tutte le produzioni hollywoodiane.
Roscoe Arbuckle non si riprese mai dalla vicenda, i suoi film furono ritirati dalla distribuzione, molte copie furono distrutte, bruciate.
Divenne un alcolizzato, ed eroinaomane, probabilmente fu proprio solo grazie all’aiuto di Buster Keaton che alcune copie dei film furono recuperate e conservate fino ad oggi.
E la figura di Fatty non subì una fine immediata.
Dopo alcuni anni firmò diversi film da regista con uno pseudonimo, “Will B Good” (farò il bravo), e nel 1933 avrebbe dovuto tornare a recitare da protagonista in un lungometraggio, usando il suo vero nome.
Ma morì prima della firma del contratto, il 29 giugno 1933, a 46 anni.
Nonostante la sentenza del tribunale, l’uomo non fu mai davvero riabilitato, neanche postumo, e sino a oggi non è ancora stato realizzato un film sulla sua vita.
Il suo racconto fu descritto nel libro “Io, Ciccione” di Jerry Stahl.
Per definire un tale caso credo che bastino le sentenze dei giudici ed i tribunali.
Cosa vogliamo fare con Spacey?
Quando finirà “la caccia alle streghe”?

(Fonte dal web e dal libro biografico di Stahl)

Paolo Bongiovanni
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