GUGLIELMO SPOTORNO L’ARTISTA PITTORE E POETA (altra puntata)

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Artista nato, s’è detto e non per celia o per blandizia, fattosi da solo. Infatti racconta: “Non ho studiato all’Accademia perché per me era prevista un’altra carriera. Ma negli anni ‘70 ho iniziato a dipingere da solo. Sono un autodidatta, mosso da grande curiosità e passione”. E basta prendere dal suo disegnare già da bambino, e dal suo curriculum: dove poco più che decenne, in seconda media, vince il premio alla “Mostra artistica internazionale della scuola” Roma, Palazzo Venezia, con il disegno a pennino e inchiostro con uno stile del tutto originale, “Incubo”.
“Una fantasia allucinata di un’opera surreale per un bambino” dirà Fellini che, notatolo, volle incontrarlo e conoscerlo a Roma, quando il Guglielmo fu invitato per il ritiro del premio. Nello
stesso anno vince il premio nazionale Società Motta-Alemagna con il disegno “Incubo 2” di stessi contenuti figurativi e tecnica.
Il suo percorso artistico si forma frequentando la Galleria Spotorno in via Moscova 40, inaugurata negli anni ’60 dalla madre, scultrice, impostata come fondazione, con presentazioni e frequentazioni di grandi artisti affermati, Arturo e Alberto Martini, Felice Casorati, Carlo Corsi e altri, ma soprattutto artisti emergenti, ai quali si consentiva di proporre, e se andava bene esporre, le proprie opere senza alcuna spesa.

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C’era solo da svolgere rotoli o aprire cartelle e distribuire a terra tele e disegni, così senza cornici perché costavano troppo, con spazi tra di esse in modo da poterle sorpassare osservandone e studiandone i contenuti. Poi seguiva quel tanto di silenzio col batticuore a (non) sentire il fatidico ‘interessanti’…andata male e si restava fuori!
E ‘Gugi’ racconta ancora che “… Numerose erano le sere di artisti e amici vari a far salotto a casa nostra, alla buona per orari cibi e vestiti… ‘…passavo di qua’, dice- vano”…, per il piacere di ritrovarsi, di stare nuovamente insieme, finita la guerra i controlli e il coprifuoco, per parlare e discutere liberamente di arte…“…parlavano quasi sempre di Picasso…”, di politica, di tutto…E io, seduto sul tap- peto cinese, a gambe incrociate, ad ascoltare argomenti di cultura varia, critiche e sofisticazioni artistiche. Tutto a me ignoto ma a qualche modo immagazzinato per il mio percorso a venire…” Avvenimenti che gli faranno scrivere “C’era ancora odore di guerra, molta fame e pochi libri. E io ho incontrato l’Arte, che avevo i pantaloncini corti”.
La galleria, per le originali modalità attuate, ebbe un grande successo, divenendo sede del Premio Nazionale di Disegno ‘Diomira’, e rimase aperta per 15 anni. Con occasioni, per il ‘Gugi’, che andava maturando in senso artistico e non solo, di conoscere e talvolta confrontarsi con artisti e critici tra i più importanti dell’epoca”.
Con l’Arte sempre a pulsare ma tenuta un po’ da parte, dagli anni ’60 il nostro è incontenibile per volontà, dedizione e capacità: lavoro nella società di famiglia, giornalismo, matrimonio, laurea in Scienze Politiche, figli. Ma ancora e sempre assiduo studio guardandosi ‘intorno’, per quanto da rispondere agli esami, e ‘dentro’ se stesso. Così, da una sessione e da un anno all’altro… nel 1971 seconda laurea in Filosofia con tesi in Estetica Metafisica.
Punto non d’arrivo ma di partenza per la sua straordinaria carriera artistica. Che segna lo svelarsi del suo interiore sentire a dar sfogo libero e aperto al suo ’bisogno’ di Arte. Infatti è da allora che comincia a dipingere a tempera ed a disegnare con continuità, aprendo un proprio studio per ricevere critici, colleghi, amici e in cui ‘lavorare’ indisturbato. Qui con voracità intellettuale compone 120 lavori su carta che presenta alla critica della madre, la quale gliene straccia oltre 100! Lui senza fiata- re. Fatto che gli pone riflessioni su quelle forme che determineranno e rispecchieranno le impronte filosofiche della sua pittura informale.

Di fatto entrando a far par- te di quella generazione, avendo conosciuto Jorn, Lam, Fontana… nella vicina Albissola Mare nelle sue frequenti venute a Celle. È appunto verso la fine di quegli anni che nascono i primi paesaggi marini, cui seguiranno le Città umanizzate, Insects, Autoritratti, Nello spazio e gli Alieni, Cronaca, New Economy, Crocifissi cittadini, Trasparenze marine, nei fondali del mare avvolti d’eterno e nella sua potenza di movimento, e altre intuizioni nel suo percorso. E diventa anche scrittore con alcuni saggi dedicati al “Globale”, alla Sfera, al Cerchio, dove “…si intuiscono tutte le soluzioni, / si accendono tutti i dubbi, / e la vita è un groviglio / che brucia in silenzio”.
Il percorso è stato alimentato e consolidato dai successi in importanti competizioni. Basti ricordare il Premio di Pittura Città di Milano – Farmitalia Carlo Erba del 1982, stesso anno in cui riceve il Diplo- ma di Merito al Premio di Pittura e Grafica con la giuria presieduta da Dino Villani, il creatore e direttore della pubblicità della Motta, di quell’ ‘Angelo Motta pasticcere’ del panetùn in Piazza del Duomo a Milano dal 1919! E il Premio di Pittura Dino Buzzati, vinto nel 1989 con l’opera pittorica “Presenze nello spazio” con giuria molto qualificata tra cui Alberico Sala.

Con il quale stabilisce un rapporto di stima reciproca che pone le basi critiche per la raccolta di poesie’, così unendo due percorsi artistici che si sono sempre integrati nella sua vita, mossa tra arte e impresa, con i suoi dubbi risolti e non e mai tralasciati. In quella che “… ho sempre un gavitello da raggiugere. (…la sintesi della mia vita)”. L’ultima delle poesie delle ‘altre’ della seconda raccolta. Facendogli anche dire che “ ‘le poesie sono fogli a quadretti’, dove tra surreale e realtà, si prende nota della vita”.
Il tormento rode, anzi si acuisce per annientarlo nella sua stessa pulsione impegnandolo a produrre. Ne vengono opere che per numero e qualità si può rischiare di offrirsi al giudizio del grande pubblico.

CONTINUA

Pierino Ratto da A Civetta

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