Giuseppe Dorffmeister la Liguria

Non conosciamo i motivi del soggiorno genovese di Joseph Dorffmeister, pittore incisore ungherese nato Oedenburg il 16 marzo 1764, deceduto attorno al 1814
Probabilmente il suo viaggio va inserito nell’ambito dei soggiorni italiani di pittori austriaci e ungheresi, finanziati da borse di studio dell’Accademia Albertina (presso cui il giovane artista aveva studiato), di altre istituzioni culturali o della stessa casa imperiale, avvenuti tra il 1770 e il 1848, che hanno costituito il tema di una recente mostra curata da Sabine Grabner (“Viaggi in Italia”, Vienna Palazzo del Belvedere, 2002).
Di certo giunge a Genova attorno al 1802; nel 1803 è eletto accademico di merito all’Accademia Ligustica e dovette avere un certo rilievo nell’ambiente genovese, se nello stesso anno è chiamato a eseguire un perduto affresco con il genio della musica nel Casino Di Negro (ricordiamo che il patrizio letterato Giancarlo Di Negro teneva uno dei più frequentati salotti culturali della città) e nel 1804 dipinge il Ritratto dello scultore Niccolò Traverso, perduto ma noto attraverso l’incisione trattane da Pietro Barabino. Di Giuseppe Dorffmeister rimangono Genova due sole opere in collezioni pubbliche: una tavoletta con un ritratto di vecchia, firmato e datato 1804,è  un ritratto di vecchio, recante sulla cornice la scritta: “Ex dono Joseph Dorffmeister 1802” entrambi presso la pinacoteca dell’Accademia  Ligustica di Belle Arti.
A parere di Franco Sborgi “il clima culturale in cui sembra muoversi in queste due opere è quello di un certo neoclassicismo d’oltralpe incline ad una tematica di genere, inteso tuttavia non nell’ambito del pittoresco…. ma come approccio ad una dimensione realistica, in conformità con le istanze borghesi del maturo neoclassicismo”.
Ci occupiamo oggi di questo pittore in quanto il suo scarno catalogo è stato recentemente arricchito da due nuove opere che si avviano a divenire fondamentali per la sua conoscenza: un Ritratto di un ragazzo  e di una fanciulla (Sotheby’s New York 22-01- 2004, numero 2:40) firmato sul retro “Joseph Dorffmeoster/fecit, che si ricollega alla ritrattistica infantile del primo neoclassicismo, con modi derivati da Angelica Kauffmann e soprattutto da Elizabeth Vigee-Lebrun, e un Naufragio con figure classiche (Cambi Genova 21-02-2001, numero 551) firmato e datato sul retro della tela: “Giuseppe Dorffmeister  inv. e fece Genua ano (sic) 1804, che amplia notevolmente la produzione ligure  nota dell’artista.
In quest’opera si può innanzitutto osservare un chiaro legame con le marine in tempesta di Vernet. Qui tuttavia lo studio dell’atmosfera delle nuvole dei fulmini, della schiuma del mare in tempesta, che pure era uno dei tratti più salienti di Vernet (vedutista più attento alle vicende atmosferica che ai luoghi) subisce una sorta di accelerazione impetuosa, una chiara volontà di travalicare i limiti posti dalla consuetudine, per cui lo scrivente si sente autorizzato a utilizzare il termine letterario dello “Sturm und drang”, a significare appunto la violenza impetuosa, una bufera, un vento che soffia forte a travolgere le convenzioni che limitano il paesaggio classico. Si conoscono altri esempi, per lo più di stranieri in viaggio in Italia, in cui la resa del nostro paese in chiave meteorologica e deviata verso modi di accentuata drammaticità: tra questi il Temporale notturno a Cefalù te lo svizzero Abraham Louis Rodolphe Ducros, del 1795 circa. Tuttavia nell’opera di Dorffmeister colpisce in misura ancora maggiore è un altro aspetto: da questa tempesta contemporanea sugli scogli bagnati dei morosi della costa ligure, non si salvano marinai dagli abiti laceri, ma due figure, una maschile e una femminile, direttamente risorte dalla classicità romana e greca, nei loro mantelli, pepli e calzari “all’antica”. Nel quadro è dunque presente una commistione di grande interesse tra figurazione neoclassica e sensibilità preromantica che trova parallelo in opere letterarie anche con riferimenti liguri (pensiamo a Ugo Foscolo nell’ode all’Amica risanata) e che lascio auspicare, appena possibile, un ulteriore recupero e analisi della produzione del pittore.

Renato Giusto

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