Gin Bevilacqua

Il “leone” di Albisola e Savona: ricordo in Sala Rossa
La sua vita un esempio di onestà
Gin Bevilacqua, dal Psi al Pci
Il partigiano fucilato con altri 5 compatrioti combattenti

Il “leone” di Albisola e Savona: ricordo in Sala Rossa
La sua vita un esempio di onestà
Gin Bevilacqua, dal Psi al Pci
Il partigiano fucilato con altri 5 compatrioti combattenti

  Savona –  Fra tutti quelli che hanno partecipato alla Lotta di Liberazio­ne nel savonese, un posto di primo piano lo merita sicuramente Ange­lo “Gin” Bevilacqua. Tutta la sua vita è un esempio di onestà, di impegno e di fede negli ideali di libertà e demo­crazia.

Na­sce ad Albisola Superiore il 2 Agosto 1895. Durante la Prima Guerra Mon­diale combatte al fronte.

Al termine del conflitto viene assunto all’ILVA di Savona e, nel 1923, si sposa. 

Iscritto al Partito Socialista è anche eletto Assessore al Comune di Savona durante l’Amministra­zione social – comunista. Nel 1924 si iscrive al Partito Comunista d’Italia,

Durante il fascismo svolge un intensa attività politica clan­destina come responsabile di Sezione all’interno dello stabi­limento ILVA. 

Nel 1934 viene arrestato e il Tribunale Speciale lo condan­na a 10 anni di reclusione da scontare nel carcere di Fossa­no, dove entra in contatto con numerosi iscritti al P.C.d’I. tra cui anche Umberto Terracini. Per sua fortuna, dopo soli tre anni, usufruisce del condono concesso per la nascita del principe Vittorio Emanuele e ritorna a Savona, dove si stabi­lisce presso un fratello e continua la sua attività clan­destina occupandosi, con altri compagni, dell’informazione e della propaganda antifascista. 

La mattina presto del 26 Lu­glio 1943, dopo che alla radio, la sera prima, era stata data la notizia della caduta di Musso­lini, Bevilacqua è riunito, con tutto il Comitato Federale clandestino del P.C.d’I, nel­la Chiesetta di San Lorenzo per decidere uno sciopero e una grossa manifestazione da te­nersi il giorno stesso in Piazza Mameli.

Quel pomeriggio sul palco, oltre all’avvocato Campanile, all’avvocato Astengo, a Piero Molinari (Vela) ed altri, vi è anche lui, Gin Bevilacqua. All’alba del 9 Settembre, men­tre i primi soldati tedeschi occupano le zone nevralgiche della città, è ancora Bevilacqua che, assieme ad alcuni compa­gni, si impegna nel recupero di armi.

Il 25 Settembre, Gin Bevilacqua, insieme ad altri compagni, sale in montagna. E’ in continuo movimento: parte all’alba e arriva a sera inoltrata, raggiungendo i paesi e le case dei contadini con i quali, nonostante non abbia studiato, riesce con pa­role semplici e con opportuni esempi a spiegare la situazione politica, convincendoli a dare anche loro un contributo alla Lotta di Liberazione.

Impossibile sarebbe ora ricor­dare tutti gli episodi in cui la sua opera fu determinante.

Numerose sono le testimo­nianze di giovani Partigiani che avevano raggiunto i vari distaccamenti solamente per evitare la chiamata alle armi, ma ai quali era bastato un col­loquio con Leone per capire di aver fatto la scelta giusta.

Sempre calmo e sicuro di sé, Gin sapeva trascinare le perso­ne, le sapeva convincere, moti­vare, entusiasmare. Era rispettato e benvoluto da tutti.

Il 29 Novembre del 1944, al Co­mando della 5^ Brigata Garibaldi, giunge la notizia di un rastrella­mento; “Leonedecide di raggiungere il Distaccamento Nino Bori” formato da giovani ancora inesperti. Mentre cerca di prendere contatto viene catturato dalle Brigate Nere del tenente Ferrari. Durante l’interrogatorio che segue risponde con fierezza “sono Bevilacqua, operaio comunista, ispettore Garibaldi­no”.

Viene immediatamente fucilato, sul Monte Camulera, insieme ad altri cinque patrioti.

A Gin Bevilacqua viene intestata la Divisione Garibaldi della 2^ Zona Partigiana Ligure. 

Testo della motivazione con cui venne assegnata, alla memoria, la Medaglia d’Argen­to al Valor Militare a Angelo Gin Bevilacqua “Leone”:

“Combattente della Lotta Partigiana, fedele alla Patria ed animato da vivo amore per la Libertà, dimostrava sino dai primi giorni  tempra impareggiabile di organizza­tore. Animava la Resistenza della zona di Savona e, nel corso di numerose azioni dava belle e sicure prove di decisione e valore. Durante un duro rastrellamento con­dotto da soverchianti forze, cadeva in mani nemiche sul monte Camulera mentre, in­curante del pericolo, si porta­va da una posizione all’altra per animare la lotta. Nelle poche ore della sua prigionia manteneva contegno fiero ed esemplare e, sul luogo stesso della cattura, affrontava la morte con il coraggio dei  va­lorosi”

ANPI COMITATO DI SAVONA   www.anpisavona.it     mail: anpisavona@alice.it

 

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