Fuori l’Italia dalla Nato.
Anzi, fuori la Nato dall’Italia. La parola d’ordine, lo slogan, il caposaldo della dottrina, insomma, apparteneva per decine di anni al Movimento pacifista e antimilitarista. Che però l’ha opacizzato.
Un principio molto semplice: l’Italia non ha conflitti territoriali con nessuno e nessuno li ha con l’Italia, men che meno per giustificare una guerra. Un principio molto semplice: se non deteniamo in territorio italiano armi e basi, peraltro costosissime: sulle spalle di sanità e scuola, armi e basi peraltro altrui: USA, peraltro nucleari: dunque non difensive bensì offensive, noi non rischiamo l’abbattersi di armi, peraltro atomiche, a distruggere il territorio italiano. Dunque, il principio pacifista è basato sull’utilitarismo: dottrina filosofica di natura etica secondo la quale il bene si identifica con l’utile.
L’appartenenza alla Nato non è mai stata utile bensì pericolosa: guerra fredda USA-URSS, ma “obbligata” a Yalta dalle “sfere di influenza” dei vincitori e dalla divisione in blocchi: Stati satelliti nella “NATO” per difendersi dagli Stati satelliti del “Patto di Varsavia”, o viceversa. Questo “obbligo”, a cui si erano sottratti Paesi neutrali: in Europa: Svizzera, Austria, Irlanda, Norvegia, Svezia, ecc., sarebbe caduto con la caduta del muro di Berlino. Invece, allo scioglimento del Patto di Varsavia non è seguito lo scioglimento della Nato, che addirittura, su input Usa, ha spinto l’Italia in giro per il mondo a sacrificare le vite dei propri soldati in guerre (sanguinose) niente affatto difensive: Guerra del Golfo, due Guerre in Jugoslavia, Guerra in Somalia, Guerra in Afghanistan, due Guerre in Iraq, Guerra in Libia (a prescindere dalle “missioni” in Libano, Albania, Niger…).
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La guerra condotta per procura sulla pelle dell’Ucraina, sarà l’ennesima guerra USA-NATO perduta, così da concludersi peggio di come poteva essere evitata: con un accordo di neutralità dell’Ucraina e cessione dei suoi territori russofoni. Cioè, auguriamoci, come fu nel 1962, senza terza guerra mondiale e nucleare, senza i missili nucleari americani lanciati dall’Italia sull’immensa Russia e i missili russi sganciati sulla minuscola Italia. Questa prospettiva, sempre incombente, è evitabile denuclearizzandoci, smilitarizzandoci almeno del peggio, della Nato.
Però, a gridare “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori le basi Usa dall’Italia” non si stanno sentendo molto le voci del Movimento pacifista, nessuna nei partiti. L’unica voce a beccarsi del “putiniamo”, è quella di Marco Tarquinio: giornalista, ex direttore del cattolico L’Avvenire, il quale pur si accontenta di chiedere lo scioglimento della Nato in favore di una partnership paritaria tra Europa e Stati Uniti. Una voce che pare isolata nel can can elettorale europeo, con Tarquinio circoscritto in una candidatura da indipendente nelle liste di un PD… che dice e fa il contrario.
Esempio. Alla domanda se l’Italia debba uscire dalla Nato o se la Nato vada sciolta, Michele Santoro (“Pace, terra e dignità”) risponde: “In questo momento non possiamo rinunciare alla nostra difesa, in questo momento la Nato è necessaria. Per quanto io sia favorevole in futuro a un superamento dell’Alleanza, nel momento in cui c’è una guerra non possiamo disarmarci unilateralmente. Quando ci saranno condizioni di sicurezza reciproche per tutti, Europa e Italia incluse, si potrà riprendere il discorso del disarmo e il superamento delle attuali alleanze militari“. Secondo Santoro, in questo momento la Nato è necessaria per fare la guerra alla Russia.