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Senza il festival sarebbe una mezza sgiagura

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Partito con le voci storiche di Nilla Pizza e Achille Togliani con testi che non uscivano di un millimetro dal solco “patria, famiglia e amore”, il festival di San Remo da settant’anni vola infaticabile come le “bianche colombe” sul lessico canoro italiano.

Immaginare il Bel Paese senza l’annuale appuntamento musicale sulla Riviera ligure farebbe più scalpore delle ripetute crisi di governo. Si convive con la triplice emergenza sanitaria – economica e politica, ma quando arriva il momento di aprire le porte dell’Ariston, mentre cinema e teatri sono chiusi, il festival non si può rimandare.

Sarebbe una mezza sciagura nazionale, o giù di li. Per salvare la manifestazione minacciata dal Covid si sposta la data tradizionale da febbraio a marzo e la RAI sta cercando coppie di figuranti per mimare un filo di normalità nella sala vuota dove si spera di non dovere imitare Bobby Solo che qui cantava “Non c’è più niente da fare”.

 Renzo Balmelli da  L’avvenire dei lavoratori

 

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