ESPERIMENTO MONETARIO MENTALE

Peccando un po’ di presunzione, voglio qui seguire il metodo einsteniano del “gedanken experiment”, addentrandomi in un terreno quanto mai infido come quello monetario, esponendomi a possibili errori di calcolo, precisando tuttavia che parte del mio discorso avrà un intenzionale sapore provocatorio, in contrapposizione alla situazione attuale, che è una costante provocazione alla voce interna a ciascuno di noi, che ne intuisce i paradossi e i pericoli.
Dunque, supponiamo di partire da zero, in una città-Stato appena costituita, con la sua banca centrale che distribuisce diciamo 1000 euro, in monete di argento e oro, ai suoi 1000 cittadini, per un totale di 1 milione. La banca è molto caritatevole, e quindi chiede che le venga restituito soltanto il capitale, in 10 anni, senza interessi, al ritmo di 100 euro al mese.
Al termine del decennio, se tutto il capitale venisse reso alla banca, non ci sarebbero più soldi in circolazione e ogni attività produttiva e commerciale sarebbe inesorabilmente bloccata. Una penuria di soldi crescente, a partire dal pagamento della prima rata.

Alcuni uomini sono rimasti associati ad una loro frase storica: Brenno per “Vae victis”, Giulio Cesare per “Alea iacta est”, Mario Draghi per “Whatever it takes”. Come a dire: se le banche sono in difficoltà, perché sono in difficoltà i cittadini, costretti all’insolvenza, ci sono soldi senza limiti. Ma solo per le banche. E se non bastano, intervengono gli Stati, ossia proprio quelli cui le banche hanno scippato l’emissione monetaria

Ciò avverrebbe se i cittadini riuscissero a rendere il prestito soltanto attingendo dal prestito stesso. Si suppone invece che il prestito venga restituito attingendo ai frutti del lavoro: se, ad es., il cittadino A in un anno ha fatto utili per € 150, ne restituirà 100 alla banca e intascherà i 50 di utile al netto del rimborso del capitale.

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Ammettiamo che tutti i cittadini siano stati così bravi da fare come A, sia nel primo che negli anni successivi, pagando regolarmente la banca e avendo un utile medio di € 50 ciascuno all’anno.
Poiché non stiamo parlando di moneta digitale o cripto-valute, ma di soldi fisici, arriveremmo all’assurdo che, alla fine dei 10 anni (anzi, ben prima), si sarebbe verificata l’evangelica parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci: la banca riavrebbe in cassa il suo € 1 milione iniziale; mentre i cittadini, accumulando ciascuno € 50 l’anno, ossia € 50.000 in totale ogni anno, deterrebbero un patrimonio di € 500.000.
La domanda che sorge ora è: ma questi € 500.000 nelle tasche dei cittadini sono piovuti dal cielo? O non sono piuttosto l’ammontare di nuovi prestiti da parte della banca? Prestiti che non è ammissibile che la banca eroghi pescando dal capitale man mano che le viene restituito, restandone depauperata e trovandosi dopo 10 anni con solo metà capitale reso.
L’altro scenario, più probabile, è il cannibalismo tra i cittadini, cosicché i più abili e forti riescano a prosperare a spese dei più deboli, ripagando la banca con le spoglie dei vinti. Si verificherebbe cioè una crescente differenza economica tra diverse fasce di reddito, con fallimenti a catena e l’emersione di pochi caimani. Ma il sistema avrebbe comunque vita breve, in quanto i prodotti dei caimani non avrebbero mercato e il sistema imploderebbe.
Questo è quanto accadrebbe in un sistema di piccole dimensioni come quello dell’esempio, ma potrebbe sopravvivere molto più a lungo se avesse dimensioni planetarie; anche se la differenza tra il primo e il secondo starebbe solo nel tempo di svolgimento del processo.

Quando la banca ti concede un prestito, ti dà 100; ma poi vuole che tu gliene restituisca, ad es. 105. Estendi lo scenario a tutti gli altri mutuatari. Come fanno a restituire i 5 di interesse, se nessuna banca li ha erogati? La banca ti chiede di pagarle qualcosa che esula dal denaro esistente, perché lei (al pari di tutte le altre) non l’ha mai creata, e tu non la puoi creare

Inoltre, nel sistema vigente si è pensato bene di sostituire il mezzo di scambio da fisico a virtuale, risolvendo così il problema della sua creazione ad libitum. Ma il ragionamento di fondo è lo stesso: se la banca, da un lato, ha la capacità/facoltà di erogare moneta dal nulla senza alcun limite se non la sua auto-conservazione il più longeva possibile, mentre cittadini e imprese dipendono forzatamente dalle banche per i loro mezzi di scambio, si ha un sistema squilibrato: flessibile da una parte e ingessato dall’altra, con le mani del primo avvinghiate al collo del secondo, in un teatro di vita in arretramento e morte in avanzata.
Nel mio scenario teorico, ho volutamente tralasciato un ulteriore fattore di disturbo: l’interesse. Quest’ultimo agisce come effetto moltiplicatore dell’implosione finale, quasi non bastasse quello generato dall’essere tutto il denaro circolante frutto di un debito delle classi produttrici verso le classi parassitarie monetarie e finanziarie.

Se le risorse planetarie scarseggiano, ce n’è una in abbondanza: la carne umana dei Paesi “arretrati”. Se i costi delle materie prime, in particolare energetiche, schizzano in alto, i migranti costano poco, arrivano di propria volontà, e permettono di abbassare i costi della manodopera, in competizione con i robot. L’UE, vista la riluttanza dei Paesi Oltralpe di accettare migranti, sta offrendo € 22.000 per migrante all’Italia affinché diventi una nuova Turchia. Eppure la Meloni fa il pieno di consensi, e digerirà anche questo tradimento, riducendo l’Italia in quel campo profughi e teatro di caos e degrado sociale che aveva avversato a gran voce prima delle elezioni [Nella foto, assalto di migranti alla spiaggia di Ceuta, enclave spagnola in Marocco e, con Melilla, “trampolini africani per l’Europa”]

C’è un altro “fattore terzo” che ho finora lasciato fuori dal quadro. I cittadini potrebbero sopperire alla scarsità di risorse monetarie mediante la creazione di ricchezza senza “pagare il dazio”: sfruttando la natura, che è sinora apparsa come una banca di risorse primarie e ricettacolo di scarti e inquinamento, del tutto munifica e gratuita. Infatti, i giacimenti di materie prime, inizialmente di facile ed economica estrazione, nonché la diluizione dei rifiuti in vasti bacini acquatici, territoriali e gassosi, hanno sinora permesso di minimizzare le voci di bilancio in rosso, cosicché il sistema è riuscito a funzionare e addirittura a prosperare: vedi il boom facile quanto dissennato degli anni ’60 e quello degli ultimi 30 anni, più consapevole, ma solo a parole.
I nodi sono via via venuti al pettine con sempre maggiore evidenza e consistenza, mettendo in luce -come sto cercando di “megafonare”, ma in stile vox clamantis in deserto– lo stretto collegamento tra sistema banco-monetario e ambiente.
Per come è oggi organizzata la società, a tutte le latitudini, con il Sud del mondo che offre risorse materiali e umane per la sopravvivenza di qualche decennio in più allo stile di vita di un Nord sempre meno “affluente”, chiedere a quest’ultimo di mutare volontariamente e consapevolmente direzione è ancora inconcepibile, soprattutto nelle menti dei cittadini ZTL, che sono quelli con in mano le leve del potere.

Quando gli utili di una società sono così stratosferici da permetterle spese astronomiche, in competizione con gli Stati, non resta che frenare quelle velleità con strumenti fiscali, calmierando il prezzo ambientale di simili sogni di gloria [Qui sopra Space X, la società spaziale di Elon Musk]

Dunque, ad erogare soldi sono solo dei privati (banche centrali ~ ⅛ e commerciali ~ ⅞); la moneta è emessa a debito verso di loro, anziché verso uno Stato sovrano; ai prestiti si applica un interesse, che viene ripagato accendendo nuovi debiti; la massa monetaria è decupla del PIL mondiale, cioè per 9/10 di natura eterea speculativa, senza alcun rapporto con quella necessaria per la produzione e gli scambi commerciali. Quasi ciò non bastasse, il carico di sfruttamento naturale, sia come entità estrattiva che come bacino di scarico rifiuti, prosegue tra mille discorsi green fatti sotto l’egida di chi ha interesse a continuare così, elogiando fantasiosi “valli degli orti” e “ultimi paradisi incontaminati”, buoni per le favole per adulti. Dimensioni e numeri crescenti di automobili e moto, nonché della popolazione degli “amici a 4 zampe” (a dieta prevalentemente carnea, fornita da altri animali, che soffrono in silenzio anche per loro la tortura dell’immobilità forzata), stanno a dimostrare il vallo che divide le belle (o false) intenzioni dai fatti concreti.

Che senso ha che i grandi sistemi di pubblica e primaria utilità, come i trasporti, la sanità, le reti idriche, viarie ecc. siano equiparati alle attività private con fini di lucro e vengano finanziati con soldi esterni allo Stato, come ad es. prestiti obbligazionari, gravati da interessi?

Quale fattore esterno riuscirà a cambiare la mentalità corrente? Cosa ha sempre cambiato l’assetto mondiale nel passato, recente e remoto? La guerra, che oltre a distruggere le città, distruggerà anche l’idea di progresso come oggi viene intesa. Se poi, continuando nella nostra escalation di armi, uomini e mezzi all’Ucraina, riusciremo ad accarezzare le pretese di vittoria di questa e ad umiliare la Russia insistendo con la sua resa incondizionata, la guerra arriverà, senza più remore né confini. E le varie generazioni Z e dintorni sapranno cosa significa.

Marco Giacinto Pellifroni  4 giugno 2023

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