Equitalia, suicidi e simboli
Equitalia, suicidi e simboli |
Equitalia, suicidi e simboli |
Qualcuno l’ha chiamato “effetto capro espiatorio” (Dario Di Vico, sul Corriere): parliamo degli accadimenti avvenuti nelle ultime giorni, in varie parti d’Italia, ai danni di Equitalia. |
Vicende che non riassumiamo, ma che vorremmo provare a leggere ed interpretare.
Non vi è dubbio che la Società italiana stia vivendo, in comunione con molte altre nazioni, una fase di crisi di portata eccezionale: l’Europa che doveva unire i Paesi si ritrova (consapevolmente) impotente verso i Mercati, che mettono in competizione economica gli Stati tra loro.
A questo predominio dell’Economia sulla Politica si è aggiunta in Italia una sorta di delirio di onnipotenza da parte della Politica nei confronti dei cittadini (Luigi Ferrajoli), bene interpretata dai Partiti di Occupazione (felice definizione di Mario Dogliani). Cittadini ormai vessati e stritolati, senza una efficace rappresentanza politica, governati da tecnici extra-parlamentari e sovra-parlamentari.
La crisi incalza inesorabile causando una profonda depressione prima che al PIL alla popolazione. Il numero dei suicidi si impenna e cominciano a circolare allarmi sul pericolo che la sensazionalità data a questi eventi drammatici, da parte dei media, causi il cosiddetto effetto Werther (dal personaggio goethiano) o effetto domino. Un effetto secondo il quale trasmettere continuamente notizie al riguardo di persone travolte dalla crisi che hanno trovato nel suicidio lo scampo può produrre emulazione, oltre a confermare il fatto che da questa crisi “non se ne esce”.
Ecco allora che vi è la possibilità, non remota, che sia messa una sordina a queste notizie, se non una vera e propria censura mentre potrebbe esservi una sorta di bilanciamento perverso nell’evidenziare notizie o fatti che esaltano la necessità di un maggior bisogno (indotto?) di sicurezza: dai volantini d’epoca delle BR all’azzoppamento dell’AD. |
Ed ecco allora che la prefetta al Governo prefigura la presenza capillare dell’esercito.
E gli attacchi a Equitalia? Che c’entrano? |
Se rimaniamo nel solco della percezione di un perduto controllo sugli accadimenti e sui processi politico-sociali da parte dei Cittadini, e del loro conseguente sentirsi “semplici oggetti terminali” di condotte vissute come vessatorie o persecutorie da parte di una entità sovraordinata e autoritaria (che sia il presidente del consiglio, la BCE o la cancelliera tedesca), è del tutto logico e prevedibile la risposta ribellistica, agita nei confronti dei simboli più prossimi dell’oppressione economica. Sorta di rivisitazione del luddismo, dove al posto dei mezzi di produzione (le macchine) sono presi di mira, distrutti, aggrediti gli strumenti dell’oppressione economica. Ma comunque ci troviamo di fronte a dei “simboli”.
Ecco allora che possiamo rileggere questi eventi alla luce della teoria del capro espiatorio, fenomeno che si può verificare nelle situazioni in cui il gruppo (la Società) è centrato sul leader. Da un punto di vista antropologico si tratta di un fenomeno presente in tutte le culture, ma particolarmente in quelle cristiano/occidentali, le cui spiegazioni, così come fornite dalla psicologia sociale, si focalizzano su quattro specifici paradigmi: teoria della frustrazione-aggressività, personalità autoritaria, deprivazione relativa, teoria dell’identità sociale. Il capro espiatorio è fisiologico a tutti i gruppi organizzati e le istituzioni: pensiamo ai contesti scolastici (bambino problema) o ai contesti lavorativi (mobbing).
Ma questo si ritrova specificamente nella situazioni di gruppo caratterizzate da una dinamica relazionale patologica: è il paziente designato (il simbolo, e quale miglior simbolo di oppressione oggi possiamo pensare migliore di quello offertoci da Equitalia?) che va sacrificato (aggredito, fatto fuori, escluso, espulso) per il benessere del gruppo, che così si riconosce e si mantiene unito, canalizzandone l’aggressività e favorendo il mantenimento del ruolo del leader autoritario. In ogni caso, una volta eliminato il capro espiatorio se ne formerà un altro, a meno che non si modifichi il tipo di leadership. Patrizia Turchi
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