Elezioni- Astensionismo

DOVE HA DAVVERO COLPITO L’ASTENSIONISMO

DOVE HA DAVVERO COLPITO L’ASTENSIONISMO

Nella rida di dati, proiezioni, commenti provenienti da diverse parti che hanno caratterizzato l’immediato post-elezioni Regionali ci è parso mancare un elemento, relativo alla cifra assoluta di voti raccolti da ciascuna forza politica confrontati (senza nascondersi dietro a percentuali che spesso non forniscono l’idea) con quanto avvenuto in passato.

Abbiamo così tentato di colmare quella che ci era parsa, forse indebitamente, una lacuna sommando le cifre ottenute dai diversi partiti nelle Regioni al fine di ottenere il risultato nazionale, confrontandolo con l’analogo dato avuto nelle elezioni Europee 2009 (ovviamente a parità di entità geografiche).

Abbiamo scelto le elezioni europee 2009, anche se il paragone tecnicamente non dovrebbe essere fatto a questo modo, perché in quella occasione si realizzò un tasso di astensionismo del tipo di quello verificatosi il 28 e 29 marzo scorsi.

Sono state prese in esame le principali formazioni, quelle presenti in tutte o in buona parte delle Regioni in questione, tralasciando alcune formazioni minori, i cui dati – tra l’altro – sono riferibili soltanto a porzioni del Paese (in particolare al Sud, pensiamo all’API o a Io Sud), mentre abbiamo tenuto in considerazione  le liste, per così dire “personali” presentate da alcuni candidati Presidenti.

Andando per ordine, nel 2009, il totale dei voti validi raccolti dalle principali formazioni presenti in tutte le 13 regioni in cui si è poi votato quest’anno è stato di 24.746.802 (ci riferiamo a: PDL, PD, Lega Nord, IDV, UDC, Federazione della Sinistra, Bonino – Pannella, SeL e La Destra).

Dodici mesi dopo il totale dei voti validi raccolti da PDL, PD, Lega Nord, IDV, UDC, Federazione della Sinistra, Bonino – Pannella (presente però in un numero limitato di Regioni), SeL con in più i Verdi, le liste Grillo e le già citate liste dei candidati presidenti assomma a 20.698.856 voti (un calo di 4.055.946 unità).

Il calo più vistoso è toccato al PDL, calato di 2.422.218 voti ( perdita solo parzialmente compensata  dai risultati ottenuti dalle liste dei candidati Presidenti, per un totale di 1.089.678, tra i quali si rintracciano i 646.010 voti raccolti dalla lista della candidata Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini: lista chiamata a supplire la lista della stessa PDL esclusa, per i noti motivi, dalla competizione nella circoscrizione di Roma).

Altrettanto significativo il calo del PD, sceso di 1.106.563 voti: a dimostrazione che il cosiddetto “bipartitismo” che pure si era cercato di introdurre, forzando la mano, è proprio di là da venire.

Il calo però ha colpito anche tutti gli altri protagonisti dell’arena elettorale: la Lega Nord, rispetto alle Europee è stata presente soltanto in 8 regioni su 13 ed è calata di 204.945 voti (in realtà, sotto l’aspetto della dislocazione geografica del voto ha ottenuto un ottimo risultato).

L’Italia dei Valori è arretrata di 475.067 voti; l’UDC di 377.290; la Federazione della Sinistra di 290.461, la lista Bonino – Pannella (ripetiamo, presente in un esiguo numero di situazioni) di 523.213, SeL di 152.269.

In attivo i 133.469 voti ottenuti dai Verdi (nel 2009 presenti in Sel, ed oggi autonomi in 7 regioni, mentre in altre hanno fatto parte di combinazioni diverse a sinistra), i 390.097 voti ottenuti in 5 regioni dalle Liste Grillo, oltre hai già segnalati voti raccolti dalle liste legate direttamente ai candidati presidenti (ed escluse quelle liste minori che non sono state conteggiate).

La sostanza di questo discorso: l’astensionismo ha, più o meno, colpito dappertutto.

 Il “balzo in avanti” dell’astensionismo si impone, quindi, quale fattore principale da analizzare in questo frangente: ci troviamo, infatti, ad una decrescita nella partecipazione al voto che ha assunto la consistenza già rilevata nell’occasione delle elezioni europee del 2009, nelle quali si era toccato il minimo storico per un Paese come il nostro dove le percentuali di votanti sono risultate, per decenni, le più elevate d’Europa (nell’occasione delle elezioni politiche si era giunti a toccare il 93-94% dei votanti).

Oggi siamo al 64%, a dimostrazione del formarsi di uno strato di cittadini ormai impermeabile al richiamo delle urne (beninteso, non all’espressione di una opinione politica, perché tale – come opinione politica – deve essere considerato questo tipo di scelta, almeno in buona parte dei casi in cui si verifica l’astensione dal voto). Perché un giudizio di “solidificazione” a questo proposito ?

Perché, negli ultimi tempi, nel nostro Paese lo scarto tra partecipanti al voto nelle elezioni politiche e i partecipanti al voto nelle elezioni regionali (elezioni che riguardano un Ente con il quale il cittadino non ha di frequente rapporti diretti) assommava, grosso modo, al 10%. Adesso siamo al 20% (l’80% vota alle politiche, poco più del 60% vota alle regionali), una percentuale che dimostra come esista un grosso “buco” nel funzionamento di quella che ci permettiamo definire come “già disastrata” democrazia italiana.

Savona, 30 Marzo 2010                                                              Franco Astengo

 

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