Educazione e politica

EDUCAZIONE E POLITICA

EDUCAZIONE E POLITICA

 “Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati dopo le minacce e gli insulti comparsi sui social nei confronti del Capo dello Stato…L’inchiesta, aperta ieri dalla Procura di Palermo, non è più a carico di ignoti. La Digos ha identificato gli autori dei post ingiuriosi accertando che non si tratta di fake. Decine di altre frasi minacciose apparse su altri profili sono al vaglio dei magistrati” (da La Stampa del 31/ 05/ 18). Dunque ci sono dei limiti alla libertà d’espressione garantita dall’ Art. 21 della nostra Costituzione? Pare proprio di sì: “Tutti – si legge nel primo comma dell’ Articolo sopra citato – hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.


E’ chiaro che,  quando è stata redatta la Carta, con “ogni altro mezzo di diffusione” si intendeva  soprattutto la stampa, nessuno allora poteva immaginare, credo, l’avvento della televisione e, men che meno, della Rete e dei social; tuttavia il principio giuridico affermato in questo Articolo  è chiaramente valido anche per questi nuovi mezzi di comunicazione di massa, talché “Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescrive per l’indicazione dei responsabili”. Questo significa che non è lecito “postare” (uso un termine neutro) sui social insulti, calunnie, minacce, ingiurie, istigazioni a delinquere, ecc.,  chi lo fa è passibile delle sanzioni previste dal codice penale per questo tipo di reati. Ma, si sa, non c’è legge che possa impedire la consumazione di un reato;  se bastasse la sola esistenza e la semplice conoscenza della legge positiva per impedire la messa in atto di un crimine, potremmo chiudere i tribunali e trasformare le carceri  in conventi. Rimane da capire che cosa ha spinto tanti anonimi (o quasi) cittadini utenti dei social a sfogare la loro rabbia prepolitica insultando il presidente  Mattarella o addirittura augurandogli di fare la fine del fratello ucciso dalla mafia; così come le tante anime gentili che hanno augurato la morte al presidente emerito Giorgio Napolitano durante il delicato intervento all’aorta a cui è stato recentemente sottoposto. Da dove viene tanto odio? Non sarà che qualcuno da qualche parte soffi sul fuoco del risentimento, della frustrazione e del rancore di quei cittadini e di quelle cittadine che ravvisano in Mattarella, in Napolitano, nella Boldrini, nella Boschi, nel “giglio magico” intorno a  Matteo Renzi,  nell’intero Pd  e nei gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso o in quelli che chiamano “i giornaloni”  i guardiani di quell’’establishment che non vedono l’ora di abbattere?


Certo è che non sono esempi di buona educazione politica e civile quei rappresentanti delle istituzioni come il sindaco leghista di Pontinvrea, Matteo Camiciottoli, che ha pensato bene di postare sul suo profilo Facebook, a proposito degli stupri commessi a Rimini da parte di quattro extracomunitari: “Potremmo dargli gli arresti domiciliari a casa della Boldrini magari le mette il sorriso…che ne pensate?”: o come il pentastellato Angelo Parisi, ingegnere candidato alle regionali siciliane, che ha twittato durante la campagna elettorale: “Rosato, facciamo un patto, se questa legge sarà cassata dalla Consulta, noi ti bruceremo vivo, ok?”. Mi sembra chiaro che qui siamo oltre i limiti della libertà di parola e di critica, e non vale la solita giustificazione “goliardica” che si tratta di battute scherzose che non vanno prese alla lettera: con il fuoco e con la violenza, anche se solo verbale, non si scherza. Quanto agli insulti a Mattarella dopo il suo veto posto sul nome dell’economista antieuro e antitedesco Paolo Savona proposto quale ministro dell’economia e delle finanze, scrive Grazia Longo  su La Stampa: “Ieri (28 maggio) sui social si è scatenato un vero e proprio tsunami mediatico contro la prima carica della nostra Repubblica. Chi protetto dall’anonimato del web, chi pure mettendoci la faccia, in centinaia (lievitati in migliaia in virtù dei retweet e dei like) si sono lanciati in epiteti che vanno dal ‘dittatore’, ‘burattinaio’ e pezzo di m…’ al ‘golpista’ e ‘camorrista’. Un profluvio di cattiverie e oscenità.


Tante anche le intimidazioni di morte, dal classico ‘muori’ al rammarico sul fatto che la mafia abbia ucciso il Mattarella sbagliato, alludendo alla sorte del fratello Piersanti, ucciso da Cosa Nostra nel 1980 quando era presidente della regione Sicilia. Non finisce qui. C’è anche chi su Facebook augura al Presidente di ‘morire male con l’uranio impoverito’ e chi, di nuovo, auspica una ‘fine peggiore di quella del fratello’… “. Che dire? Sono cittadini italiani maggiorenni questi hater ? Tutti con diritto di voto? Che educazione politica e civile hanno ricevuto? Sono persone in grado di scegliere in base a un loro   libero convincimento  una parte politica piuttosto che un’altra oppure agiscono mossi solo dall’odio verso la “casta” , cioè verso l’establishment di cui sopra si diceva? Sia chiaro: non è che l’establishment che abbiamo conosciuto fin qui abbia dato prova di grande lungimiranza e di specchiata virtù: purtroppo la corruzione diffusa a tutti i livelli e il prevalere degli interessi privati rispetto a quelli pubblici sono piaghe sempre aperte nella nostra società: le mafie continuano a condizionare l’economia e la politica soprattutto degli enti locali del nostro Meridione, e non possiamo meravigliarci e indignarci più di tanto se dall’ Ue ci vengono dei richiami e delle critiche per la mala gestione dei fondi pubblici e comunitari.


Quindi è vero che dobbiamo correggere la rotta: meno sprechi in grandi opere tanto costose quanto inutili (se non dannose all’ambiente)  e più lavoro di restauro e manutenzione dei beni esistenti; più investimenti nell’agricoltura e nell’artigianato; maggior valorizzazione dei beni culturali di cui è ricco il nostro Paese,  più incentivi per un turismo qualificato e miglioramento delle strutture ricettive alberghiere, anche con un’intelligente politica dei prezzi…Basta; ora, anche grazie alla pazienza e alla saggezza del tanto vituperato Presidente Sergio Mattarella, abbiamo finalmente un governo “politico”, nel rispetto della volontà della maggioranza del popolo italiano, nella pienezza delle sue funzioni. Ebbene: hic Rhodus, hic salta.
     FULVIO SGUERSO 

 

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