“DURA ESSERE NERI IN ITALIA”

Così lamenta l’ormai involontariamente celebre Soumahoro, “l’uomo con gli stivali” per la stampa, “diversamente abbronzato”, come lui stesso si definisce, in una delle tante interviste in cui cerca di risalire la china dal baratro in cui è precipitato, facendo il verso ad una battuta berlusconiana nei confronti di Barack Obama.
Vorrei cercare di mettere un po’ di ordine nell’assurda situazione che si trascina da troppi anni, con il Mediterraneo diventato progressivamente campo di caccia di un dilatante numero di vascelli fantasma, in quanto battenti improbabili bandiere nordeuropee o addirittura panamensi. Tutti rigorosamente ONG, finanziati da ricchi personaggi in vena di umanità, e tutti sciamanti tra le due sponde, sud e nord, del Mare Nostrum.

Ogni testa ha un prezzo, prima a vantaggio dei negrieri, poi a svantaggio dell’Italia

In realtà, questi natanti violano costantemente, in nome di una generica “legge del mare”, le leggi italiane in tema di immigrazione, amplificano il fenomeno migratorio con la loro stessa presenza, nonché la tratta degli schiavi, a tutto beneficio di losche organizzazioni criminali, sia sulle coste africane che su quelle italiane.
“Il medico pietoso fa la piaga cancrenosa…” dice il proverbio. Un medico nelle vesti della sinistra tutta, ormai incapace di parlare ai nostri connazionali, molti dei quali in condizioni persino peggiori di quelle denunciate da Soumahoro (anche grazie a moglie e suocera, simili a tanti altri sfruttatori): basti pensare al lievitante numero di nuovi poveri nostrani. Non facendo più breccia nella fascia economicamente più bassa dell’elettorato italiano, come si è visto nelle recenti elezioni, la sinistra si era prodigata nell’agevolare l’invasione straniera, oltre a varie istanze tra cui lo ius soli, nella speranza di ricuperare i voti perduti degli italiani. Con l’aggiunta del lucro che le cooperative di sedicente accoglienza traevano, e immagino tuttora traggano, dallo smistamento dei migranti dai centri di primo impatto di Calabria e Sicilia.

Quanti di loro immaginavano, alla partenza, a cosa sarebbero andati incontro, in un viaggio infernale e una volta raggiunta la destinazione finale?

Adesso che il governo ha cominciato a indicare come porti sicuri quelli delle regioni rosse, queste hanno dovuto gettare la maschera buonista, rivelando la loro avversione ad ospitare quegli stessi migranti che erano “da salvare” solo se approdavano altrove. Un atteggiamento analogo ai Paesi nordeuropei, che si abbarbicano al Trattato di Dublino per non avere tra i piedi ospiti “diversamente abbronzati”, che lasciano ammassare in Italia, sigillando poi zelantemente le nostre frontiere onde evitare indesiderate “osmosi”.

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In sostanza, tante conquiste dell’epoca in cui l’UE era un miraggio incontrastato, tra le quali il Trattato di Schengen, vengono beatamente calpestate, tenendo in piedi solo quelle che fanno comodo ai “signori del Nord”, Francia inclusa, che a Ventimiglia ha istituito un confine a senso unico, verso l’Italia.
Insomma, nessuno vuole schiere di africani ed asiatici, frutto di sconsiderati amplessi e relativa esplosione demografica, che poi l’Italia sarebbe condannata ad assorbire. Buoni quando i sacrifici sono scaricati su altri. Se fossi un bravo vignettista disegnerei una donna afro-asiatica incinta attorniata da una schiera di bambini, mentre in lontananza si scorge un vascello ONG pronto a imbarcarli.
Osservazione a latere: le navi ONG continuano a sciamare intorno all’Italia, incuranti degli scandali che stanno venendo in piena luce circa il tipo di accoglienza/sfruttamento di cui gli immigrati sono vittime. Viene da chiedersi se la nostra nazione possa continuare a fregiarsi dello scomodo titolo di POS (Place of Safety). E se non lo meritasse più, perché i vascelli ONG ignorano l’allarme e continuano imperterriti a chiedere di scaricare i migranti sulle nostre coste, anziché su quelle maltesi, tunisine, francesi, spagnole, pur sapendo che, finita la loro auto-gratificante opera di salvataggio, il destino dei loro “salvati” non è tanto migliore di quello dei Paesi di provenienza?

Frontiera Italia-Francia a Ventimiglia. Qui il Trattato di Schengen sulla libera circolazione tra Paesi UE è da tempo solo un vago ricordo. Come ormai quasi dovunque. Il Trattato di Dublino invece viene sbandierato alla nausea, in quanto penalizza l’Italia e sgrava i Paesi del Nord, Francia inclusa

E’ mio convincimento che sarebbe da mettere in atto una capillare rete d’informazione nei Paesi da cui partono gli esuberi demografici per far sapere alle popolazioni interessate quanto sia velleitario tentare il viaggio verso l’Europa, ergo verso l’Italia, più prossima e dai confini facilmente violabili. Un viaggio che inizia con gli atroci maltrattamenti che i fuggiaschi dovranno subire, dapprima durante il lungo tragitto terrestre, e poi durante la detenzione presso gli stessi negrieri che proiettano irreali scenari oltre il mare, quasi l’Europa fosse la novella Terra Promessa, premurosa e bendisposta verso nuovi ospiti, pur clandestini e privi di documenti, da accogliere e mantenere a tempo indeterminato.
L’evidente appoggio alla deportazione indotta da una rete di criminali, che non esitano a uccidere chi non ha i soldi per la tappa finale, su imbarcazioni pericolanti, cui sopperisce la rete ausiliaria dei vascelli ONG, o che butta a mare chi osa aprir bocca, non ha sin qui turbato minimamente i sonni di tutti i buonisti italiani, che si sono sgolati per favorire e incrementare l’afflusso di questi disgraziati, ridotti a merce di scambio tra clan di stampo mafioso. Solo ora hanno abbassato i toni, travolti da quanto scoperto e vagliato dalla Procura di Latina e, ad abundantiam, da quanto emerso nel Parlamento europeo, con sacchi di soldi (letteralmente!) in viaggio da Qatar e Marocco verso compiacenti Parlamentari nostrani, sedicenti difensori della legalità.  

Antonio Panzeri e l’ambasciatore del Marocco in Polonia

Questo governo sta facendo in tema di immigrazione ciò che non riesce o vuole fare su altri fronti, e vedremo nei prossimi mesi come funzioneranno i nuovi provvedimenti del Viminale in materia di contrasto all’invasione di clandestini.
In tema di assistenza agli italiani, invece, la Meloni continua ad affermare di aver riservato la parte predominante dei fantomatici fondi PNRR alla riduzione delle bollette. Un proclama dopo l’altro; ma non conosco nessuno, privato o impresa, che abbia ricevuto qualcosa a tal fine. Parole, non diversamente dai precedenti governi. In compenso, ha eliminato il taglio delle accise sui carburanti. Sembrano andare in porto solo i provvedimenti negativi, tra i quali il proseguimento dell’odioso prelievo in bolletta (a proposito!) del canone Rai, a valere anche per chi non ha interesse nei programmi Rai, ma ovviamente non può dimostrarlo. Ma possiede un televisore! Un copia e incolla della tassa di proprietà sull’auto al posto di quella di circolazione: al governo non interessa sapere se la usi o meno, gli basta sapere che la possiedi. Ma la tassa non dovrebbe servire per sopperire al consumo delle strade statali? Se rimane in garage, di quale consumo stiamo parlando?
La filosofia dei governi, attanagliati da un sistema monetario demenziale, per non dire di peggio, è quella di combattere la proprietà privata, tassando ogni cosa che il cittadino si è guadagnata col proprio lavoro, mentre ha svenduto o lasciato andare in malora beni demaniali e società di Stato (l’IRI di Prodi docet!).

Come Mr Soumahoro può constatare, l’Italia non è proprio il Paese di Bengodi [VEDI]

Le pensioni meriterebbero un capitolo a sé. Era in programma un adeguamento all’inflazione del 7 e rotti per cento, contro un’inflazione reale di oltre il 12%. Ma neppure questo taglio (incostituzionale?) è bastato. In realtà, siamo ben lontani da quel traguardo, pur ribassista. Ci sono calcoli di quanto, negli ultimi decenni, lo Stato ha fatto perdere ai pensionati, creando una forbice negativa crescente tra quanto pagato e quando avrebbe dovuto pagare in base alla diminuzione del potere d’acquisto. Gli importi viaggiano sulle decine di migliaia di euro [VEDI]. Tant’è che l’Italia ha il poco invidiabile primato di stipendi, salari e pensioni più bassi d’Europa. [VEDI]
Quindi, caro Sumahoro, è duro anche essere bianchi in Italia, se non si appartiene al ceto più benestante.

Marco Giacinto Pellifroni   15 gennaio 2023

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